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Nuove norme del PGT: qualità presente e futura della città

Dal 20.01.2011 al 20.01.2012

martedì 18 gennaio 2011 intensa giornata di studi dedicata al nuovo PGT di Milano al Politecnico - campus Bovisa, con il sostegno dell'INU nazionale

PGT di Milano: effetto delle nuove norme del PGT sulla costruzione della nuova città e sulla qualità della città esistente

Mentre in Consiglio Comunale arrivano i documenti di discussione ed approvazione relativi le osservazioni al PGT fatte a novembre dai cittadini e dalle associazioni interessate, con qualche ritardo e frizione in Giunta per l’approvazione del bilancio e poco più di 20 giorni a disposizione per approvarlo in Consiglio, martedì 18 gennaio 2011 è stata organizzata una intensa giornata di studi dedicata al nuovo PGT di Milano dal Politecnico - campus Bovisa e INU nazionale.
A presiederla gli architetti Federico Oliva, già presidente nazionale INU, e Marcello De Carli, entrambi per altro da molti anni attivi sia come ricercatori che urbanisti operanti sul territorio intercomunale milanese.

È proprio Marcello De Carli a fare una rapida carrellata riguardo vizi e virtù del nuovo PGT, cui quindi ci si attendeva finalmente seguire un contraddittorio  più diretto con alcuni dei suoi estensori invitati.
In merito ai contenuti innovativi, a partire dalla Legge Regionale 12/2005, indica:

  1. Applicazione di un indice unico su tutto il territorio comunale

  2. Semplificazione norme di definizione delle destinazione d’uso ‘abolite’ in ambito consolidato e di espansione

  3. Premialità del piano, come vedremo sotto diverse forme

  4. Tutela del paesaggio ampliata all’architettura moderna

Non si definisce più un indice massimo, che è quindi legato alla L.1444 del 1968, a 7mc/mc, oltre cui scatta l’obbligo del Piano Attuativo.
Si intravede una maggior corrispondenza tra regolamento e progetto realizzato.
Si promuove l’aggiornamento del piano dei servizi annuale.
Aumenta il demanio del parco sud.
Si localizzano le principali trasformazioni urbane su scali ferroviari ed ex caserme.
Si ragiona di edilizia convenzionata.
Si cortocircuitano l’innalzamento della densità del costruito attorno ai nodi di trasporto pubblico.

Di contro, alcune criticità soprattutto rispetto ai meccanismi della perequazione:

  1. In termini di mercato, quale sarà l’incidenza sulle aree la dove i diritti edificatori sono indifferenti alla loro localizzazione?

  2. Come farà l’amministrazione a ricomporre un demanio di aree utili ai servizi se quanto viene acquisito è schizofrenicamente frammentario?

  3. A sollecitare la densità edilizia sarà sempre la rendita differenziale, sulle cui aree, certamente centrali, convoleranno diritti edificatori da aree di pertinenza indiretta, con quale impatto sull’esistente?

  4. Quali meccanismi controlleranno l’applicazione nel tempo delle convenzioni dell’edilizia sociale?

  5. La tutela del moderno sembra localizzarsi solo al centro, perché?

  6. Il trasporto su ferro radiale fa i conti con i costi che induce?

Conclude osservando la mancanza nel Piano dei servizi di analisi e proposizione riguardanti i sistemi funzionali: della ricerca, della scuola, della cultura etc., riducendosi ad indicare il mero censimento dell’esistente. Da qui più che altrove si intravede la mancanza di un orientamento politico, di scelta dell’identità urbana del piano.

Andrea Boschetti, dello studio Metrogramma, responsabile scientifico del Piano, non sembra aver molte preoccupazioni riguardo le criticità sollevate, e piuttosto che alle questioni sostanziali sembra preferire riferirsi al clima di apprensione suscitato dalle significative criticità descritte: per cui, dopo il funerale, ci assicura, penserà lui a portarci l’allegria. Bene.

Il suo intervento titola: PGT Milano Dense-City.

  1. non è un piano di natura Conformativa

  2. è un piano di Trasformazione e non di Espansione

  3. non è quinquennale, in spregio alla Legge Regionale 12, ma ragiona sui 30 anni

si è riflettuto guardando alle realtà europee ed alla attualizzazione e riequilibrio dei servizi, unico strumento per richiamare abitanti dall’esterno.
Quali servizi? Bò.
Di sicuro in condizioni di Mix funzionale, perché non dare assetto conformativo alle indicazioni di Piano permette di rimettere in gioco parti di città che con il PRG sono rimaste per anni vincolate, liberandosi così 'al desiderio del mercato':
ecco cosa definisce la domanda, insieme al principio di sussidiarietà, secondo cui l’interesse pubblico di housing sociale e servizi di attrazione sarebbe legato alla buona iniziativa privata, che come si sa guarda al mercato per stabilire i propri investimenti.
Il tutto regolato dalla perequazione –che, ammonisce, è uno strumento e non va confuso con un obbiettivo- questa si Performante la città, che non serve per pagare le infrastrutture (?) ma serve a garantire  l’equità del diritto di chi è proprietario.
Ma il vero fulcro, il vaso di Pandora, l’uovo di Colombo, o come ancora definita da Boschetti  ‘l’isola che non c’è’, si sposta dal ragionare di pieni ai vuoti: questi si elementi vincolistici e disegnati a regolare la città pubblica.

La densità va considerata non è solo quantitativamente, ma anche in termini qualitativi: energia sostenibile, servizi, infrastrutture, parchi e verde.
Alla Milano densa e dispersa, si contrappone una visione d’insieme, che dall’esterno procede verso l’interno (ricordo che Giancarlo De Carlo lo affermava nel 1992, nel presentare il piano di Urbino, invertendo il cannocchiale e portando il paesaggio nella città… quanto tempo perso, penso ascoltando…ndr), contrapposta ad una visione sperequata che dal centro va alla periferia.

Visione che non perde di vista le aree strategiche individuate attraverso il lavoro fine compiuto nella definizione dei Nuclei di identità Locale, che vedremo in seguito, strutturano le strategie operative.

A tenere insieme il tutto è dunque il disegno del vuoto. È così che la città da radiocentrica può essere riletta come radiale, cui sovrapporne una reticolare.

Detroit –questa si città reticolare, trattandosi di una città di fondazione ‘700- sta ponendo l’attenzione sul tema del vuoto, avvalendosi del lavoro compiuto a Milano. Complimenti.

Insomma, certo che sono stati posti il problema dei grandi sistemi della formazione, cultura, e persino degli studi di registrazione (un’altra analogia con Detroit, probabilmente), ma sottoforma di indicazione delle Vocazioni dei luoghi, senza alcun vincolo di localizzazione, perché sarà sicuramente il mercato a decidere al meglio, e il piano deve rifuggire da ogni conformatività.
La visione finale è che l’amministrazione dialoghi con il singolo cittadino (?).

Lui personalmente ha parlato con i grandi architetti –cita Koolhaas e Nouvel- che si sono detti disponibili a fare Concorsi sul tema. E non sarà un problema trovare i 12/16 miliardi di € necessari per tutto questo, c'è tempo, di qui ai prossimi vent’anni.

Cesare Macchi Cassia, invitato a parlare della qualità della città, ci parla della professione: negli anni ’60 professione e cultura erano un tutt’uno, cita Ernesto Rogers e Ponti, vi era una spiccata astinenza dall’idealismo.
Con gli anni ’70 e l’avvento dell’idealismo si rompe questa continuità tra professione e cultura: bisogna reimparare a padroneggiare le passioni -citando Philip Roth.
Oggi, per candidarsi a Sindaco, uno dei candidati che poi perderà le primarie, dichiara che se eletto abbandonerà la professione: con Rogers non sarebbe stato neanche pensabile.

Il PGT non ha avvicinato le persone, ed il suo piano dei servizi deve essere intercomunale se vuole fotografare la realtà dei fatti.
Milano deve tornare Territorio: la nostra città entro i suoi confini è un quartiere del sistema regionale, e il PGT il suo Piano Particolareggiato.
Noi dobbiamo tornare invece al valore politico del nostro mestiere.

Pierluigi Roccatagliata, per anni direttore del PIM, già responsabile del Parco Sud, relaziona sulle strategie di area vasta all'interno del PGT, e i Piani di cintura, il cui tema portante è il paesaggio.
Cos’è un Parco Agricolo? Il suo paesaggio muta rapidamente, di 10 anni in 10 anni. Le invarianti sono il patrimonio della storia: abazie, cascine, navigli, reticolo capillare dei canali irrigui. non certo le sue colture.
Secondo le regole attuali, rischiamo di avere un CERBA ogni 2 anni: è dunque necessaria una regolamentazione volta a tutela del paesaggio, e i piani di cintura servono a questo, a dare le indicazioni di sinergia.

Dopo una breve pausa, che non permette di fatto un minimo dibattito su quanto sin qui discusso, il pomeriggio si riapre con i saluti dell’ex Rettore Adriano Di Maio, ora anche ex direttore dell’Irer, promotore del presente seminario di studi in corso, divenuto nel frattempo con Iref, Ufficio statistica e Osservatori regionali dal 1 gennaio 2011 Istituto Superiore per la Ricerca, la Statistica e la Formazione.

Nicola Russi, di Laboratoriopermanente, illustra invece l’interessante lavoro compiuto sulla scala locale: per rendere isotropo il territorio, afferma, la ricchezza del centro deve ridistribuirsi attraverso corone circolari.

Alla lettura radiocentrica, la cui suddivisione amministrativa in zone si è identificata in astratte fette di torta perimetrate dalle principali radiali, si contrappone una lettura più minuta e sensibile della qualità della città esistente per quartieri, ovvero sottoinsiemi di identità locale.
I diversi tessuti della città in questo modo acquisiscono una propria ragione d’essere. Si arriva a definire così 88 Nuclei di Identità Locale (NIL), che costituiscono un arcipelago in cui, attraverso 10 diverse strategie da esse indotte, si possono costruire le regole di progettazione della scala locale: una sorta di impasto, racconta, per fare biscotti in cui devono coesistere equilibratamente tutti gli ingredienti. Che sinteticamente sono:

   00. La suddivisione in Nuclei Identità Locale
   01. Il rilevamento delle centralità locali, a partire dalle aggregazioni commerciali
   02. l’identità definita come espressione di società di relazione
   03. identificazione appunto dei nodi che costituiscono le centralità
   04. le porzioni di verde locale
   05. il sistema di trasporto pubblico che mette in rete il nucleo
   06. i raggi verde di connessione ad epicentri di interesse urbano più genberale
   07. il mix funzionale locale, mosso spontaneamente dal mercato
   08. il mix sociale, attraversa differenziazione di offerta abitativa, anche convenzionata
   09. connessioni pedonali protette al trasporto pubblico
   10. distinguo del traffico di attraversamento urbano e locale

Tutto questo all’interno della città, in rete, a sua volta distinta in:

   - centro storico, di cui si è compiuta una analisi capillare edificio per edificio;
   - città consolidata (berutiana), di cui si sono estrapolate le regole del tessuto storico;
   - ambiti di rinnovamento urbano, oltre la cinta ferroviaria, in potenziale movimento.

La definizione delle diverse regole di aggregazione porta alla definizione della Tassonomia del sistema storico nel rapporto tra volumi e spazio pubblico.

Dunque, una costruzione delle regole a partire dallo spazio pubblico, attenta e contenente numerose informazioni locali inedite. Peccato che pare siano state talmente messe in discussione, ci racconta Nicola Russi, che si siano ridotte solo a 2. Ma vedremo come finirà solo con gli esiti della discussione consiliare.

Federico Oliva riprende alcune delle osservazioni fatte da Di Carlo inizialmente, complimentandosi assai per la straordinaria efficacia di rappresentazione e comunicazione di questo nuovo PGT Milanese.
Ne critica però le radici fondanti:
   -limitato riconoscimento della storia nella tripartizione della città;
   -attraverso incentivi, l’Ut  0,5mq/mq distribuita su tutto il territorio per operazioni di nuova costruzione arriva tranquillamente all’1mq/mq, rispettando le indicazioni morfologiche del Piano.

Si chiede allora come sia stato possibile fare dei dimensionamenti, contenuti per legge nel bilancio finale di Piano, se gli indici permettono tanta elasticità di dimensionamento?

Federico Acuto, introducendo gli aspetti trasportistici del nuovo Piano, ci intrattiene definendo quanto abbiamo davanti ‘Urbanistica degli Ultracorpi’, liberamente ispirata al noto film “Terrore nello spazio profondo” e dedicata ai fagioloni che contraddistinguono l’iconografia di questo nuovo PGT per Milano.

Denuncia come le sparute indicazioni in merito ai trasporti si ritrovino solo in 2 allegati, il primo al Piano dei Servizi, l’altro alle analisi di premessa al Piano della VAS.
Ne parla con un occhio al glorioso documento Passante del PIM del 1969, in cui si esprimeva già a chiare lettere il problema di struttura e non di forma, secondo un sano distinguo di Piano e Governo: governo costituito da i vincoli, i condizionamenti, le mediazioni e le linee di indirizzo che possono essere anche parecchio distanti dal Piano.
Zambrini/Cagnardi con soli 42 anni di anticipo all'interno di quel documento coglievano il tema, e lo rappresentavano, dell'incremento delle volumetrie in corrispondenza delle infrastrutture.
Si interroga poi sulla congruenza finanziaria, d'obbligo perchè il Piano possa essere realizzato, e cui quindi dovrebbe allinearsi: presunti 12 miliardi di infrastrutture, ad oggi 2,5 definiti, ma i restanti 9,5?

Sotto l’aspetto comunicativo del Piano, Acuto ricorda il volumetto “La retorica antica” di Roland Barthes, in cui si racconta la nascita della retorica proprio a partire da questioni di Urbanistica.
Questo per dire che questo Piano si potrebbe definire un ‘Piano Ikea’: dalla ottima confezione ma di scarsa sostenibilità sociale.

Giorgio Goggi, già assessore ai trasporti per 7 anni nelle giunte Albertini e docente di trasportistica al Politecnico, ribadisce la necessità di riflettere l’urbanistica di Milano nell’area metropolitana.
Questo Piano invece sembra mettere in concorrenza la città con la sua periferia metropolitana, attraverso previsioni di crescita che sembrano proprio voler attingere al suo più stretto intorno.
Ricorda alcune questioni disciplinari che sono poi nelle premesse del Piano stesso: la rete dei trasporti esistente, e i nodi la dove emergono, seguono i flussi e non i desideri definiti dalla concentrazione residenziale.
E la logica dei flussi non si costruisce su densità residenziali, appunto, ma sui servizi, che se non si localizzano non possono essere previsti: con costi a botte di 60 milioni a km per Metrovie  e 20 milioni a Km per tramvie, non si può sbagliare, altrimenti non si trovano i finanziamenti.
Si è persa l’occasione degli scali ferroviari, che nel 2005 erano negli accordi con l’amministrazione comunale da lui sottoscritti, considerare ancora risorsa per la città.
Infine solleva qualche dubbio sul rischio imprenditoriale che scaturisce dalla perequazione, la dove sono scissi i diritti edificatori dal terreno ceduto: e se poi non li vendi, cosa te ne fai?

Stefano Pareglio si sofferma sulla densità, in se valore condivisibile, ma ragiona a partire dal fatto che si tratti già della seconda città italiana più densa, grazie a trasformazioni del tutto polverizzate quanto senza disegno strategico –si pensi al fenomeno loft ed ai sottotetti.
Attenzione anche ai trasporti, fonte oggi del 1/3 delle emissioni.

Infine Ezio Micelli, consulente per il Piano in merito alle dinamiche perequative, già docente di estimo allo IUAV di Venezia, sorprende per la lucidità con cui racconta le rinnovate modalità di attuazione di perequazione e diritti edificatori.
Annuncia che si va finalmente a chiudere un rapporto iniquo tra proprietari legato alle priorità stabilite dal vecchio Piano Regolatore per presunti interessi del pubblico.

Piergiorgio Vitillo si oppone: ma se la perequazione è uno strumento, e quindi c’è una finalità, che senso ha la perequazione sul parco sud?

E dall’ala sinistra del pubblico –oramai eroicamente sparuto-: ma se la perequazione la facesse un amministrazione pubblica?

Resta l’energia e il tempo solo per una battuta, attraverso le parole di Lewis Mumford: “la migliore cultura urbana è la cura degli uomini; ogni deriva economico finanziaria porta lontano dalla città”.

Dibattito e qualche risposta in più alla prossima occasione.
Prima del 14 febbraio?

Francesco de Agostini

 

Le immagini sono elaborati per gentile concessione dell'arch. Nicola Russi, che ringraziamo

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