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Stazioni della Metropolitana Milanese, linee 1-2
Anno: 1962 - 1969
Località: Milano, Duomo
Destinazione d'uso: Stazioni, aeroporti, metropolitane
Progettista: Franco Albini, Franca Helg
Franco Albini e Franca Helg, con la collaborazione di Antonio Piva e della Tekne per la direzione lavori, ricevono l’incarico di progettare gli ambienti della Metropolitana Milanese, le cui strutture principali sono già state realizzate lasciando ridotti margini di intervento sui percorsi e sulle dimensioni degli spazi. Il progetto comprende la definizione dei negozi, delle attrezzature di servizio per il pubblico, dei servizi di stazione, degli arredi fissi, dell’illuminazione, dei materiali, di ogni dettaglio architettonico e dell’intera immagine coordinata che, dai pannelli esplicativi posti all’interno dei vagoni sino alla segnaletica di superficie, caratterizzerà anche la seconda linea metropolitana (1964-1969).
Discostandosi da numerosi esempi stranieri, gli architetti improntano il progetto a un criterio di uniformità e ripetizione, che non differenzi l’aspetto delle singole stazioni. Così le pareti verticali delle stazioni e dei mezzanini sono rivestite da un unico sistema modulare smontabile, costituito da un telaio fisso in acciaio verniciato ancorato alle pareti in calcestruzzo, sul quale vengono montati pannelli prefabbricati di Silipol, una miscela di cemento e polvere di pietre e marmi vibrati.
Agganciati ai telai in modo da formare con la parete retrostante una intercapedine di circa 10 cm, i pannelli nascondono i cavi dell’impianto elettrico e le tubazioni dell’impianto antincendio, i cui cassonetti sono integrati nel sistema modulare di rivestimento. Ogni singola lastra, di altezza costante, è prevista nella misura di 30, 40, o 50 cm, in modo da poter coprire, partendo da una unità minima di 30 cm qualunque distanza ad intervalli di 10 cm: uno schema modulare flessibile che, combinando i vari pannelli, consente di rivestire pareti di diversa lunghezza.
Al di sopra delle lastre di Silipol i telai ospitano una fascia orizzontale realizzata con lastre metalliche verniciate con smalto rosso, che corrono ininterrotte lungo tutto lo sviluppo perimetrale dei mezzanini e delle stazioni, ospitando le scritte della segnaletica. Quest’ultima, studiata dal grafico Bob Noorda, è collocata seguendo i coni visuali dei passeggeri che, dall’interno dei treni, guardino verso le pareti. Le superfici orizzontali e i pilastri dei mezzanini sono rivestiti con vernici plastiche viniliche elastiche, in grado di assorbire le vibrazioni e le dilatazioni delle strutture, e sono verniciate di colore marrone o verde scuro, sia per formare un fondale neutro, sia per mimetizzare le irregolarità dei calcestruzzi preesistenti.La pavimentazione è realizzata in quadrotti di gomma nera a bolli, che favorisce la percezione delle pareti perimetrali e delle fasce metalliche di colore rosso, verde per la linea 2, o bianco presso i servizi al pubblico. Le scale sono rivestite in serizzo ghiandone a piano di sega ripulito e scabro, il cui colore grigio si armonizza con l’ambiente ipogeo.
In ogni particolare i progettisti scelgono prodotti di facile reperibilità e costo contenuto, piegati alle necessità del progetto da un disegno meticoloso quanto semplice: così la graniglia artificiale dei pannelli si affianca ai montanti, agli angolari in profilato metallico standard e al corrimano in tubo “normale” del diametro di 47,5 mm, che si piega nei risvolti al piede delle scale con un raggio di curvatura di serie, reperibile in commercio. La stessa illuminazione, oggi in via di sostituzione per motivi normativi, ma forse anche per una incerta comprensione della logica di cui è espressione, fu realizzata con semplici tubi al neon e disposta lungo binari lineari che, mentre sottolineano le direzioni principali dei flussi all’interno delle stazioni e dei mezzanini, corrono ad una quota fissa celando, lasciandole in penombra, le superfici scabre e scure dei plafoni poste ad altezze variabili.
I negozi dei mezzanini si affacciano sui percorsi di accesso ai tornelli – anch’essi scrupolosamente disegnati dagli architetti – attraverso vetrate modulari di 90, 100 o 160 cm intelaiati su montanti in alluminio anodizzato color bronzo. Il progetto riscuote un plauso unanime sulle riviste straniere e i progettisti si aggiudicano il premio Compasso d’oro del 1964.