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Expo 2015: Nutrire il Pianeta. Resoconto della serata

Dal 06.07.2010 al 06.07.2011

Alberto Mina, Direttore Relazioni Istituzionali di Expo, Claudia Sorlini, preside di Agraria e Carlo Balzacchini a presentare le iniziative di slow food. una serata all'Ordine

Avremmo voluto invitare un Console di qualche paese emergente, ma non ci siamo riusciti.
Abbiamo molto parlato di Expo in termini di hardware,  ovvero Masterplan e Edifici, meno del tema, ovvero il software dell’evento, la Nutrizione.
Vito Redaelli
, coordinatore della serata,  illustra così le ragioni di questo incontro, allargando il ragionamento dall’alimentazione all’agricoltura, oltre che al suo essere risorsa economica che incide sulla qualità della vita, è Paesaggio.
La Lombardia ed il suo territorio è sollecitata a riguardo, così come gli altri paesi partecipanti. Ma quale input sono stati dati per sollecitare i paesi esteri?

La domanda è posta al dott.  Alberto Mina, Direttore Relazioni Istituzionali Expo 2015, che partendo piuttosto da lontano, illustra il tema ‘Nutrire il Pianeta, energia per la vita’.
Alimentazione va intesa non solo come emergenza epocale, ma anche come radice trasversale di più aspetti dello sviluppo tecnologico, che induce a catalizzare tante e diverse voci.
C’è poi il rapporto tra Tema ed Evento, come integrazione di conoscenze multidisciplinari.
A riguardo sottolinea come Expo, da momento di competizione tra i diversi paesi, a partire dagli anni ’70 sia diventata invece centro di dibattito e conoscenza delle sfide culturali contemporanee, ovvero occasione di progetto come emblema del progresso riguardo ai temi di volta in volta affrontati.
Il sistema alimentare globale implica anche affrontare temi quali la modifica della natura, e quindi sostenibilità, cooperazione, comunicazione, politica dell’alimentazione.
E poi tecnologia versus biodiversità, colture che implicano saperi tradizionali, e soprattutto educazione alimentare. Fino a toccare temi più ampi come patto sociale e produzione artistica.
Questi in sintesi gli Obbiettivi, da cui discendere la Strategia espositiva.
Le aree tematiche specifiche –volute per regolamento dal BIE, sono poste a confronto con gli allestimenti delle regioni locali.
Da cui i Biomi, le politiche, la produzione di cibo e  il suo futuro.
Insomma, un programma culturale  per 184 giorni di dibattito ed eventi anche distribuiti sul territorio.
Sollecitato da Vito, ammette che lo sguardo degli Architetti, dimostrato attraverso il masterplan, è stato estremamente fertile come contributo anche per lo sviluppo del tema.

È quindi la volta della Prof. Claudia Sorlini, già preside di Agraria, attiva della prima ora nell'elaborazione del progetto di candidatura Expo Milano. Entusiasta soprattutto del tema, ci racconta, quanto i numerosi governanti dei paesi in via di sviluppo da lei incontrati in questi anni, poiché gli consente di dare contributi molto importanti.
Cita la rivista Science di febbraio, in cui si argomenta riguardo la crisi alimentare mondiale. Dopo un trend straordinariamente in calo registrato negli anni ’90, dal 2005 a oggi è tornato ad aumentare dell’11%.
Vi si afferma inoltre che la produzione alimentare mondiale potrebbe essere in realtà sufficiente per i quasi 7 miliardi di abitanti del pianeta, ma che tra problemi di distribuzione e sprechi -soprattutto urbani- si arriverebbe a scartare quasi la metà della produzione globale stessa.
Le soluzioni alla fame del mondo non sono quindi esclusivamente tecnologiche, quanto relazionali e politiche. E anche di educazione alimentare:  se per produrre 1 kg di carne ci vogliono 10 kg di proteine vegetali, gli equilibri futuri possono essere amministrati anche lavorando sulla formazione.
Per questo sono già in corso numerosi programmi di cooperazione. L’Università di Agraria ha collaborato, a titolo di esempio, con il  Libano, mettendo attorno allo stesso tavolo religioni diverse; con l’ Egitto, creando coltivazioni nel deserto di varietà di riso che crescono all’asciutto; o con il Senegal, attraverso la diffusione dei micro orti cittadini…
Termina la sua appassionata esposizione auspicando che non rimangano dopo il 2015 cocci o colate di cemento, quanto opportunità per i paesi in via di sviluppo, oltre che per Milano e la sua Regione.

A riguardo, Carlo Balzacchini, presente al posto di Carlin Petrini a rappresentanza di slow food, espone proposte e azioni su cui si stanno muovendo.
Il territorio agricolo di Milano è definito da una strana filiera. Per questo primo passo è stata la mappatura del territorio: 1024 aziende, di cui 24 biologiche.
Progetto pilota è stato il Mercato della Terra, che già si svolge da qualche tempo in largo Marinai d’Italia, che presenta prodotti legati alla filiera sul raggio di 40 km da Milano. Vendita, degustazioni, tavoli per consumare in loco.
La filiera pane: di fronte allo scarso numero di panificatori, di cultura incerta, si propone un azione di divulgazione, al fine di recuperare prodotti legati alla tradizionale lievitazione lenta -che permette la conservazione naturale-, oltre che al grano di basso impatto, al recupero dei mulini, in qualche modo ad amplificare l’istruzione per la buona panificazione.
Quindi l’ortofrutta, carente nel circondario milanese, promossa anche attraverso sperimentazioni di “reap yourself”, ovvero la raccolta diretta del proprio farbisogno direttamente dall'albero, che implica il coinvolgimento degli interessati alla scoperta delle aziende sul territorio e ad educarsi alla qualità delle produzioni stagionali.

Si aprono quindi le danze agli interventi del pubblico.
Una Paesaggista lamenta il fatto che non si è sentito parlare, appunto, di Paesaggio: si parla di cosa ma non di come.
Emilio Battisti
: quale collocazione avranno le grandi aziende del comparto alimentare, tipo Monsanto o Nestlè, all'interno del sito? Quali relazioni si intendono avere nei loro confronti?
Marco Engel
invece sottolinea le radicali differenze riguardo il concetto di paessaggio sotteso tra il progetto di candidatura e il progetto del Masterplan, sicuramente di gran lunga più ricco e affascinante. Al punto che, se poi cancellato alla fine dell’evento,  apparirebbe una perdita. Cosa che invece l’orientamento a creare un centro Bio permetterebbe di conservare, delineandosi come la soluzione più valida per l’area.

Claudia Sorlini entra nel merito dei temi del paesaggio, in specie del sito Expo: le 3 grandi serre della Biodiversità, cui si aggiungono 2 aree en plein air a rappresentare i 5 biomi della terra. In serra vi sono, in sequenza verso est: foresta tropicale, savana e deserto, mentre all’esterno temperato umido in collina, e temperato freddo orientato ad ovest.
Naturalmente nella loro organizzazione paesaggistica i Biomi sono espressi nelle loro caratteristiche di maggior impatto.
Al di sotto delle serre, ovvero sotto le colline disegnate al loro interno, sono collocati i laboratori e il Museo della alimentazione, organizzato anche nella Cascina Triulzia. Progetto che, essendo voluto fortemente dalla Regione, oramai di nuovo insediata, a breve ripartirà.

Alberto Mina aggiunge che, pur sembrando programmi indeterminati, molte delle cose dette sono da progettare fisicamente, da cui la comunicazione con interlocutori attivi come gli architetti.
Ricorda infine che a Parigi si è sempre parlato del lascito di Expo 2015 in termini di network piuttosto che di luogo fisico: un centro di Eco-sostenibilità, o meglio dello sviluppo sostenibile.
Riguardo invece i rapporti con le grandi companies certo non si può pensare che rimangano estranee all'evento: pur con un regolamento che non permette attività commerciali all’interno del sito, è  previsto comunque dedicare il 15% dell’area a soggetti “for profit”, le cui regole di ingaggio sono stabilite dalla società (ma quali magari la prossima volta..).

Nessuna energia per domande successive… ma pronti alla prossima puntata.


  Francesco de Agostini

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