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Milano al futuro? Un confronto sullo stato della città

Dal 02.02.2012 al 04.03.2012

Un convegno al Politecnico come spunto per il confronto tra amministrazione e accademia sulle politiche urbane. Con il Sindaco Pisapia, l'Assessore De Cesaris, Campos Venuti, e tanti altri

Martedì 31 gennaio 2012 si è svolto in Aula Rogers al Politecnico di Milano Città Studi un dibattito dedicato al futuro della città di Milano in una inedita cornice di scambio tra Università e Amministrazione pubblica, rappresentata in questa occasione del primo cittadino Giuliano Pisapia e dalla sua diretta responsabile Assessore all’Urbanistica Lucia De Cesaris. Il titolo del convegno è ispirato alla recente pubblicazione del volume "Milano al futuro. Riforma o crisi del governo urbano", a cura di Andrea Arcidiacono e Laura Pogliani, et al./edizioni

È Alessandro Balducci, Prorettore del Politecnico di Milano, a portare i saluti istituzionali, e a ribadire l’impegno stretto che l’ateneo intende avere verso la città. Questo è già realtà attraverso diverse iniziative:

  • “campus sostenibile” città studi, in gemellaggio con la Statale, per un progetto partecipato già in costruzione

  • Politecnico per Milano, attraverso l’erogazione del 5x1000 per giovani ricercatori   con una prima tornata di ricerche dedicate a mobilità, sostenibilità, accoglienza

  • Progetto Bovisa, attraverso la rigenerazione del quartiere e delle sue fabbriche da manifatturiere a fabbriche del sapere.

Quello di oggi è un momento cruciale per la città, e il suo passaggio da una visione quantitativa a qualitativa, il suo essere un motore di rilancio economico per il paese, ma anche inclusiva, bella e accogliente.
Che significa poi corrispondente ai progetti che molti di noi sviluppano in questa scuola.

Pier Carlo Palermo, Preside della Scuola di Architettura e Società, evocando una nuova stagione urbanistica, illustra in tre punti i passi da compiere:

  1. Milano dispone di punti di forza, ma anche di criticità di lungo periodo: inquinamento, mobilità, welfare e qualità urbana, tante opportunità perdute. Bisogna riconoscere allora che è necessario 'avere sguardo lungo e fare passi brevi’, come nella grande tradizione riformista, per iniziare.

  2. L’urbanistica: non lo strumento –il PGT- ma le risposte alla sfida. Inutile dare previsioni al 2026 se l’orizzonte normativo è quinquennale.

  3. Lo spirito delle leggi urbanistiche non è solo nella regolazione, ma soprattutto nei programmi e progetti che producono i risultati del breve periodo: ovvero interventi concreti mirati e selettivi subito.

Lo stesso serve a tutto il paese, dopo decenni di falsa politica del fare e di scarto sempre più ampio tra cose e parole.

Giuliano Pisapia, Sindaco del Comune di Milano, indica in quanto si sta facendo non solo una nuova stagione per l’urbanistica, ma per tutta la città.
A partire dal PGT, che non è altro che uno dei passi del progetto più complessivo. Come Area C, su cui naturalmente si potranno proporre modifiche se si capirà che l’obiettivo non è centrato. Un nuovo modo di fare politica che passa attraverso il dialogo sia con esperti –come in questo consesso- che coi cittadini.
Riguardo il PGT ci siamo trovati di fronte a due questioni:

  • Le previsioni partivano da un presupposto sbagliato, sia riguardo l’andamento demografico che la limitazione del perimetro urbano.

  • Le osservazioni che non erano state considerate: passaggio mancato fondamentale per la democrazia.

La città metropolitana è determinante per molte delle questioni cruciali già enunciate: traffico, smog, edifici strategici. Per questo abbiamo attivato il confronto con i Comuni di cinta: dobbiamo guardare a Milano metropolitana ed internazionale. Sono i temi delle glocal cities care a Piero Bassetti (tra il pubblico), che ci sta dando una mano in questa direzione. I problemi devono essere inquadrati in questa visione: di cui l’urbanistica non è che un tema parziale. Così come l’Area C non è un'azione educativa, come hanno detto alcuni, ma un esempio che deve convincere della sua efficacia.
E poi il teleriscaldamento e la questione energetica, già negli impegni delineati con i cinque referendum, che sono una linea di indirizzo, una cultura civica.

Giuseppe Campos Venuti, Presidente onorario dell'Istituto Nazionale di Urbanistica, grande vecchio del Politecnico, non lasca spazio a fraintendimenti. Si definisce con orgoglio un vecchio riformista: le leggi e i piani hanno per lui sempre avuto l’obiettivo di ridurre la rendita urbana, e da militante, politico, assessore e docente comunista ha sempre proposto riforme che andassero in questa direzione.
Essendo un pragmatico riformista, rivolgendosi al Sindaco Pisapia, esprime l’opinione chela giunta sia stata intelligente a non rifare completamente da capo il PGT, quanto in poco tempo aver lavorato con efficacia per correggere.
Un bravo Assessore, la De Cesaris, che insieme ai tecnici comunali e alla consulta di tecnici volontari hanno fatto un grande lavoro. Anche lui avrebbe proceduto così.

La visione metropolitana e la scelta di ridimensionare il carico edilizio, servono per lasciare spazio al futuro. La riduzione del privato e l’aumento del pubblico a garantire con realismo il necessario.
Tutte scelte che affrontano in modo esplicito l’oligopolio immobiliare. Così come salvare il Parco Sud, e ridurre l’indice unico da 0,5 a 0,35.
Non da meno le varie verifiche economiche e non solo tecniche delle soluzioni di Piano precedentemente inesistenti.

Il risultato finale va approvato senza cedimenti, considerato che il lavoro compiuto ha fatto i conti con una Legge Urbanistica Regionale tra le più critiche in italia.
E se può permettersi un suggerimento, bisogna puntare ancora più alto, avendo come obiettivo la riforma dell’Urbanistica nazionale, proprio a partire da Milano.
Applausi.

Concluso il primo set di programma, a seguire un confronto sul tema:
Nodi e prospettive del governo urbano nella crisi.

Guido Bardelli, della Fondazione Housing Sociale, la prende da lontano. La strategia in tempo di crisi, è: Non stare fermi e dialogare con il proprio intorno.
La città contemporanea ha bisogno di trasformazioni, ovvero di gestire l’esistente attraverso tre aspetti:

  1. Governo della città: sua stimabilità, ovvero interesse riconoscibile a livello internazionale.

  2. Interesse pubblico: può coincidere con quello particolare, laddove ad esempio gli esercizi di vicinato sono funzioni private di servizio: negozi di vicinato etc. Anche la domanda pubblica cambia, e può porsi come regolatore piuttosto che gestore del servizio, attraverso soggetti privati qualificati –come, ad esempio, il loro istituto.

  3. Non incanalare le trasformazioni: oggi rapidissime, ma indirizzarle verso obiettivi strategici. Non governare le trasformazioni, ma orientarle con Norme autorevoli. Norme che indicano ciò che non si deve fare, ma allo stesso tempo che possiedono flessibilità.

Governare la città significa porsi il problema della qualità, individuando norme che la facciano emergere: come Fondazione abbiamo scelto i concorsi.

Claudio De Albertis
, Presidente Assimpredil, condivide il discorso iniziale del professore Palermo. Non dare troppa enfasi alle regole, che sono comunque uno strumento. Contano di più le pratiche urbane, il senso delle priorità. Queste dovrebbero essere enunciate nel PGT.
Il precedente PGT era lacunoso sui conti: su 15 miliardi di costi infrastrutturali, 10 erano di disavanzo.
Ma nel Piano che si sta proponendo, qual è la politica per attivare le risorse private? La Finanza di Progetto (project financing), che tanta fortuna ha avuto negli anni '90, sarà destinata alle infrastrutture di rete extraurbana, o da dove arriveranno?
Di più: le criticità non sono nemmeno a scala metropolitana, sono a scala regionale, e la governance dovrebbe essere a questa scala.
A seguire poi serve una struttura efficiente, che significa procedure semplici.

Riguardo la questione sollevata sulla domanda / offerta del mercato immobiliare, sottolinea che la regolazione reale della rendita non può che avvenire attraverso la leva fiscale.
Segnala anche un fattore economico: se gli indici di edificabilità sono bassi, la rendita rimarrà nella conservazione del patrimonio, così com'è, non essendovi incentivi all'investimento sufficienti.
La crisi del comparto immobiliare si legge dai dati: il 2010 ha visto 3.600 permessi, negli anni precedenti mediamente sopra i 6.000 l’anno.

Infine riguardo il tema della riconversione edilizia sottolinea quanto si tratti di argomento difficile, sia per il carattere della proprietà diffusa, sia per la mancanza di risorse importanti. L’edilizia è degli anni 60/70, su cui metter mano, è pari al 60% del volume edilizio urbano: si faccia avanti chi ha idee operative su come affrontare il patrimonio esistente.

Infine ne ha anche per l’housing sociale: anche con le aree a costo zero, è difficilissimo sostenere tali operazioni. Più che dal punto di vista economico, da quello finanziario: se i tassi bancari sono al 7,5% e quindi al 9% di margine minimo, come si fa a contenere il canone di locazione finale?

Francesco Karrer, urbanista romano, Presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici da quasi due anni, definisce le politiche urbane "un accordo sempre dichiarato e mai costruito". Noi le abbiamo fatte a partire dalla politica per la casa. Una deriva politica legata forse anche ad un disamore per la grande città a favore delle piccole, come gia il ministro Ruffolo denunciava negli anni '80.

Dato che non vi sono o saranno risorse centrali, l’interterritorialità deve essere un'azione volontaria che parte a prescindere dal governo centrale. Ma a che scala? L’asse principale di sviluppo è Berlino/Mosca, e si sposta sempre più a Oriente, per cui è cruciale la competizione tra le città europee. La Comunità Europea sta iniziando a fare pressione per avviare i processi di autoregolazione.

Roberto Camagni, docente di Urbanistica Tecnica del Politecnico, chiude questa seconda tornata con due richiami a cose dette e un contributo.

  1. Non ci sono soldi: usiamo bene quelli che ci sono. Per vincere la competizione con le altre città europee ci sono i fondi strutturali europei, aperti anche a città non ad obiettivo 1.

  2. L’area C: i residenti si lamentano per il costo sull’accesibilità, ma non dimentichiamo che da questa condizione esclusiva i loro immobili beneficiano dell’innalzamento dei valori ambientali e quindi di rendita.

Il contributo che propone invece riguarda il valore perequativo del metro cubo che si sposta da un luogo all’altro della città. La perequazione e l’indice unico nascono per un dichiarato problema di equità. Ma se trasporto un mc dalla periferia al centro città, evidentemente assume un valore molto più consistente, per cui questa semplice traslazione non è affatto equa come postulato nella premessa. Questo meccanismo non è altro invece che una forma di rendita assoluta di nuova generazione. Il problema è ancora più delicato per le funzioni pubbliche, poiché il valore sarà determinanto dalla funzione insediata. Lo stesso Ezio Micelli (consulente per la stesura del piano delle regole del PGT ndr) sconfessa tale atterraggio sconsiderato: bisogna, per regolarla, o mantenere la traslazione solo su fasce omogenee, oppure stabilire concambi tra le diverse aree omogenee cui si devono dare diverse valutazioni.

Prima della chiusura con l’Assessora, si apre la voce al pubblico, con l’intervento di uno studente che rilancia temi legati sia ad alcune osservazioni su Cascina Merlata, che al censimento delle risorse urbane disponibili.

Gabriele Pasqui, direttore del Dipartimento di Architettura e Pianificazione DIAP, propone di ritornare alle pratiche quotidiane dell’abitare per consolidare gli effetti sui cittadini: rivolto all’Assessora De Cesaris afferma infatti come la nuova stagione sia corrispondere alla città, non andarci contro. In questo senso pone tre linee di approfondimento:

  1. Che idea di città porta con se il nuovo PGT? L’idea di sviluppo per Milano non può essere edilizio-immobiliare, come a Dubai o in Cina, ma di crescita in qualità: una capacità anche imprenditoriale di richiamare e rendere interessante la città.

  2. La necessità di pochi e selettivi progetti pubblici. Tutte le città europee si stanno dando elementi rappresentativi contemporanei.
    Ma anche un risarcimento sociale e spaziale laddove molti dei nuovi progetti marcano la città nella forbice ricchi/poveri, attraverso un fenomeno di distinzione e segregazione. Bisogna rompere questa disparità attraverso la cultura milanese del welfare, la premialità dell’edilizia sociale per assecondare un mix sia funzionale che sociale delle nuove costruzioni.

  3. Sensibilità ai temi energetici, delle risorse e del recupero. La precedente amministrazione ha lasciato un problema grave con le bonifiche, che infatti il nuovo Piano cercherà di emendare attraverso norme ad hoc.

Ma soprattutto bisogna dare priorità alla qualità urbana e dell’architettura (con altri si notava come sia l’unico intervento a parlare di architettura e città), ovvero dar corpo a progetti belli, per ridare urbanità alla nostra città.

Federico Oliva, Presidente Istituto Nazionale di Urbanistica (INU), elogia l’operazione avviata dall’amministrazione, concorda nel definire il PGT importante ma non determinante e tiene a sottolineare gli aspetti cruciali di più lungo periodo su cui concentrarsi.

La dimensione metropolitana contribuisce ad avere maggiori risorse, maggior numero di aree da mettere in campo, e quindi più occasioni di trasformazione. Che significa avere maggior competitività con le altre città europee. Bisogna istituzionalizzare questa scelta, ma intanto si può lavorare come si sta già facendo per accordi e associazioni tra Comuni.

Individuare le risorse per la programmazione è uno degli sforzi compiuti con quanto emendato nel PGT. La ricchezza della città sta nella propria fattezza, e la rendita è la più grande risorsa per il governo del territorio. Significa che la riforma fiscale passa attraverso la redistribuzione di questa ricchezza: non si tratta dunque di eliminare la rendita, quanto di redistribuirla.

Infine l’Assessore Ada Lucia De Cesaris, dopo la risposta dovuta allo studente riguardo le osservazioni su Cascina Merlata –‘le osservazioni possono farle tutti’- sottolinea il profilo pragmatico del lavoro compiuto sul PGT. Scelte fatte bene e in fretta. Ciò che conta ora è la sua attuazione. I conti fatti tengono, sull’orizzonte dei cinque anni voluti dalla legge: dopo potremo fare ulteriori e più ampie modifiche dove necessarie.
Puntiamo a costruire una città di qualità. Non solo e non tanto bella romanticamente, come alcuni dibattimenti sui media hanno invocato recentemente, ma che dia garanzie di economia e di concreto abitare.

La proprietà privata non viene intaccata dal nuovo PGT, ma le si chiede di contribuire a migliorare la città attraverso una maggiore modularità dell’abitare: costruzioni da 10 mila €/mq ma anche da 2 mila €/mq. E anche un mercato a canone calmierato per giovani, studenti, neofamiglie, stranieri.
Noi vogliamo garantire i servizi, non importa se pubblici, privati o cogestiti.
Non è una lotta contro il privato ma una nuova comunicazione tra pubblico e privato.
Allargheremo l’area C, che permette a tutti di riscoprire la città. E gli scali ferroviari saranno oggetto di trattativa ulteriore per non erodere territorio alla città.
Perchè una città bella e accogliente è infatti un beneficio per tutti. Alla faccia di chi dice che Monaco di Baviera è più bella di Milano.

Francesco de Agostini

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