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Nord Ovest Milano

Dal 02.12.2011 al 10.01.2012

La presentazione del lavoro di ricerca dedicato all'area metropolitana Nord Ovest Milano occasione per fare il punto sulle sinergie e le urgenze oggi in campo, proposta dal centro studi PIM

Bella serata di presentazione della ricerca coordinata da Matteo Bolocan Goldstein, Silvia Botti e Gabriele Pasqui dedicata a “Nord Ovest  Milano”, per i tipi Electa,  presso la sede del centro studi PIM (P.rogrammazione I.ntercomunale dell’area M.etropolitana) mercoledì 30 novembre.

Dopo una puntuale presentazione dell’opera da parte del direttore di PIM Franco Sacchi, sono intervenuti i curatori del volume a sottolineare le peculiarità della ricerca.

Gabriele Pasqui, docente presso il Politecnico di Milano del dipartimento di Architettura e pianificazione, esperto di analisi territoriali e infrastrutture, sottolinea l’assortimento vario delle competenze coinvolte, a dire lo sguardo originale della ricerca, pur nel solco degli ‘urban studies’, cui la Fondazione Cariplo ha dato il suo contributo.
‘Confini incerti’ è uno dei i temi emergenti: una ricerca che affronta l’analisi del territorio attraverso la definizione di morfologie sociali e insediative, in cui il governo di processi, dei poteri e degli insediamenti è osservato da un punto di vista territoriale. Per questo di tratta di uno ‘studio geografico operativo’.

Nord Ovest Milano è, per gli autori:
- Milano, intesa come porta al territorio più vasto di tale direttrice
- regione policentrica lungo l’asse Torino-Veneto
- una porzione della città in stretta continuità con Gallarate, Rho, Varese
Più in generale quindi la circoscrizione del triangolo Milano/Varese/Novara, intesa come nebulosa piuttosto che come geometria. Come si diceva, appunto, confini incerti.
Un lavoro complicato da diversi fattori: una ricerca durata a lungo, oltre 2 anni, che aggrega dati molto spuri tra loro, e che come sempre trattando il contemporaneo, stringendosi la prospettiva, segnatamente contraddistinta pure dal perdurare di una grave crisi come l’attuale, può portare con sè facili errori di valutazione.
Il suo valore dunque è nel non essere una lettura deterministica, ma un tentativo di lettura incrociata e in progress del territorio con i fenomeni che lo attraversano.

Silvia Botti, architetto di formazione ma giornalista nella pratica quotidiana, ribadisce le anomalie della ricerca proposta: elaborata in piena discussione del nuovo PGT di Milano, in cui il prevalere del mercato urbano sulla sfera pubblica ne costituisce il grande limite.
Sottolinea allora come il lavoro svolto si configuri come incursione sul territorio con uno stile di ricerca legato alla comunicazione, un modo da una parte per coinvolgere attori locali nella narrazione, dall’altra per cercare una rappresentazione dei dati che non si vuole statica: anche per questo un libro di ‘identità del territorio’ che se ha come proprio limite la lettura soggettiva, adotta dall’altra un linguaggio –che si avvale fortemente dello strumento grafico- di grande efficacia e originalità, inevitabilmente in progress.

Matteo Bolocan, col suo consueto piglio vigoroso dichiara schiettamente fin da subito la mancanza di conclusioni di questa ricerca. Un materiale da aggiornare, timido, pre-progettuale,  ma con la prerogativa tutt’altro che inibita di dare elementi sia culturali che politici originali alla riflessione pubblica.

dal punto di vista culturale:
- nella retorica transcalare, il territorio è sondato come recipiente, come matriosca di sistemi  - cita il geografo Franco Farinelli e il suo sorprendente paradigma del ‘piccolo contiene il grande’- come insomma oggetto glocal. Il tentativo di tenere insieme l’ordine insediativo e quello funzionale, entrambi necessari alla comprensione del territorio con sguardo contemporaneo.
- Operativamente, invita a scavalcare la retorica legata all’asse del Sempione per spostare l’attenzione sull’area descritta, e alla rinominazione dei fenomeni, cui la povertà spaziale della pianificazione ci ha abituato.

Politicamente propone:
- un ‘metodo’ metropolitano, che vien prima della pianificazione, che si concentra sul governo e il coordinamento dei suoi diversi livelli. Per cui bisogna guardare al governo reale –i poteri- che è anche privato, per molti aspetti dimostratosi più e meglio del pubblico.
Ed essere al PIM a parlarne, appare eloquente: non solo riguardo la necessità dei rapporti intercomunali, ma anche delle rappresentanze funzionali.
- la necessità di fare rete: dialogare in rete, il web working, la governance alle diverse scale, i sindaci che dialogano. Un'urgenza che deve essere qui ed ora, di cui la ricerca proposta mostra la potenzialità.

Franco Sacchi introduce il giro degli invitati.
Incomincia da Pietro Romano, sindaco di Rho, fino a sei mesi fa avvocato, cui chiede papale: come ci si sente ad essere sindaco dell’ombelico del mondo?
Romano lo descrive attraverso l’avvicinamento fisico a Rho proveniendo da Milano: Cascina Merlata, Fiera, Expo, Cittadella della salute, Alfa, e le numerose aree dismesse a corona del comune: sfide impegnative e complesse, che non si risolvono dall’interno o da soli.
Expo passa sopra tutto, e per difendere il nostro territorio, afferma, dobbiamo essere legati alle istituzioni. Vale anche per l’Alfa Romeo: non è solo una scelta urbanistica. La desertificazione industriale è un tema sociale e di sviluppo territoriale vasto. Sussiste dunque la necessità di rapporti con enti non solo istituzionali.
E l’approccio metropolitano diventa fondamentale: il Patto dei sindaci, nato in funzione di Expo, sta già ampliando la sua piattaforma, per coglierne le opportunità culturali ed infrastrutturali, che significa anche consorziare le imprese, e allargare il sistema alle politiche ambientali e del sistema dei trasporti.
Per questo è essenziale il rapporto con Milano, il cui PGT non può non coinvolgere il suo hinterland, per le stesse ragioni di interdipendenza.
Fa l’esempio del Piano energetico d’area: le risorse del teleriscaldamento sono fonti diffuse in rete, e il loro utilizzo innesta un rapporto non necessariamente o solo istituzionale –vedi le imprese produttrici- a scala più vasta di quella comunale. Questo è il futuro in cui non possono prevalere gli interessi locali. Lo stesso per la rete dei trasporti. Apprezza quindi quanto Pisapia sostiene nel cercare ora la città metropolitana ‘di fatto’, ragionando cioè come se già lo fossimo.
Per questo per parlare di Nord Ovest è fondamentale comprendere Milano.

A seguire quindi puntuale interviene Cristina Tajani, già Assessore alle Politiche per il lavoro, Sviluppo economico, Università e ricerca della giunta Pisapia del Comune di Milano, ricercatrice e docente alla Statale in relazioni industriali ed in economia politica. In questa veste, racconta, aveva già avuto modo di incrociare questa ricerca, avendo a sua volta svolto una ricerca sul mercato del lavoro nell’area di Legnano.
Al di là delle competenze assessorili, essendo prive di deleghe territorialiste, evidentemente il suo coinvolgimento in questo dibattito sposta l’asse dai luoghi alle funzioni.
Condivide vivendola la ristrettezza dei vincoli di confine amministrativo per il lavoro che svolge riguardo le politiche del lavoro, poiché Milano nel mondo internazionale del lavoro è riferimento per il suo territorio sopra metropolitano –le multinazionali cinesi a Segrate, Microsoft a Peschiera Borromeo etc.

Centrale è il rapporto tra rappresentanza e rappresentazione. Per le politiche del lavoro lo sforzo è, oltre la mediazione per il buon esito di trattative di ri localizzazione, la creazione di centri di aggregazione di co-working, incubatori leggeri sulle tematiche della sensibilità. Questo è fare rappresentazione.

Riguardo la scala di governo dei fenomeni, per l’assessore la questione va rovesciata: non è la scala a imporre la macchina amministrativa, ma il sistema di sanzioni e incentivi a coinvolgere i diversi attori nella metropoli di fatto.
Che significa, ad esempio riguardo il coinvolgimento dei 130 comuni della provincia per le questioni ambientali, che qualunque iniziativa fallisce se non corrisponde a un preciso catalogo di incentivi e sanzioni: con l’obiettivo di fare società civile e non solo Amministrazione.

Fabio Altitonante, assessore della Provincia alla Pianificazione del territorio, Programmazione delle infrastrutture , Piano Casa/Edilizia, Housing sociale , Rapporti con la Conferenza dei Sindaci, Sportello unico, illustra rapidamente i contenuti del PTCP (Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale), frutto di collaborazione con PIM, che si ispira alla visione della grande Milano. Cruciale, sottolinea, il portato della legge 12/2005, e il mutamento di strategia che impone il passaggio dalla pianificazione degli usi del suolo al governo della città e delle sue dimensioni spaziali.
Al 2016 è prevista la completa sovrapposizione tra Comune e Provincia per la città metropolitana, che non prevede alcun ente intermedio.
Riguardo il PGT di Milano sostiene come i casi di Parco sud e Ippodromo, siano stati stralciati su indicazione della Provincia.
La discussione oggi è tutta sugli indici: ma lo strumento strategico è il PTCP, non il PGT.

Le conclusioni a Piero Bassetti, decano della politica lombarda e milanese, con i suoi 83 anni e non sentirli, di lucidità sempre ineccepibile.
Dà il suo apprezzamento al titolo Nord Ovest Milano e non milanese, che delinea un 'non confine'.
Il senso dell’esistenza di Milano non si misura dall’interno: se vogliamo che i geografi inglesi continuino a considerare Milano nelle 8 città del mondo, con il numero di consolati presenti seconda solo a New York, o il rating delle multinazionali presenti come solo 10 altre città del mondo, dobbiamo darci una mossa in termini di infrastrutturazione informatica, riguardo cui siamo a livello inferiore alla Corea del sud, e i milanesi non lo sanno.
Il passaggio locale /globale della città a metropoli, nell’ottica padania/mondo, è cruciale. E se salta l’euro e l’Europa, salta il rapporto nord-sud del mondo, non solo interno.
Questo quaderno è la prima rappresentazione che senza idolatrare il territorio parla di area metropolitana, non nel senso delle pianificazioni ‘inutili’, che nascevano sconfitte, ma come predisposizione di un programma.
3 punti:
- l’oblio dei confini, cruciale, non ancora acquisito dalle nostre amministrazioni: devono cadere i confini sia delle amministrazioni che della pianificazione.
- il ‘principe’ non è più l’amministratore, ma sono i poteri forti, molto ben illustrati nella ricerca.
- le reti funzionali: i nostri bisnonni avevano pensato a una rete capillare, ogni 15km erano posti assi infrastrutturali. E oggi?

La rappresentanza deve essere in grado di gestire la rappresentazione, e quando non lo sa fare viene commissariata, creando un vuoto di democrazia necessario alla risoluzione della crisi. È quanto sta succedendo oggi col governo dei professori.
La maggioranza arancione di Pisapia si è imposta sul Web, non nelle sezioni. Lo stesso deve essere per la governance, perché i fenomeni sono dinamici.

Il sindaco deve essere come la madonnina -afferma: un simbolo di riferimento, con alle spalle una consulta forte, perché il primato della politica ha bisogno degli intellettuali per crescere, e questa riunione presso il glorioso PIM la considera simbolica in questo senso.

Ce lo auguriamo davvero.

Francesco de Agostini

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