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Housing contest: dopo la mostra

Dal 10.10.2011 al 10.11.2011

Conclusa la mostra in Triennale e a Made Expo, l'attenzione si concentra sulla pubblicazione del repertorio. Un'intervista a Daniela Volpi

Dopo la mostra di www.housingcontest.com, l'attenzione si sposta sulla pubblicazione del repertorio, ulteriore passo di un processo volto a diffondere un approccio nuovo al tema della residenza sociale.

Intanto il 4 ottobre alla Triennale si è svolta la presentazione dei progetti partecipanti al bando europeo di Housing Contest, una iniziativa promossa da Comune di Milano, Ordine degli Architetti della Provincia di Milano, Assimpredil ANCE FederlegnoArredo e IN/ARCH Sezione Lombarda. 

Nelle intenzioni del Bando, ‘Housing Contest’ vuole essere una vetrina delle eccellenze progettuali e costruttive finalizzata a fornire alla città di Milano e non solo esempi concreti di edifici destinati all'housing sociale. 

Intende dunque promuovere qualità architettonica, ricerca e innovazione nel settore dell’edilizia residenziale attraverso esempi concreti di edifici a elevate prestazioni tecnologiche realizzabili a costi e tempi contenuti.
Dopo la presentazione e durante la visita alla mostra, che per esporre i 122 progetti si è avvalsa di 12 monitor touch screen che permettono un'interessante lettura incrociata dei diversi progetti, scambio alcune battute con il nostro Presidente Daniela Volpi
, che lavora a questo progetto da molti mesi.

La prima osservazione evidente è che la qualità architettonica appare qui mediamente superiore alle realizzazioni correnti di residenza nella città. 
Un'osservazione condivisa da tutti, espressa in particolare da Pierluigi Nicolin, che ha potuto confrontare gli esiti con la pratica di due anni di analisi di progetti in Commissione del Paesaggio. 

Il livello ha portato la giuria a decidere di assegnare ad una ventina di progetti 4 stelle - una in più del massimo previsto dal bando. 
Questo fatto dimostra che nella città e nel Paese esistono le energie per produrre architettura di qualità, anche a basso costo, e che quindi la difficoltà di vedere diffusa questa qualità è forse imputabile a cause esterne, su cui bisogna lavorare. Mi riferisco, per esempio, ai meccanismi di selezione dei progettisti, alle lungaggini procedurali e alla scarsa lungimiranza della committenza.

Una seconda osservazione riguarda il tema del progetto di residenza di alta qualità a basso costo. 
La sensazione generale è che gli esiti di questo concorso vadano oltre il tema del Social Housing strettamente inteso, e riguardino piuttosto un modo di progettare e realizzare la residenza che appare destinato a prendere sempre più piede.
In questo senso mi sembra importante rilevare come questo tipo di approccio spinga tutti gli attori coinvolti -progettisti architettonici, strutturisti, impiantisti, certificatori e,  soprattutto, imprese di costruzione- a razionalizzare i processi di progettazione e di esecuzione delle opere. Questo processo, se adeguatamente gestito, porta a un notevole innalzamento della qualità progettuale e ad un controllo maggiore dei costi.

In molti esempi segnalati si legge un interesse non esclusivamente concentrato sugli aspetti tecnico prestazionali richiesti dal cruscotto del bando, quanto al carattere dato all’edificio che esprime un idea di città.

Architetti che sembrano avere le idee chiare sul fare città, ma non l’occasione di esprimerla. Come vedi questa esperienza?


Il tema del ruolo urbano della residenza credo sia cruciale. Benché il bando richiedesse di realizzare l’edificio in un lotto teorico non collocato nella città, molti progetti mostrano il potenziale realismo a calarsi in contesto urbano.
Sembra evidente, osservando gli esempi di maggiore qualità, la tensione a superare l’indifferenza dell’edificio residenziale razionale (più che razionalista) concentrato sulla sua definizione tipologica e astratto, se non avulso, dal suo contesto.
Prevalgono ragionanti parametrici o modulari che mostrano come gli edifici proposti siano abachi non solo di soluzioni costruttive e tipologiche, ma anche di soluzioni urbane capaci di risolvere le più frequenti esigenze contestuali o morfologiche.

Entrando un po’ più in dettaglio, mi sembra che vi siano dei ragionamenti piuttosto interessanti riguardo il tema della flessibilità e delle tecnologie messe in gioco. Non tanto riguardo a soluzioni ‘miste’, di co-housing di stampo nordico, su cui non si sono viste proposte significative, e forse il bando non ne dava l’opportunità, quanto sulla aggregazione di alloggi di taglio variabile anche nel tempo, grazie a sistemi distributivi innovativi, e forse anche tecnologico-costruttivi e di impianto piuttosto avanzati. La giuria secondo te ne ha colto l’opportunità?

La sensazione, osservando i progetti, è che pare evidente che i team di progettazione -architetti + tecnici + imprese- abbiano collaborato in maniera più strutturata e proficua di quanto non facciano normalmente. Sarebbe certamente  opportuno trovare i modi per traghettare questi esiti positivi nella quotidianità del fare architettura.
Scendendo più nel dettaglio, è vero che si è potuto osservare come vi sia stata una progressiva scomposizione e ricomposizione degli elementi volta a trovare configurazioni più efficaci sia dal punto di vista della tipologia sia da quello della forma architettonica. Questo sforzo è sembrato particolarmente di buon esito negli edifici a stecca che, in considerazione delle quantità e dei vincoli assegnati,  risultavano particolarmente critici.
In giuria si notava come, nella maggior parte dei casi, la sperimentazione architettonica e tipologica sia stata assai più marcata di quella tecnologica e, soprattutto, impiantistica.

Al di la della bella mostra qui in Triennale e la presenza al Made Expo in Fiera, con l’uscita del volume dedicato entro fine anno, si annunciano ulteriori azioni di diffusione del Repertorio, per esempio a livello di amministrazioni locali?
L’Ordine quali progetti ci serba?


Difficile risponderti. Penso che si possa dire che, dal punto di vista dell’architettura, Housing Contest possa essere considerato un esperimento estremamente interessante e da ripetere con una certa continuità.
Penso che si debba alimentare il dialogo trasversale tra gli enti promotori –costruttori+progettisti+amministratori-, che sicuramente è un aspetto inedito di questo evento che, pur con tutti i limiti di una “prima versione” coraggiosa e innovativa, ha dimostrato la capacità della cultura architettonica milanese e nazionale di rispondere con qualità e efficacia a un tema complesso e estremamente attuale.
In termini pratici l’Ordine a breve dovrebbe avere disponibile in sede uno di questi schermi attraverso cui navigare tra le diverse proposte e con un po’ più di tempo dovremmo riuscire a produrre una versione navigabile anche in rete.
Intanto godiamoci questa bella mostra.

Francesco de Agostini


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