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Anno: 1953 - 1958
Località: Milano, Pagano
Indirizzo: Corso Sempione 33
Destinazione d'uso: Edifici per residenze e commercio
Progettista: Piero Bottoni
Il complesso per abitazioni e uffici promosso dall’Ina, proprietaria di un lotto di terreno adiacente a corso Sempione, è emblematico dell’opera di Piero Bottoni e segue di pochi anni l’edificio polifunzionale di Corso Buenos Aires, del quale riprende e sviluppa l’impostazione planimetrica e tipologica. Sintesi delle teorie urbanistiche propugnate da Bottoni sin dagli anni Trenta, il progetto assume il ruolo di modello insediativo alternativo alla prassi tradizionale che, avvallata dal piano regolatore, allineava lungo le vie bassi corpi di fabbrica con chiostrina o cortile interno. A partire dalla proposta per il centro polifunzionale, Bottoni aveva ottenuto l’appoggio dell’amministrazione comunale, propensa a concedere deroghe ai limiti di costruzione in altezza in cambio di una riduzione di cubatura e della presenza di un corpo basso che, accanto al blocco a torre, si distendesse lungo la via principale allogando negozi e servizi commerciali.
Mediando tra le richieste del committente e della commissione urbanistica, che si dimostrò disponibile ad assecondare i desideri dell’Istituto, l’architetto elaborò diverse ipotesi planimetriche e distributive, articolate infine in un edificio alto, ortogonale al corso, e uno basso parallelo al primo. L’impianto planimetrico, che prevedeva l’apertura di una nuova via e armonizzava l’intervento con un parco pubblico, fu infine sacrificato alle necessità di ampliamento della vicina sede Rai, imposte dal ministero delle Poste e Telecomunicazioni. D’altro canto, la soluzione che orientava a ovest la zona giorno degli appartamenti, infrangendo l’impianto ortogonale delle zone di servizio e dei tre corpi scale, non fu accettata dal committente perché ritenuta poco remunerativa. Gli otto alloggi ricavati in luogo dei sei previsti furono il risultato di un ripensamento dello schema distributivo, che ribaltava l’esposizione degli ambienti interni, disposti ai lati di un corridoio centrale. Esposti a sud-est, i soggiorni rispettavano ora la rigida ortogonalità dell’impianto generale e perdevano l’affaccio privilegiato verso le alpi piemontesi, conservando tuttavia una loggia continua affacciata sul parco Sempione e sul castello sforzesco. Dal lato opposto, un ballatoio per l’ingresso di servizio serviva anche da stenditoio, celato da un parapetto prefabbricato a lamelle orizzontali e da un pannello rivestito in ceramica.
Al piano terra era previsto un passaggio pubblico coperto con uffici e negozi, che lasciava liberi i pilastri di sostegno, ancor oggi rivestiti con tessere di ceramica rosa e azzurra impiegate anche per le pareti della portineria, mentre una strada interrata lungo il lato sud-est dava accesso alle vetrine dei negozi. Entrambe le soluzioni non furono completate dall’Ina, propensa ad escludere ogni commistione tra spazi pubblici e privati. Anche il decimo livello, che prevedeva un piano aperto occupato da un giardino pensile e da spazi comuni per il gioco dei bimbi e lo svago degli adulti, probabilmente ispirato all’Unité d’Habitation di Le Corbusier, fu sostituito in fase di esecuzione da otto appartamenti destinati, come gli altri, al ceto medio. Il rivestimento esterno in tessere di ceramica bianca che doveva rivestire i diciotto piani dell’edificio fu posato solo sulle fronti nord e sud-est.