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Benedetta Tagliabue: a me piace il mix

Dal 12.12.2012 al 12.01.2013

Si è chiuso - con una lectio di Benedetta Tagliabue - il ciclo di conferenze dedicate all’architettura contemporanea organizzate dal Politecnico di Milano e dalla Fondazione Sto-Stiftung



Il 29 novembre 2012 si è chiuso - con una lectio di Benedetta Tagliabue - il ciclo di conferenze dedicate all’architettura contemporanea organizzate dal Politecnico di Milano insieme alla Fondazione Sto-Stiftung. Il programma degli incontri ha visto protagonisti gli architetti: Ian Ritchie, Odile Decq e Patrik Schumacher. Riportiamo un report dell’incontro con Benedetta Tagliabue, titolare dello studio EMBT di Barcellona.

E’ bastato osservare il suo arrivo nell’aula Rogers del Politecnico per capire che l’incontro sarebbe stato caratterizzato da una passione sfrenata per l’architettura e da un’abile capacità di trasmetterla, il tutto arricchito da un particolare spirito barcellonese: è stata come un'immersione di due ore in un laboratorio di progettazione di una facoltà spagnola. Prima dell’inizio della lectio, molti studenti presenti - probabilmente ex-stagisti dello studio – hanno approfittato dell’occasione per salutare la Tagliabue; non un saluto formale a un ex datore di lavoro, piuttosto un sincero e caloroso ringraziamento a una persona da cui si è imparato molto.

La lezione non poteva che iniziare con un'opera nella terra a cui più è affezionata, e quindi da Barcellona, con il progetto di rinnovamento del Mercato di Santa Caterina (1997-2005): una storia speciale, essendo il primo lavoro iniziato con Enric Miralles nella città catalana. Abitandovi vicino – in una casa coloratissima nella Ciutat Vella, qualche immagine qui - ha potuto osservare direttamente la trasformazione di un pezzo di città: da luogo chiuso a vero e proprio melting pot. Il progetto sorge su un'area dalla storia molto lunga: anticamente ospitava un monastero, poi nel 1848 si costruì il primo mercato coperto della città. L’idea alla base del rinnovamento fu quella di costruire quasi uno spazio continuo tra l’esterno ed i banchi del mercato, conservando la facciata di ingresso come memoria. I luoghi dei mercati sono di per sé delle esperienze multisensoriali, la cui presenza è ben radicata nella città catalana. L’esplosione di colori e odori provenienti dal mercato de La Boqueria quando si passeggia lungo la Rambla è il tipo di esperienza che si trasforma in architettura tangibile nella copertura di Santa Caterina. Riprendendo la tradizione barcellonese dell’utilizzo della ceramica decorativa, è stata disegnata una struttura dai movimenti fluidi i cui colori sono una rappresentazione delle varietà di ortaggi, frutta e verdure presenti nei banchi sottostanti. Un pezzo di città che per decenni era visto come cupo e grigio, si è ora trasformato in un luogo che attrae e che ha modificato radicalmente il contesto, rivalutandolo sul piano estetico e sociale. Le facciate degli edifici circostanti sono state ridipinte su volere degli stessi residenti per senso di appartenenza e di cura verso il luogo. Se prima era una parte di città difficile dal punto di vista sociale, ora è uno spazio pubblico che permette l’incontro, favorisce lo scambio tra diverse etnie ed i bambini che vi giocano riescono a sviluppare amicizie. Oltre alle fotografie proiettate, Benedetta Tagliabue mostra un video realizzato dall’amico Bigas Luna nel 2002 in cui si racconta la nascita del progetto partendo dal cantiere.

Purtroppo cambiamenti così non si vedono spsso nelle città, ma sono proprio queste eccezioni che mostrano come la forza dell’architettura riesca a modificare positivamente contesti anche molto difficili: a volte ciò che manca è piuttosto il coraggio politico in senso ampio, atteggiamento invece manifestato nel progetto di rivalutazione della città vecchia da parte della Municipalità (un approfondimento), la quale ha dato ottimi risultati (si veda il museo MACBA -1987-1995- di Richard Meier nel vicino Raval).

Un altro edificio importante sempre a Barcellona è la Torre del Gas Natural (1999-2008) commissionata dalla compagnia del Gas della città, che voleva costruire il quartier generale nell'area di proprietà, come un simbolo in prossimità del mare. I 90 metri di altezza dell’edificio sono una riflessione sul tessuto urbano dell’ensanche di Cerdà che si frammenta e si rompe con la Barceloneta: i diversi cambi di rotazione di alcuni piani dell’edificio sono come sguardi verso punti importanti della città, dalla Sagrada Familia al mare. L’edificio non è banalmente un landmark ma ha un approccio civico evidente nella spaccatura dell’edificio al piano terra: il varco pedonale che si crea collega due parti del lotto.

Per il progetto nell’area Diagonal mar (1997-2002), lo studio ha lavorato con il gruppo texano Hines che per la prima volta si cimentò in un progetto europeo proprio a Barcellona. Hines incaricò Miralles Tagliabue di progettare il parco, il cui carattere doveva porsi tra l’urbano e la piazza. L’inserimento di elementi semi-naturali come fontane e sedute ha costruito un luogo in cui ci si può passeggiare, giocare o semplicemente riposarsi prendendo il sole.

Spostandoci ad ovest quasi al confine con il Portogallo, il progetto di un campus universitario a Vigo (1999-2003) ha permesso allo studio di sperimentare la relazione tra architettura e paesaggio. I volumi costruiti ragionano in stretta relazione alla topografia, trasformando in sostanza un intero pezzo di montagna. In maniera analoga è stato affrontato anche il progetto per il Parlamento Scozzese (1998-2004) a Edimburgo. Il lavoro sullo spazio aperto è stato pensato in simbiosi a ciò che doveva succedere all’interno, in particolare nella sala principale del dibattito: “dato che agli Scozzesi piace lottare - scherza Tagliabue - ci siamo immaginati la sala come una sorta di barca in mezzo al mare aperto”. Visto che il Parlamento si trova proprio di fronte alla residenza scozzese della Regina, ricorda divertita l’occasione in cui la incontrò pubblicamente: “Ohh…The architect”... le disse divertita, raccontandole che dalla sua finestra ebbe il privilegio di ammirare tutta l’evoluzione del progetto, dal cantiere fino al termine.

Se si vive in una città come Barcellona in cui lo spazio pubblico è apprezzato, valorizzato, vissuto per tutto l’anno ad ogni ora del giorno, è forse inevitabile cercare di ricreare questa “pratica” anche in progetti per spazi pubblici sparsi per il resto del mondo. E’ il caso del progetto Hafencity (2002-2008), realizzato ad Amburgo. La richiesta - trasformare la vecchia città per costruirvi nuovi spazi aperti – è stata presa alla lettera e lo studio EMBT ha reinventato lo stesso significato di spazio pubblico per i tedeschi. Superato lo scoglio iniziale, ora gli abitanti della città amano stare all’aria aperta, sfruttare qualsiasi minuto di sole e di bel tempo.

Parlando di lavori recenti, un’esperienza molto positiva che ha posto le basi per successivi progetti, è stato il Padiglione Spagnolo per l’Esposizione di Shanghai del (2007-2010). Inizialmente si intraprese l'incarico come un fatto istituzionale ma nel suo sviluppo è diventato un'occasione per sperimentare un materiale inedito per l’architettura – l’intreccio di vimini – comune sia alla cultura spagnola che cinese. Un linguaggio universale che ha costruito un ponte tra due mondi apparentemente opposti. Il lavoro artigianale dell’intreccio è stato quindi riproposto nelle campagne cinesi per costruire le varie porzioni di copertura del padiglione che, una volta accorpate, hanno costruito un volume la cui superficie mutevole cambia a seconda della luce e delle condizioni atmosferiche.

Lavorare nei paesi emergenti ha costituito un’esperienza positiva per Benedetta Tagliabue; anche se le situazioni difficili non sono mancate, l’aspetto positivo è aver preso parte alla crescita. Altri due progetti in Cina in fase di realizzazione sono il Museo per il pittore Zhang Da Qian a Neijiang (dal 2010) e la Torre Excellence Houhai a Shenzhen (dal 2010); in entrambi si è cercato di individuare una tradizione costruttiva – il bamboo – reinterpretandola in ambito architettonico.   

Nello stesso giorno della conferenza è stato presentato alla stampa il progetto per l’ampliamento dell’Università Bocconi nell’area dell’ex Centrale del Latte, che abbiamo seguito e riportiamo qui. Il concorso – vinto dallo studio SANAA – ha visto partecipi, fra gli altri, lo stesso studio Miralles Taglibue. Il concept era di creare un luogo aperto in cui il nuovo parco si collegasse con l’esistente ed i volumi architettonici disposti intorno formassero una complessità di spazi su più livelli.

La tecnica del collage, dagli schizzi alle fotografie a ritagli da altre discipline, è utilizzata dallo studio sia per i concept iniziali che nelle planimetrie e nei disegni di progetto, costruendo delle tavole in cui l’architettura gioca con il fantastico, rendendo esplicita l’idea primaria di progetto.

A Milano, Miralles Tagliabue ha vinto nel 2009 il concorso per la risistemazione del Garage Traversi accanto a piazza San Babila – anche se per ora il progetto è bloccato. Benedetta Tagliabue sottolinea l’importanza urbana dell’edificio-box giallo, quasi un simbolo, uno spazio bellissimo ma di difficile uso per l’uomo, essendo pensato appunto per le auto. L’operazione di riconversione intende procedere con una serie di tagli di porzioni del pavimento esistente, cercando di mantenere tutti i piani ma alleggerendo il tutto e collegando visualmente i diversi spazi.

Passando in provincia, nell’area tra Cologno e Cascina Gobba, il progetto in fase di sviluppo RiverPlaza La Martesana prevede la costruzione di terziario e di un parco legato all’acqua, accessibile grazie alla vicinanza della linea metropolitana. Spostandoci dall’area lombarda, vengono presentati velocemente il progetto per la stazione della Tav Val di Susa e la chiesa a Ferrara, concorso vinto nel 2012 in collaborazione con l'artista Enzo Cucchi, di cui riportiamo un video.

La collaborazione tra architettura ed arte è protagonista dell’allestimento della mostra “Capriccio Romano” tenutasi a Roma nel maggio 2012, in cui lo studio Miralles Tagliabue e l’artista catalano Jacint Todó hanno reinterpretato monumenti e spazi della capitale allestendo il percorso espositivo in un luogo d’eccezione: San Pietro in Montorio del Bramante. Lavorare in uno "spazio astratto" come lo ha definito Manfredo Tafuri, è stato emozionante per lo studio e in certi casi divertente, come nella ripresa della pavimentazione marmorea riportata nel tessuto dei cuscini-sedute.

Un ultimo progetto molto importante, di recente inaugurato, è la Fondazione Enric Miralles, inaugurata il 21 giugno 2012. Lo spazio dedicato all’architetto permette di documentarsi nel vastissimo archivio ma anche sperimentare e discutere di architettura contemporanea.

Dopo una presentazione ricchissima, le domande non possono che essere numerose, ed ognuna diviene il pretesto per ridiscutere sul mestiere dell’architetto. Sul rapporto del progetto contemporaneo con la tecnologia per esempio, Benedetta sottolinea nuovamente l’importanza della manualità in ogni fase progettuale: “a me piace il mix” è la sua espressione che racconta un certo modo di rappresentare l’architettura – attraverso il collage per esempio – ma anche un certo modo di vivere, di viaggiare, di vestire, attingendo dalle altre discipline, cercando continuamente una contaminazione, che non è un prendere qua e là ma reinterpretare le suggestioni e metterle in relazione tra loro. Per chiudere con due preziosi consigli: cercare di capire e apprezzare le altre culture diverse dalla nostra e viaggiare, moltissimo.

Manuele Salvetti

 

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