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Il DNA di Milano: dal 'sunkinismo' a terra di mezzo

Dal 23.10.2012 al 07.11.2012

Un ciclo promosso dal Corriere dedicato al “Cuore di Milano. Verso la città globale”. Il primo incontro con Piero Bassetti, Guido Martinotti, Giovanni Sala e Emanuela Scarpellini

“Una carta del Mondo che non indichi Utopia, non è degna di essere consultata.”

È prendendo spunto da queste parole di Oscar Wilde che la Fondazione Corriere della Sera e City Life promuovono un ciclo di incontri che mira a disegnare una mappa che tratteggi il futuro di una città globale, coesa e protagonista di un nuovo sviluppo economico, sociale, culturale ed intergenerazionale.
L’intento è quello di fotografare le anime di Milano per conoscerla e comprenderla, mettendo a fuoco il collegamento sempre più stretto che esiste tra urbanizzazione, sviluppo economico e sapere creativo.

Di seguito un resoconto del dibattito, vivace ed appassionato, di cui la città sente davvero il bisogno.

Il primo incontro svoltosi martedì 23 ottobre è introdotta da Piergaetano Marchetti, presidente della Fondazione oltre che del gruppo RCS, che ribadisce l’intento di indagare l’identità di Milano come realtà locale ma in ambito globale.
Claudio Artusi, amministratore delegato di Citylife, cerca di spiegare il connubbio con questa iniziativa della Fondazione, che non è Marco Pogliani –consigliere della Fondazione Corriere della sera oltre che consulente dell’ufficio stampa di Citylife-  ma “il peso del luogo in cui Citylife nasce” riguardo cui “sentiamo sempre più dai nostri stakeholder (ovvero 'soggetti interessati', ndr) essere posizione identitaria del futuro di Milano”. Conclude definendo Citylife attore di elite del percorso di progetto della città che verrà. Questo è sicuro.

Giangiacomo Schiavi introduce gli ospiti con una breve digressione sul possibile DNA di Milano, pescando nella passato –la sacra sequenza civica meneghina Verri Manzoni Cattaneo Turati- e nel moderno -la condizione operaia prima e terziaria poi- per dire che è la terra dove passano i treni: le opportunità.
La città che sale non è Blade Runner ma è il nuovo che avanza.
Un centro asfittico, un’area metropolitana incombente, in cui non sembra essere ancor avvenuto il miracolo. Ricorda la scultura di Luigi Ontani, il pupazzo voluto da Italo Rota noto come “il bagonghi” (grillo mediolanum, ndr), oggi esposto al museo d’arte contemporanea di Francoforte, il cinismo presente nel DNA milanese.
Città solida, di vocazione solidale, morale, economica.

Con questa visione positiva e ottimista –se si sanno cogliere le opportunità- presenta Piero Bassetti, che non vede alternative: Milano va verso la città globale, il suo DNA è funzionale a questo ruolo.
Ma bisogna lasciare la retorica della gràn milàn, del milanese ganàssa, abbandonare insomma il problema se siamo simpatici e porci invece nell’ottica del se siamo adeguati. Nel DNA di Milano non c’è l’essere 2° città del regno, ma essere città glocal, terra di mezzo: Midland.
I milanesi non sanno quanti sono: 900.000 o oltre i 4 milioni come in un mezzogiorno qualunque?
Chi ha fatto Citylife dice di averlo fatto per Milano, ma non la riempie. La riempirà, ma proprio perchè città glocal. Milano è infatti città di connettività, non di Stendhal ma 4° smartcity europea, dopo Parigi Londra Berlino. Possibile?
L’europa considera milano l’8° città al mondo per connettività: a Milano non si può non esserci, e 4.000 multinazionali lo hanno capito, dandosi una sede nella nostra città. Perchè il DNA di Milano, dopo il 1860 -e Cattaneo lo aveva capito-, non è essere 2° città del regno ma tra le prime aree metropolitane europee.
La vera sfida Expo non è presentare le nostre raffinatezze culinarie, ma: come ridare energia alla vita?

Mica male, come domanda per Giuseppe Sala, amministratore delegato di Expo 2015 spa, che sottoscrive molte delle cose dette da Bassetti. Racconta di avere due idee fisse: l'internazionalizzazione e il danno di continuare a parlare di crisi, tale non è, perchè non si tornerà come prima.
L’occasione è connettersi col mondo. 2 anni e rotti fa, col suo mandato le scommesse erano 3:

  • Credere nel tema, coinvolgente e forte.
    1/3 del cibo viene buttato via: che fare? questo il tema per la scienza, così come Eataly vende nel mondo, e non possiamo ignorarlo.

  • rapida adesione dei paesi, per cui noi creiamo la piattaforma.
    su 130 adesioni –siamo a 105- 50 si arrangiano, 80 sono poveri.

  • in un milione di mq noi costituiamo una smartcity.
    i paesi poveri si aggregano secondo ‘Cluster’ tematici legati alle colture locali: caffè, riso etc. Non esiste più la sponsorizzazione, come ancora a Torino per le olimpiadi.

Riguardo la visibilità e l’informazione torna all’esempio delle Olimpiadi: chi le organizza non deve spiegare nulla, per Expo ogni passaggio è invece obbligato.
Attorno a Expo non ci deve essere il vuoto: la Scala non può chiudere ad agosto, ma deve fare rete con le altre città dell’Opera e organizzare un cartellone che inviti i melomani di tutto il mondo a venire in Italia.
Tra poco potremo mostrare le immagini dei primi padiglioni in fase di progettazione: il pad.0 di Rampello/De Lucchi, il pad.1 di Celant/Rota. Con le immagini sarà tutto più facile. Dice. Ma nessuno ne sa nulla.

Guido Martinotti, Emeritus di Sociologia urbana al SUM, Istituto Italiano di Scienze umane di Firenze, non sa bene cosa sia l’anima della città. Come sociologo, dice, è abituato a procedere come lo stagnino, che mette assieme i pezzi, lasciando ad altri le generalizzazioni.
Titola il suo intervento: “dalla madunina a Mahagonny,  e ritorno”  (Mahagonny è una città in cui tutto è permesso grazie al denaro, protagonista dell’omonima opera musicale di brecht e weill del 1930, ndr).
Un puzzle di asserzioni accompagnate da immagini:
- la popolazione urbana sta per superare la popolazione rurale
- Latour definisce la città un ‘fetiche’: il misto di un feticcio e di simbolicità.
- Giddens invita a considerare ingannevole la continuità col passato delle città
- Wirth definisce invece la citta attraverso la sua dimensione, densità, eterogeneità
Milano passa da 1.300.000 residenti a 4/7 milioni se consideriamo l’area metropolitana –a seconda dei confini che ne tracciamo- .
All’interno si assiste a 3 dinamiche sociali:
- recessione dei confini: le città sono sconfinate, non infinite
- le città sono socialmente verticali e non orizzontali
- sostanziale il PNR: Popolazione Non Residente (o NRP)
Illustrati attraverso diversi grafi che definiscono nuove geografie e caratteri statistici. Per concludere che Milano ha consumato il coclo industriale cum laude, quello dei servizi con tangentopoli, quello dei media con Berluslegoni, e ora si gioca la scommessa del ciclo digitale.
Ma ricorda saggiamente, non sono le radici a dare la via, ma il progetto.

Infine Emanuela Scarpellini, Docente di Storia contemporanea all’Università degli Studi di Milano, tracciata la sequenza dagli Insubri ad oggi, coglie in particolare nel periodo napoleonico un momento di splendore identitario: caitale del regno d’italia, ma già allora capitale della produzione di pregio e del commercio. Una lettura della suddivisione sociale dei 120.000 abitanti di allora per molti versi molto simile a quella contemporanea, di cui sottolinea la forte presenza del ceto medio, costituito da professionisti qualificati.
Milano non diventerà mai Manchester, essendo variegata nei settori industriali ma soprattutto mantenendo viva la sua identità commerciale.
La sintesi del suo DNA è quella di una città della complessità, polisettoriale, unica smart city del sud europeo, ponte sul mediterraneo.
Milano, conclude, non ha mai assunto una leadership politica a livello nazionale. Ma in futuro?

Un auspicio, afferma Guido Martinotti, facendo l’esempio di Malpensa, occasione persa per essere hub europeo perso per salvare alitalia e il centralismo Romano.
Inutile chiedere lo statuto speciale per Milano,  che comunque da sola non ce la può fare, è un investimento del paese: perchè se milano tira, tira anche l’italia.

Il presidente  Piergaetano Marchetti dal pubblico si chiede: Milano ha vocazione alla cosa pubblica? A prescindere dall’aver cresciuto Mussolini, Craxi e Berlusconi...

Piero Bassetti ricorda come già  una certa Milano del Risorgimento aveva capito dopo il 1861 la necessità statuaria –leggi Cattaneo.
Malpensa è un atto di colonizzazione di Roma, ma il risorgimento all’europa ci ricentra politicamente. La sfida digitale è centrale in questo senso: tra le più cablate città al mondo, tra le meno connesse. Il problema, afferma, è lo stato, che sta insabbiando anche il governo Monti.
Lo stato scoppierà: le Regioni ridotte a mensa statale, deresponsabilizzate funzioneranno ancor meno.
Dobbiamo preoccuparci invece molto di più del Parlamento Europeo.

Una secessione dolce? Si chiede Schiavi

No, afferma Bassetti, una progressione.

Forse Milano si è illusa di ritirarsi nel suo ruolo di capitale morale, afferma Emanuela Scarpellini, ma nei momenti di crisi è capace di dare la svolta. Perchè il suo agire è civico, locale ed internazionale.

Insomma, Milano deve superare la sua retorica del “sunkinismo”, conclude Guido Martinotti.

Francesco de Agostini

Sala Buzzati
Via Balzan 3, angolo via S.Marco 21 Milano

Ingresso libero solo con prenotazione
T 02 87387707


23 ottobre 2012

ore 17.30
I cuori di Milano
Cos’è, dov’è esattamente e, soprattutto, dove va Milano? Come e perché deve crescere? Chi sono, oggi, i milanesi e di che cosa hanno bisogno? Come si definisce e si governa la “grande Milano”?

30 ottobre 2012
ore 17.30
Milano città aperta
Milano vanta una lunga tradizione di solidarietà e l’immagine di una società civile aperta e inclusiva. Esistono ancora questi ideali? Come si manifestano oggi? E come rispondono alle nuove forme di diversità, povertà ed emarginazione che la città globale porta con sé?

6 novembre 2012
ore 17.30
Milano creativa
La Milano delle grandi istituzioni culturali e quella dei tagli dovuti alla crisi. La presenza del pubblico e quella del privato.Una riflessione sulle idee, gli spazi, i finanziamenti e le risorse, non solo economiche, di cui dispone la Milano della cultura.

per le prenotazioni e approfondimenti il sito della  Fondazione Corriere della sera

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