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Condominio in piazza Carbonari

Anno:  1960 - 1961

Località: Milano, Maciachini - Maggiolina

Indirizzo: Piazza Carbonari 2

Destinazione d'uso: Edifici residenziali

Progettista: Luigi Caccia Dominioni

Questo edificio per appartamenti di lusso fa parte di quel gruppo di residenze progettate da Caccia Dominioni più libere dalle istanze date dal contesto monumentale, grazie alla loro posizione più periferica. È qui che l’architetto dimostra la sua grande capacità di dominare il linguaggio astratto, inventando una pelle tesa sui volumi tersi, per poi disporre liberamente sequenze di pannelli finestrati o ciechi fino ad ottenere una texture irregolare che svolta sugli angoli e dissimula la struttura statica dell’edificio.

 

L’effetto grafico, memore dei brulicanti quadri dell’ultimo Mondrian, è rafforzato dall’uso della litoceramica smaltata e dai serramenti in alluminio a filo, in cui si alternano avvolgibili, scorrevoli e pannelli smaltati. Se nelle altre case che adottano questo sistema di facciata, però, la composizione astratta è applicata a lastre lunghe e strette imposte dal piano di lottizzazione, in Piazza Carbonari lo stesso sistema di facciata viene sovrapposto ad una sagoma spezzata e irregolare.

 

La silhouette dell’edificio, apparentemente gestuale, in realtà è data dal massimo sfruttamento consentito dalle normative, secondo cui può occupare soltanto un terzo della superficie fondiaria, lasciando il resto del terreno a verde, e alzarsi fino ad un limite che varia sul fronte piazza rispetto al retro. Il risultato è un volume massiccio, ma dal profilo dinamico. Su un lato, una incisione ospita la corsia per la cabina dell’ascensore a vista, divertissment che introduce un elemento inaspettato di esibizione tecnologica, ricorrente in molti edifici di Caccia Dominioni. L’ascensore, in questo caso, termina la sua corsa all’interno di un grande bow window a due piani, una massa che bilancia l’asimmetria del profilo dell’edificio e che al tempo stesso ne ripete l’andamento. All’interno gli appartamenti, grazie al limitato numero di pilastri intermedi, hanno un andamento libero, morbido ed estremamente articolato, con una ricca successione di corridoi ed anticamere. La varietà delle aperture, infatti, non è gratuita ma conseguente a alla continue variazioni distributive delle residenze. La severità della scelta cromatica, limitata al crème–caramel e al nero, colori tipici di Caccia, si contrappone alla capacità riflettenti della ceramica smaltata, che fa vibrare l’edificio alla luce del sole.

 

Dopo una iniziale fortuna critica, grazie soprattutto a Gio Ponti, che identificava nel gusto sicuro e nel piglio aristocratico di opere come questa l’avverarsi della Milano moderna, anche questa casa consce un periodo di oblio dato dalla rilettura ideologica del lavoro dei professionisti milanesi. La riabilitazione verrà in anni più recenti, con il riconoscimento del valore dell’equilibrio tra tradizione e sperimentazione degli architetti della seconda generazione. Il lavoro di Cino Zucchi, in particolare, ripercorre con decisione la strada tracciata dal Caccia Dominioni di Piazza Carbonari per esplorarne le potenzialità nelle residenze al Portello (2001-2008).

 

Paolo Brambilla