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Expo 2015 e Lombardia. Resoconto del convegno

Dal 03.11.2011 al 28.12.2011

Il 27 ottobre 2011 si è tenuto a Milano un convegno organizzato dalla Consulta Regionale Lombarda degli Architetti: un quadro a scala regionale di Expo 2015

Giovedì 27 ottobre 2011 presso la sala Orlando di Palazzo Castiglioni si è svolto il convegno organizzato dalla Consulta Regionale Lombarda degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori dedicato a EXPO 2015 e Lombardia: una discussione sui temi territoriali ed architettonici che la progettazione dell'evento propone.
Generale disappunto per l’assenza dei rappresentanti dell’Ufficio di progetto di Expo, oltre che degli amministratori invitati, impegnati a Cernobbio alla presentazione dedicata alle delegazioni internazionali.

Nel dare il benvenuto ai partecipanti, il presidente della Consulta Paolo Ventura, presidente dell’Ordine di Brescia, ricorda come il tema alimentazione sia anche cultura, scienza e tecnologia, e quanto la cultura architettonica italiana sia apprezzata nel mondo, citando il concorso per il Masterplan di expo yeosu corea 2012, che ha visto classificato un progettista italiano (?).

Ferruccio Favaron, a nome del Consiglio Nazionale degli Architetti, ricorda quanto supporto a sostegno delle richieste dell’Ordine di Milano e della Consulta Lombarda si sia adoperato per avviare la fase dei concorsi per le diverse aree Expo, ancora oggi vaga opportunità.

Maurizio Carones, direttore di AL -la rivista della Consulta e distribuita ai 27.000 iscritti lombardi- e consigliere dell’Ordine di Milano, presentando il  programma dei lavori ringrazia chi non ha disertato, annuncia un numero di AL dedicato al convegno, ed introduce la prima sessione, rivolta allo stato dell’arte.
Martina Landsberger, redattrice di AL e ricercatrice presso il Politecnico di Milano, non senza qualche imbarazzo, ha presentato il masterplan dell’area attraverso la documentazione ad oggi disponibile -visibile anche su Milanochecambia-,  mentre sui giornali del giorno è presentata una versione apparentemente evoluta ma affatto nota di quanto da lei raccontato, in cui si parla di disegni autografi del ‘set designer’ Dante Ferretti e dell’archistar, definito nei quotidiani ‘art consultant’, Daniel Libeskind.

Lo stato dell’arte
Stefano Boeri, Assessore alla cultura del comune di milano con delega ad Expo, oltre che ex coordinatore della consulta degli architetti che ha redatto le linee guida del Masterplan 2010, vede 3 punti caratterizzanti Expo 2015 orientata verso la grande metropoli, legati a 3 comparti di eccellenza: agroalimentare, enogastronomico, energie rinnovabili. Dar spazio ed identità a questi 3 settori, significa guardare ad una metropoli innovativa ed agricola, in cui il territorio non è attesa di costruzione ma produzione di paesaggio: invertire il punto di vista dunque, a partire dal territorio e non dall’area specifica di intervento.

Riguardo i cui destini per altro non entra nel merito, se non affermando che il nuovo Masterplan mantiene del precedente giusto gli assi direttori, sviluppandosi volumetricamente secondo diverse gerarchie di partecipazione: chi avrà propri spazi, chi li avrà in dotazione dall’Italia, chi raccolti in cluster dedicati alle diverse famiglie di produzione –caffè, riso, etc.
La considera insomma una battaglia persa: il sito nelle mani di uno scenografo… così come per i concorsi pubblici. Magari alcuni padiglioni saranno a bando.

Il dopo Expo, eredità da non disperdere, sarà invece nelle mani dei comuni locali. E li la partita si può ancora giocare. Expo deve diventare parco agro alimentare: mettere in scena colture, ospitare la ricerca agroalimentare, biologica e genetica, divulgare il tema, promuovendo con l’attigua Fiera il Salone dell’alimentazione. Perché, conclude, in alcuni paesi, Carlin Petrini è più noto di Armani.

Claudia Sorlini, ex preside della facoltà di Agraria di Milano, sottolinea come la ricaduta territoriale sia fondamentale: una occasione, come già detto dall’assessore, per ripensare il territorio regionale in termini di sviluppo, di cui propone alcuni temi:
- la cultura dell’accoglienza.
- l’organizzazione a km 0 dell’agricoltura lombarda, così come anche Parigi sta lavorando in questa direzione.
- le vie qualificanti e tipiche: del vino, del prodotto caseario, dell’ulivo, delle carni, delle città d’arte.
- i parchi lombardi
Realtà che già esistono e che vanno messe a sistema, creando i servizi per farlo.
Conclude chiedendosi dove sia finito il tavolo delle proposte che la Regione aveva aperto con gli stati generali del 2009. Una occasione fertile da cui erano scaturite numerose e importanti proposte.

Emilio Battisti, del Politecnico di Milano, presenta lo stato di avanzamento della sua iniziativa per un expo diffusa e sostenibile, giunta alla definizione di un atlante ragionato a scala regionale, visibile sul sito http://www.dpa.polimi.it/index.php?id=expo , configurato come uno strumento di lavoro accessibile.
Pone l’accento sul rapporto con il futuro decentramento amministrativo e il nuovo PGT.
Riprende infine il tema delle direttrici del ferro, ‘armatura della metropoli sostenibile’, ricordando come a parità di km di rete, Monaco di Baviera trasporta 3 volte il volume di passeggeri che Milano.

Architettura e grandi eventi
Paolo Belloni, presidente dell’Ordine di Bergamo, introduce la sessione dedicata a fare un po’ la storia di Expo.

Marco Biraghi, docente di Storia al Politecnico, considera gli oggetti di Expo divisi tra grandi contenitori e oggetti simbolici.
Auspica che per la rappresentazione del polo agroalimentare l’immagine simbolica rinunci alla forza dell’edificio, ma che sappia scioglierla in una rete a scala territoriale.

Fulvio Irace descrive Expo punta di un iceberg rappresentato dal sistema economico che vi sta dietro.
Mostra attraverso il confronto tra immagini storiche e contemporanee alcuni temi che a suo parere  si ripetono:
- afflusso
- intrattenimento
- rapporto con la natura
- icone, loghi mascotte
La madre di tutte le Esposizioni, afferma, è il Cristal Palace, progettato e costruito da un imprenditore specializzato in serre: dopo 160 anni evidentemente vige lo stesso principio.

Franco Raggi conclude la mattinata mostrando gli esiti dell’iniziativa dell’Ordine di Milano Expo dopo Expo. Nel 2009 vengono inviati 5 fotografi a esplorare alcuni dei siti delle ultime edizioni europee: Siviglia 1992, Lisbona 1998, Hannover 2000, Suisse 2002, Saragozza 2008.
Le immagini ottenute dicono con grande eloquenza come Expo sia una idea superata, che non riesce a collocarsi tra i cosi detti ‘grandi eventi’ poiché per questi ultimi il tema è determinante, come per le Olimpiadi o i festival.  Perché l’Esposizione è corollario a questi obbiettivi, oggi più che mai.
Ma soprattutto denuncia a chiare lettere come, con la nomina a coordinatori dell’evento uno scenografo di Hollywood, anzi: ‘set designer’ e una archistar, per l’occasione ‘art consultant’, il ruolo dell’architettura, della cultura architettonica e soprattutto degli architetti sia completamente esautorata.

Territorio e grandi eventi
Nel pomeriggio Elisabetta Ripamonti, presidente dell’Ordine di Lecco, introduce l’aspetto territoriale, ricordando come in coincidenza con le diverse Esposizioni Universali italiane siano state aperte vie di comunicazione determinanti per lo sviluppo del territorio: 1906 il Sempione, 1909 il passo del Furla, 1921 il Gottardo. Il 2015 dovrebbe vedere l’apertura del collegamento al Gottardo e con questo il completamento dell’asse Genova/Amsterdam.

Federico Acuto, docente di Urbanistica del Politecnico, citando Benjamin definisce le grandi esposizioni ‘luoghi del feticcio della merce’, la cui merce più preziosa è, guarda un po’, la città stessa.
Compie un rapido excursus su diverse grandi manifestazioni del ‘900: St.Louis 1904, Los Angeles 1932, Chicago 1893.
Racconta il dettaglio del succedersi degli strumenti urbanistici che hanno preceduto Lisbona 1998, 10 anni tra Piano strategico territoriale appunto, Piano Regolatore per l’area costiera complessiva, a partire dal concorso del 1988.
Expo vuol dire avviare un processo urbano in cui si colloca il grande evento: il tema è la dimensione urbana, memoria della regione/città di cui già si parlava negli anni ’60.

Willi Hustler, dell’università di Alghero, mostra una originale ricerca dedicata alla mobilità in relazione a 2 centri commerciali collocati in diverse aree urbane di Zurigo, dove la capillarità dei mezzi pubblici riduce l’utilizzo dell’auto anche riguardo l’accessibilità di questo difficile comparto.

Angelo Monti, presidente dell’Ordine di Como, sottolinea come sia necessario discutere dei modelli di città che ereditiamo, guardando al tema del traffico in termini post ideologici, ovvero scientifici, fisici. Introduce così il progetto MOSLO, sviluppato con la collaborazione dell’università di Brescia e di Milano.

Maurizio Tira, ingegnere dell’Università di Brescia, introduce il Progetto sviluppato con la Consulta parlando della risorsa costituita dalle linee ferroviarie minori, spesso dismesse o dismettende.
Un uso non tanto alternativo al trasporto esistente, quanto del territorio. Tali linee possono diventare:  linee riattivate, green way ciclabili, qualificazione alternativa.
Descrive un esempio sviluppato su una linea disattivata che attraversa l’area del Franciacorta: della serie ‘come andar per cantine in treno’.

Arturo Ranzani, docente del Politecnico di Milano che ha collaborato alla stesura del progetto MOSLO, ricorda che il ciclo del processo urbano è cambiato, con la crescita dell’invenduto e dell’abbandonato recente. Al moltiplicarsi delle nuove urbanizzazioni si contrappongono sacche inattive che nulla hanno a che vedere con l’industriale dismesso. Un segnale per rilanciare ancora una volta il principio che vede meno consumo di suolo e più infiltrazione: come un lago, che non è chiuso, ma nemmeno in crescita ma in continuo divenire. Lo stesso dovrebbe essere il suolo aperto, una risorsa in se senza doversi per forza chiamare parco.
La proposta del trasporto su ferro a bassa velocità ri pone l’attenzione sul tema delle infrastrutture non come progetto settoriale ma territoriale complessivo.

Angelo Monti sottolinea come le politiche degli ultimi 10 anni non hanno affatto perseguito questo tipo di mobilità dolce, e Willi Husler ricorda come invece a Bolzano sia stata fatta una politica in questo senso a livello amministrativo locale, che si è dimostrata efficace e pure remunerativa.

Il dopo expo
ultimo tema affrontato dal convegno, Daniela Volpi, presidente dell’Ordine di Milano, ha introdotto lo spinoso tema del dopo Expo, di fatto tema a trama di tutto il convegno. Dopo la presentazione del Masterplan della primavera 2010, ancora mancano alcune risposte cruciali:
- un Orto Planetario? Con quali porzioni reversibili?
- Le infrastrutture di supporto e di collegamento: a che punto siamo?
- quale destinazione dell’area a expo conclusa?
- quali relazioni con il nuovo PGT milanese nell’area e rispetto al sistema urbano circostante?
Formigoni sul Corriere riguardo al dopo, vagheggia diverse ipotesi: la città della Giustizia, la città della Comunicazione, la città dello Sport.
E la città del Gusto? E quella della Salute? Dove sono finite?

Da anni l’Ordine si batte per la qualità della città, del progetto di architettura e del lavoro dei progettisti, promuovendo il concorso di progettazione come procedura principale di affidamento degli  incarichi,  e chiede di limitare il ricorso all’appalto integrato.
Puntualmente, sono passati tre anni e l’unica cosa che sembra si sia concretamente attuata è stato il progressivo passaggio dalla scelta annunciata di mettere a concorso 15 manufatti architettonici a quella di trasformarli tutti in appalti integrati.

A novembre del 2010, insieme con Assimpredil Ance, il Consiglio Nazionale architetti, il Consiglio Ingegneri, è stata presentata a  Expo SpA la bozza di una speciale procedura di gara per gli “affidamenti di opere funzionali a manifestazioni ed eventi di particolare interesse nazionale”,  per i quali è rilevante l’esigenza di coniugare soluzioni architettoniche innovative, con tempi inderogabili e tassativi di realizzazione delle opere.
Una proposta che permettesse:
- la massima partecipazione dei progettisti;
- la scelta sulla qualità del progetto e non sull’offerta economica;
- la possibilità per le imprese di partecipare con un impegno economico ridotto

Lo stesso Governo, su proposta dell’On. Mantini, ha approvato alla Camera un ordine del giorno collegato al Decreto Sviluppo impegnandosi ad assumere le misure idonee affinché il modello procedurale da noi proposto possa essere utilizzato per le opere di Expo 2015.
Puntuale, ad inizio ottobre la decisione di Expo SpA di bandire in modo tradizionale concorsi appalto, giustificata dalla mancanza di tempo, affidandosi a ormai tristemente note procedure d’urgenza.
Conclude allora proponendo di rendere immediatamente operativa l’apertura al confronto sulle ipotesi urbanistiche del post-expo: oltre lo scenario dell’orto planetario di Boeri, forse ce ne sono altri migliori compatibili con le caratteristiche dei luoghi.
Una cosa è certa: questa volta i tempi per bandire dei concorsi ci sono tutti.

Maria Luisa Stocchi, vicesindaco di Pero, ha proseguito le analisi proposta dal Presidente dell'Ordine degli Architetti di Milano Daniela Volpi, a partire - come necessario dato l'incarico istituzionale ricoperto - dal punto di vista dell'amministratore che quotidianamente sarà costretto ad affrontare i problemi innescati dal "dopo Expo".
L'intervento, appassionato e ricco di partecipazione "civile", ha voluto mettere in luce quanto Pero sia direttamente coinvolta e interessata dal dibattito sul futuro dell'area della grande esposizione. Il problema, ha sottolineato, sarà come consentire un buon abitare ai bambini di oggi che in quell'area si troveranno a vivere.
Ricorda come rispetto all'interesse di raggiungere Kiev in 20 ore con l'Alta Velocità, il cittadino di Pero si domanda quanto tempo impiegherà per arrivare a casa dalla fermata della metropolitana di Molino Dorino: mettendo in evidenza come il problema non sia tanto quello di pensare a grandi e fantasmagorici progetti ma piuttosto quello di costruire una nuova e "bella urbanità" in cui sia possibile vivere bene.

Francesco de Agostini




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