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Via Figino, Housing Sociale: ecco i commenti al risultato del concorso di progettazione

Dal 13.05.2010 al 13.05.2011

Anche per la seconda fase del concorso pubblichiamo il contributo del Prof. Arch. Raffaele Pugliese, membro della giuria come rappresentante dell'Ordine degli Architetti

Concorso Internazionale di Progettazione di Housing Sociale
Milano Figino - seconda fase

Note di Raffaele Pugliese,  Professore ordinario di Composizione architettonica e urbana al Politecnico di Milano.

Il concorso per Figino, un’area di espansione di dimensioni paragonabili al sedime del borgo esistente, era stato programmato dalla Fondazione Housing Sociale in due fasi proprio per limitare solo ai progettisti selezionati l’onere di uno sviluppo più approfondito del progetto.
A conclusione della prima fase erano stati ammessi alla seconda fase sei progetti (uno in più rispetto alle previsioni del bando): 0FOOT (capogruppo Arch. Francesco Matucci); A3958 (capogruppo Arch. Renato Sarno); CASE (capogruppo Arch. Elisabetta Latis); C0RTI (capogruppo Arch. Enrico Garbin); MATER (capogruppo Arch. Paolo Favole); MA639 (capogruppo Arch. Giovanni Caudo).
Nella presentazione della prima fase questi progetti, sostanzialmente diversi nelle loro proposizioni formali, erano accomunati da alcune soluzioni ricorrenti alle diverse scale di definizione.
Primeggiavano in particolare l’organizzazione del sistema del verde in continuità con il sistema dei parchi della città e la presenza di una relazione diretta tra la nuova centralità e la piazza della chiesa del borgo di Figino. Erano poi ricorrenti la continuità con i caratteri della maglia urbana e delle tessiture geometriche proprie del vecchio borgo, e l’adozione di tipologie insediative a corte con ambiti spaziali finalizzati a favorire le relazioni tra gli abitanti per la crescita della nuova comunità.
Da questi caratteri comuni si allontanavano per alcuni aspetti da un lato il progetto “Latis” che, operando sulla disposizione reciproca di corpi di fabbrica a lama, proponeva la spazialità di un sistema di corti aperte verso il parco, e dall’altro il progetto “Caudo” che affidava a un “recinto” il compito di raccogliere la partizione spaziale derivante dalla disposizione degli edifici a filari paralleli. Il progetto “Garbin” infine accanto alle corti proponeva un addensato sistema a torri, collocato sul lato ovest dell’insediamento.
La tipologia insediativa a corte - che generalmente, anche se non in modo univoco, include la tipologia edilizia a corte - dava luogo a corpi di fabbrica a corte abbastanza diversi sia per le differenti dimensioni dello spazio della corte, sia per le relazioni che lo stesso spazio andava a instaurare con gli spazi pubblici e con quelli a verde.
Alla scala degli edifici la distribuzione a scala pianerottolo era frequentemente coniugata anche con il sistema distributivo a ballatoio. In questi casi raramente la soluzione contemplava accorgimenti adeguati ad evitare disturbo ai soggiorni e alle camere da letto dei singoli appartamenti con affaccio sullo stesso ballatoio.
Era infine diffusa in tutti i progetti una narrazione sul tema della sostenibilità cui corrispondeva una documentazione di tipo generico sulle tecniche e sui componenti tecnologici programmati, ma soprattutto apparivano poco esplorate le relazioni tra le strutture formali di questi componenti tecnici e la forma degli edifici.
La decisione della Giuria di ammettere alla seconda fase sei progetti, invece dei cinque previsti dal bando, mirava ad allargare il quadro delle proposte progettuali nella speranza che la seconda fase avrebbe permesso, ai progettisti ammessi, di mettere a fuoco ed esprimere in modo più preciso i caratteri particolari di ogni progetto.
In particolare ci si aspettava che fossero maggiormente caratterizzati i valori spaziali e figurativi della nuova centralità pubblica (progetti Matucci, Sarno, Latis, Garbin e Caudo) anche rispetto al sistema dei servizi e delle attività che ne potranno supportare la crescita.
Analogamente si attendeva una migliore qualificazione degli spazi semipubblici (progetto Garbin) al fine di rendere evidenti le possibilità di supporto alle relazioni di vicinato. Un secondo ambito di attese riguardava una più precisa qualificazione dei valori di urbanità in rapporto alla metropoli (progetto Sarno) e in genere una più matura composizione degli edifici e in particolare di quelli destinati a delimitare lo spazio pubblico della piazza e delle strade. In relazione alle soluzioni distributive e all’organizzazione dei singoli appartamenti insieme ad una migliore relazione tra locali abitabili e distribuzione a ballatoio (progetti Matucci, Latis, Garbin e Caudo), una messa a punto degli spazi abitabili, perché a volte di dimensione inferiori ai limiti di legge – soggiorno e camere da letto (progetto Sarno) – e a volte senza aerazione e illuminazione naturale – servizi igienici (progetto Matucci).
Ci si attendeva infine una più consapevole e matura definizione del sistema della viabilità, dei caratteri tipo-morfologici dell’insediamento e dell’architettura degli edifici.

Procedure di selezione
La gestione della seconda fase delle attività della Giuria internazionale anche questa volta ha potuto fare affidamento su un’organizzazione davvero molto efficiente e di grande efficacia.
Caduto l’anonimato, in questa fase i gruppi di progettazione, ordinatamente distribuiti tra il primo e il secondo giorno delle tre giornate di lavoro programmate, hanno potuto illustrare direttamente i propri progetti e rispondere alle domande e alle osservazioni dei componenti della Giuria.
La gestione integrata degli elaborati a stampa e di quelli digitali ha permesso alla Giuria di svolgere in condizioni ottimali le operazioni di valutazione comparativa dei progetti, secondo gradi successivi di approfondimento.
Tutte le decisioni sono il frutto di lunghe e approfondite discussioni in cui tutti i componenti della Giuria hanno potuto esprimere compiutamente le ragioni delle proprie valutazioni.

I progetti della seconda fase si segnalano in genere per una più attenta definizione dei diversi elaborati ed è apparso evidente lo sforzo dei diversi gruppi di progettazione di meglio rispondere alle molteplici richieste del bando.
Dal mio punto di vista gli aspetti salienti dei singoli progetti possono essere riassunti brevemente nel modo che segue.
Il progetto del gruppo dell’arch. Matucci (0FOOT) si segnala per l’organizzazione, in continuità con il sistema dei parchi della città, del verde pubblico e per la relazione tra la polarità del nuovo insediamento con la chiesa di Figino. Non convince la scelta di affidare alla tipologia del centro commerciale il ruolo di centralità pubblica del nuovo insediamento.
Il progetto del gruppo dell’arch. Sarno (A3958) si segnala per lo sviluppo della nuova centralità dall’asse di collegamento con la chiesa verso il baricentro del nuovo insediamento e per lo studio di alcune soluzioni tecniche legate al tema della sostenibilità. Non convince la qualificazione dello spazio pubblico e il tentativo di coniugare l’impianto a corte con la tipologia di palazzine troppo segnate da caratteri formali ascrivibili a quelli della cosiddetta “città infinita”.
Il progetto del gruppo dell’arch. Latis (7CASE) si segnala per il ruolo affidato alla strada dell’attuale margine sud di Figino con cui si relaziona il nuovo insediamento: su di essa si attesta il fronte del nuovo edificato, su cui si concentrano le attività pubbliche, in rapporto alla nuova centralità posizionata sull’asse della chiesa. I corpi di fabbrica si sviluppano a pettine realizzando un interessante collana di corti aperte verso sud che offrono buone condizioni per lo sviluppo delle funzioni di socialità della comunità. Non è del tutto convincente la distribuzione a ballatoio e ciò che ad alcuni appare come il già visto delle cosiddette “stecche”.
Il progetto del gruppo dell’arch. Garbin (C0RTI) si segnala per il programmatico recupero del sistema dei fontanili e per la piazza longitudinale che attraversa da Est ad Ovest l’intera area. A Ovest dell’area presenta tre torri di 13 piani collocati in uno spazio verde. Non convince sul piano tipologico lo studio delle torri e l’architettura appare complessivamente poco determinata.
Il progetto del gruppo dell’arch. Favole (MATER) si segnala per l’impianto insediativo a corti che si organizzano lungo la strada pedonale che attraversa in posizione mediana l’intera area a partire dalla piazza, collegata mediante uno studiato parco con la chiesa e con il sistema degli orti collocato a est dell’area. La piazza valorizza i caratteri tradizionali dello spazio pubblico grazie alla delimitazione dei corpi lineari destinati ad accogliere le funzioni pubbliche. Non convince l’insufficiente qualificazione dei fronti della strada mediana.
Il progetto del gruppo dell’arch. Caudo (MA639) nella prima fase si era segnalato per una promessa di impegno poetico cui alludeva una prosa curata a commento di una sequenza di immagini in bianco e nero di una certa efficacia. L’impianto configura un recinto che mira a costruire il suolo da identificare come spazio collettivo in cui possa organizzarsi la comunità. Non convince l’inadeguata definizione del progetto che perdura anche negli elaborati della seconda fase.

Risultato delle valutazioni
La giuria pur avendo apprezzato lo sforzo fatto da tutti i gruppi di progettazione ammessi alla seconda fase per rispondere a tutte le numerose richieste del bando, ha deciso di non affidare il primo premio perché nessuno dei progetti da solo riesce a rispondere pienamente alle richieste e agli obiettivi del concorso.
Non avendo assegnato il primo premio La Giuria pertanto ha assegnato il secondo premio ex-aequo, dell’importo di euro 15.000 ciascuno, ai gruppi Matucci, Garbin , Sarno e Favole, e il terzo e il quarto premio, entrambi di euro 10.000, rispettivamente al gruppo Latis e al gruppo Caudo.
I quattro progetti vincitori del 2° premio, anche se in forme differenti hanno sviluppato in modo convincente alcuni dei più importanti temi proposti dal concorso, restituendo delle soluzioni progettuali di un certo interesse che potrebbero diventare complementari tra di loro e rispondere in modo completo a tutte le esigenze del bando.
I quattro progetti selezionati, anche se in forme differenti sono portatori di proposte insediative con prevalente tipologia a corte e di soluzioni formali e tecnologiche particolari. Si tratta di soluzioni che potrebbero essere valorizzate da una misurata integrazione che permetta di sviluppare la sistemazione a parco, come elemento di separazione tra costruito e campagna; la nuova centralità del borgo come piazza delimitata da edifici e collegata alla chiesa di Figino; il sistema insediativo a corte come combinazione delle proposte presentate.
In particolare sulla base delle valutazioni esposte per ciascuno dei quattro progetti, penso che l’Ente Banditore potrebbe promuovere l’integrazione fra i diversi gruppi coordinando e sviluppando le potenzialità evidenziate in un unico progetto che, con la collaborazione dei diversi progettisti, potrebbe valorizzare:
- la sistemazione a parco come elemento di separazione tra il costruito e la campagna, come prevista dal progetto Matucci;
- la nuova centralità del borgo nella parte ad ovest dell’area con la soluzione della piazza e degli edifici, come prevista dal progetto Favole;
- la combinazione di tre corti di misura ampia da selezionare fra quelle previste dai progetti Matucci, Garbin e Sarno.
Si tratta di un’ipotesi di lavoro certamente difficile da praticare, ma di grandi potenzialità che mi auguro la Fondazione, con la collaborazione della società Polaris e dei gruppi di progettazione, possa assumere e portare avanti per dare concretezza al suo impegno nel campo dell’Housing sociale.
Come indicato all’inizio si tratta di un insediamento di media, grande dimensione, analogo per certi aspetti ad alcuni di quelli realizzati nel periodo Ina Casa, che in genere erano il frutto di una progettazione a più mani. Se l’ipotesi formulata all’unanimità dalla Giuria avrà seguito il nuovo insediamento avrebbe una maggiore articolazione e varietà che potrebbe essere di grande utilità per dare spazio al percorso sperimentale che la Fondazione si propone di sviluppare nel campo dell’ housing sociale.
Come la Società Umanitaria all’inizio del secolo scorso, la Fondazione potrebbe avere la possibilità di sperimentare abitazioni nuove, capaci di generare urbanità nuove e di rispondere in modo diversificato alla promessa di felicità di cui la casa deve essere sempre portatrice.

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