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AILATI ITALIA - Padiglione Italiano, Biennale di Venezia 2010

Dal 08.09.2010 al 08.09.2011

Una Biennale eterea e sfuggevole, fine e minimale nel dire il rapporto ambiente/architettura. Vi raccontiamo il Padiglione italiano, con una nutrita partecipazione di iscritti milanesi

Una Biennale eterea e sfuggevole, fine e minimale nel declinare il rapporto ambiente/architettura, anche se poi talmente varia negli interventi nazionali ai giardini che vorrebbe più capitoli per essere narrato, e probabilmente anche più biennali.
Forse ha ragione chi sostiene che le mostre di architettura non si dovrebbe farle in lughi deputati al grande pubblico, come è la Biennale di Venezia, perché lo allontana, non capendo, se non le rappresentazioni più ‘artistiche’ e facili, e per questo forse deleterie alla comprensione dell’Architettura, nella sua labile definizione  di arte applicata.
E però vedere che qualcosa si muove concretamente sul territorio -sia pure anche raccontato in modo didascalico- male non ci sta, soprattutto se alimenta prospettive per il futuro.
Per questo ci limitiamo qui a raccontare dell’inaugurazione del padiglione italiano all’Arsenale, non ultimo per la nutrita partecipazione di iscritti Milanesi al suo allestimento.
E anche perché ci è parsa -diciamolo subito- una delle proposte più concrete e per questo stimolante, di questa dodicesima edizione. 

Come ci ha raccontato Luca Molinari, curatore del padiglione italiano, AILATI vuole richiamare la lateralità della condizione italiana rispetto i grandi problemi della disciplina: non intesa quindi come marginalità,  ma piuttosto come risorsa,  un modo di spostare la prospettiva verso il presente che guarda al passato/futuro con sguardo critico: ‘oggi che i centri sono vuoti o deboli, l’atteggiamento virale è quello che vince.’

Il padiglione è suddiviso in tre grandi spazi, a rappresentare questi tre grandi scenari elementari Presente Passato/Futuro):  una sequenza che,  attraverso gli occhiali del Presente significativo -rappresentato da architetture realizzate in questi anni e problematizzato attraverso i temi cui questi diversi progetti danno risposta-  permette di guardare strabicamente il Passato prossimo e un Futuro possibile.
Al centro dell’allestimento, nel grande locale di ingresso, vi è allora la sezione centrale, dedicata al Presente: “Laboratorio Italia”, in cui vengono presentate solo opere costruite in questi ultimi anni, e che funge appunto da lente per guardare alle altre due  sezioni.

Emerge con felicità come in Italia –sono parole di Molinari- si puo fare resistenza civile alla distruzione del paesaggio, attraverso esempi virtuosi di un paese che spesso si disinteressa alla qualità del suo ambiente.
Michele Calzavara, curatore di questa sezione, sottolinea come l’allestimento ponga  i progetti, sia pur suddivisi secondo 10 temi, su un unico grande piano, a costituire un paesaggio concreto: vuole essere una dichiarazione senza esitazioni di esistenza di un processo di trasformazione possibile, virtuoso e alto.
Luca ci ricorda come “People meet in Architecture” (titolo della Biennale voluto dalla Sejima ndr) è presente nell’allestimento, attraverso l’inserimento di sedute lungo i tagli che definiscono i percorsi di visita del piano di supporto dei progetti, a dire della volontà di dar luogo ad uno spazio il più libero, elementare e naturale possibile.

Accanto la stanza intitolata “Amnesia nel presente”, che vuole raccontare il nostro passato prossimo, curata dall’ottima Maria Vittoria Capitanucci.
Una riflessione critica e storica riguardo gli ultimi 20 anni attraverso immagini e testimonianze tratte da riviste, da pubblicazioni e dal racconto degli eventi significativi di questi anni, riferita da una generazione, come ci dice Maria Vittoria, che in fondo racconta proprio i suoi anni di formazione.
Per questo difficile da raccontare perché troppo immersi in essa, ma allo stesso tempo facile perche è la storia di ogniuno di noi, ma vista con occhi che guardano al futuro.
Ne risulta un allestimento talmente sintetico, costruito sull’incrocio delle diverse velocità di narrazione della storia, talmente denso di informazioni che da solo varrebbe una mostra a sè, e sicuramente più tempo di quello che un visitatore mediamente dispone in una kermesse come questa, per riuscire a coglierne i molteplici e per molti versi indetiti stimoli.

Quindi la Terza sezione, sicuramente con l'ambizione di dare maggior impatto fisico nel suo allestimento, volutamente emotivo: “italia 2050”, un lancio nel futuro, un gioco a fare dell’italia un grande laboratorio sperimentale.
Attraverso la collaborazione/contaminazione di 14 autori under 40, selezionati dalla rivista Wire in uno spettro ampissimo di discipline -dallo chef allo scienziato, tanto per capirci- con 14 architetti a rappresentare, si compie la traduzione nello spazio dei temi proposti dai primi riguardo una possibile visione del futruro.
Sicuramente la più vaga sezione del Padiglione.
Un idea programmaticamente stimolante nel creare contaminazioni tra diverse discipline, ma con un allestimento velleitario rispetto ai mezzi a disposizione, troppi medium scritti per essere compresa, inadatta per una mostra che punta ai grandi numeri.

Insomma, un tentativo davvero generoso di affrontare i tantissimi temi, dichiarati le ricchezze dell’italia, con poi la difficoltà di gestire una tale abbondanza di materiali.
Credo però che lo sforzo importante ompiuto valga come una sorta di traccia da scandagliare nel prossimo futuro, un indice da affrontare secondo un approccio non solo teorico ma finalmente concreto, imperniato sul ‘non aver paura di fare’.
Per questo, anche se può apparire a tratti piuttosto didascalico, questo percorso è utile per capire le traiettorie dei tempi recenti, certamente più difficili, cui nessuno si è ancora cimentato sistematicamente.

A chiusura quindi segnaliamo in dettaglio, complimentandoci con loro, i numerosi nostri iscritti presenti tra i progetti che scandiscono le 10 aree tematiche emergenti:

1. Quali spazi per le diverse comunità?:

  • Alessandro Scandurra, scandurrastudio, Zurich Insurance Company Italian Headquarters, Milano – di cui si segnala la presenza in tutte e tre le sezioni

  • Guidarini & Salvadeo, Centro socio-sanitario residenziale per sordociechi e pluriminorati psicosensoriali della Lega del Filo d’Oro (MI)

2. Quali le nuove forme dello spazio pubblico?:

  • Cino Zucchi Architetti con lo studio ravennate Gueltrini e Stignani Associati, Parco pubblico, San Donà di Piave (VE)

3. Come si trasforma la città contemporanea?:

  • Studio elementare, Kconsult, Sauerbruch+Hutton, scandurrastudio, Studio Italo Rota & partners, Maciachini, Milano

  • Cino Zucchi Architetti con Zucchi & Partners, Chalers Jencks con Andreas Kipar - LAND srl, Quartiere Portello-Fiera, Milano.

7.come riprogettare il patrimonio storico?:

  • Italo Rota con Fabio Fornasari, Arengario Museo del Novecento, Milano

  • DAP studio/ Elena Sacco - Paolo Danelli, Biblioteca civica "Elsa Morante", Lonate Ceppino (VA)

  • aMDL Michele De Lucchi, Fondazione Giorgio Cini. Intervento di ripristino funzionale della Manica Lunga, Venezia

  • Piuarch Partners, D&G Headquarters, Milano

8. Come imparare dagli archetipi e farne dei prototipi:

  • Attilio Stocchi, Bulbo/Rimbalzi, serie di 4 opere tra cui Bulbo, degli arch. Attilio Stocchi e arch. Gino Guarnieri

10.work in progress..:

  • Cino Zucchi Architetti + PARK ASSOCIATI, Salewa Headquarters, Bolzano.


Infine gli iscritti milanesi che hanno partecipato alla sezione Italia 2050, di seguito segnalati nell’accoppiata con l’autore selezionato dalla rivista wired.
A riguardo segnalo l'ottimo sequel di Alessandro Baricco al suo 'I Barbari', tra profondità e superficie, che credo abbia costituito la traccia per la selezione degli autori da parte di Wired:


DAVIDE OLDANI / DUILIO FORTE
Tema LUOGHI DEL GUSTO, DEL BENESSERE E DEL PIACERE
Installazione SLEIPNIR CONVIVALISQUINTUS

GIANNI BIONDILLO / METROGRAMMA
Tema ARCHITETTURA ZERO-CUBATURA
Installazione ESPERIA15: UNA SUPERGUNDAM ALLA DISPERATA RICERCA DI UN’ANIMA

CHIARA BONINI / ITALO ROTA
Tema IL CORPO NELLA CITTA’
Installazione SONO IL MIO CORPO, FORSE

ILARIA CAPUA / ALESSANDRO SCANDURRA
Tema PAESAGGIO OPEN SOURCE
Installazione OPEN SOURCE / SORGENTE APERTA / SALA DA CONCERTO

ACHILLE STOCCHI / ATTILIO STOCCHI
Tema MATERIA / ANTIMATERIA
Installazione FUTURO SENZA TEMPO



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