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Condominio in via Canova

Anno:  1951 - 1953

Località: Milano, Pagano

Indirizzo: via Canova 15

Destinazione d'uso: Edifici residenziali

Progettista: E. Bianchi, C. Magni, C. Paccagnini, R. Crippa

L’edificio sorge allineato al filo stradale a pochi passi dal Parco Sempione. Carlo Perogalli osserva che questa parte di Milano, pur godendo della particolarità della curva, che costituisce una rarità nella struttura viaria della città, tuttavia si presenta piuttosto monotona in quanto “costituito da una duplice cortina di case – rispettivamente concava e convessa – di altezza all’incirca costante e di costante mediocrità architettonica. La casa di Bianchi, Magni e Paccagnini fa eccezione ad entrambe le costanze; in altri termini sia per altezza (discreta relazione con le ‘norme transitorie’ aggiunte ad integrazione del vecchio regolamento secondo il quale erano stati costruiti gli stabilimenti adiacenti), sia per qualità, decisamente si contrappone all’ambiente”(Carlo Perogalli, Case ad appartamenti in Italia, Gorlich, Milano 1959, p.41).
 

La composizione architettonica è stata determinata sia dalla necessità di svincolarsi dagli schemi usuali, sia dalle poco gradevoli proporzioni del rettangolo comprendente la facciata: il fronte del terreno si presenta molto stretto in rapporto all’altezza del filo di gronda (13 m e 30 m rispettivamente). Ne nasce un fronte in cui i progettisti hanno cercato di dare vita a un complesso articolarsi di parti in cui si contrappongono in modo insolito gli elementi strutturali, che creano delle profondità volumetriche inconsuete e valorizzano il ruolo dei giochi d’ombra nel sottolineare pieni e vuoti. L’immobile si presenta come una serie di ville sovrapposte, con un solo appartamento per piano e tutti gli alloggi si ripetono uguali; il piano tipo presenta una pianta servita da due ascensori, uno padronale e uno di servizio: il primo dà direttamente l’accesso all’anticamera, il secondo alla cucina. Anche gli elementi esterni sono uguali e ricorrenti fino alla gronda che riunisce i due blocchi della facciata ciascuno dei quali ha un ritmo diverso dall’altro e si muove in parallelo a questo: tre pilastri continui a vista dividono infatti il fronte in due parti diseguali e la parte più larga delle terrazze è suddivisa a sua volta in tre campi da due pilasti arretrati. Il valore plastico è dato dall’aggetto dei balconi per il massimo consentito (m 1,20) e dall’arretramento di gran parte della fronte così da ottenere uno spazio all’aperto ampio e godibile. Tale plasticità è ancora accentuata dall’inclinazione di una delle quattro campate in cui i pilastri spartiscono la facciata; in questo modo si ottiene anche un più felice orientamento della finestra del soggiorno, che si volge così verso il parco.

 

Il piano rialzato destinato ad uffici e ai servizi generali dell’abitazione, è arretrato rispetto alla strada e supporta l’aereo ritmo delle terrazze. Anche i serramenti metallici sono arretrati e anneriti per esaltare la presenza al piano terreno di un grande pannello decorativo, opera del pittore Roberto Crippa. L’opera presenta un’innovazione importante in quanto, pure essendo un mosaico, viene realizzata con materiale d’uso comune in edilizia, tesserine a più colori scelti tra quelli della normale produzione. “L’aver usato materiale prettamente edilizio e l’essersi serviti della normale tecnica d’applicazione edilizia ha senza dubbio grandemente giovato a far sì che questa “pittura” si sposasse perfettamente con l’architettura”(da Casa in condominio a Milano, in “Edilizia Moderna”, numero 52, giugno 1954, p.45). Le due arti, infatti “pur chiamandosi con termini differenziati, formano qui davvero un tutt’uno. Risultato che consegue esattamente quanto era negli intenti”. La scelta di questi elementi fortemente cromatici si colloca nell’attenzione costante dell’artista verso una pittura altamente sonante e ricca di suggestioni e di intuizioni coloristiche. Delle stesse tesserine di gres colorato è rivestita tutta la facciata: i colori sono verde acqua per i pilastri, bianco per i tamponamenti. Nell’atrio è collocata, su di una parete di fondo dietro un cristallo, una composizione astratta sempre di Crippa, che per la sua collocazione in un interno viene anche meglio valorizzata.

 

Claudio Camponogara
Elisabetta Dulbecco