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Quartiere Ifacp Ettore Ponti

Anno:  1939 - 1941

Località: Milano, Ortomercato

Indirizzo: via Paolo Maspero, via del Turchino, via Varsavia

Destinazione d'uso: Quartiere residenziale

Progettista:  Franco Albini, Renato Camus e Giancarlo Palanti

All’estrema periferia orientale del Piano Pavia-Masera, in una zona ancora oggi incerta negli esiti fisici e segnata da evidenti discontinuità morfologiche, sorge il quartiere Ettore Ponti, dedicato al Sindaco che diede avvio agli studi del Piano del 1912. Il quartiere razionalista, realizzato pochi anni dopo il “Fabio Filzi” (1939-1941) a firma degli stessi autori (Albini, Camus, Palanti), risulta quasi completamente integro, con l’eccezione di alcuni edifici demoliti a seguito delle previsioni del piano del 1953. L’elemento più significativo che si coglie percorrendo via del Turchino riguarda la disposizione dei sei edifici che si affacciano alla strada disponendosi “di testa”, come quinte di una scena.

 

Gli edifici in linea sono, infatti disposti a schiere parallele a via Maspero, mentre le testate si dispongono diagonalmente sulla via principale. In questa composizione, si possono ritrovare applicati con grande espressività i principi del razionalismo che attengono all’orientamento degli edifici coerente con l’asse elio termico, ai rapporti stereometrici reciprocamente proporzionati nelle distanze e altezze dei corpi di fabbrica per ottenere il massimo soleggiamento e areazione, alla cura eal l’organizzazione delle sistemazioni a verde seppur in uno spazio limitatissimo. Spazi verdi sicuramente limitati e introversi, ma accuratamente connessi l’uno all’altro. Soprattutto nel ritmo dei volumi su via del Turchino, in cui si susseguono i corpi brevi con vano scala unico, trova compiutezza la crisi dell’isolato chiuso e più in generale il tradizionale rapporto tra tipologia e forma urbana che trovava ancora piena applicazione nel Piano del 1912. Su via Monte Cimone si succedono invece due corpi lunghi alternati a uno breve, che scandiscono la geometria degli spazi aperti alberati.Per imprimere maggior effetto a tale ritmo, le testate dei fabbricati e i piani terreni erano trattati con cemento granuloso di colore grigio, mentre le restanti facciate erano in calce e polvere di marmo senza tinteggiatura. Tale soluzione offriva nella semplicità della realizzazione un effetto chiaroscurale di grande efficacia. In tutti gli edifici, le logge e i locali di servizio sporgono dal filo della facciata opposta al vano scala, mentre si mantengono coerenti quelli sul fronte opposto.

 

Paolo Galuzzi