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Dal 01.12.2009 al 01.01.2010

Un commento del Consiglio dell'Ordine sul disegno di legge relativo alla semplificazione dei rapporti della Pubblica Amministrazione

E’ stato approvato dal Consiglio dei Ministri un disegno di legge sulla semplificazione dei rapporti della Pubblica Amministrazione con cittadini e imprese che, per le procedure edilizie, aggiunge tra le “attività di edilizia libera” contenute nel TU dell’edilizia (DPR  380/2001) gli interventi di Manutenzione Straordinaria.
Essendo collegato alla finanziaria 2010, questo disegno di legge usufruisce dei percorsi accelerati di approvazione previsti dai regolamenti parlamentari.

Non è una novità. Queste semplificazioni erano già state proposte dal governo nel marzo scorso e avrebbero dovuto essere approvate entro il 10 di aprile. Ma il terremoto in Abruzzo e il conflitto di competenze tra poteri statali e regionali ha fermato il provvedimento che ci viene riproposto oggi su iniziativa del Ministro per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione, Renato Brunetta, e del Ministro per la Semplificazione, Roberto Calderoli.
Siamo sempre favorevoli quando si affronta il tema delle semplificazioni, perché l’edilizia in Italia è governata da un insieme di leggi e di regolamenti troppo spesso contradditori, inutilmente complicati (e per questo affidati alla discrezionalità interpretativa dei singoli), con grave disagio di tutti gli operatori del settore.

Dobbiamo però purtroppo ancora una volta prendere atto di un provvedimento che elimina l’effetto senza intervenire sulle cause che l’hanno generato. Ci sono troppe pratiche che giacciono negli Uffici Tecnici Comunali? Eliminiamole, ma lasciamo l’obbligo di rispettare i regolamenti, che non vengono semplificati e che sono una delle cause che determinano la  situazione di paralisi nella quale si trova oggi l’edilizia in Italia.

Mancano la trasparenza e la certezza del diritto, i regolamenti non sono omogenei, le normative tecniche non sono unificate.

L’eliminazione del titolo abilitativo è solo l’ultimo anello di una catena che stritola committenti, professionisti e funzionari.

Una soluzione, questa, che se apparentemente risolve un problema, rischia di crearne altri ben più gravi, primo fra tutti quello che riguarda la tutela degli interessi generali legati al governo del territorio e alla sicurezza degli edifici.

Si sono levate voci di dissenso tra i progettisti preoccupati per il colpo inferto dal DDL alla loro professionalità e al loro futuro lavorativo.

Vorremmo che fosse chiaro che la nostra posizione non è una rivendicazione corporativa (gli Ordini non sono strutture sindacali) ma una seria preoccupazione per le ricadute che questo DDL potrà avere sui singoli edifici e su tutto il territorio nazionale.

Valutiamo positivamente che il disegno di legge preveda la delega al Governo per l’emanazione della “Carta dei doveri delle Amministrazioni Pubbliche”, che obbligherà alla trasparenza, alla buona fede e leale collaborazione, alla ragionevolezza dei tempi di adozione dei provvedimenti, alla chiarezza e semplicità del linguaggio, alla garanzia del rapido accesso ai servizi, alla limitazione delle richieste indebite da parte della Pubblica Amministrazione.

Ci chiediamo comunque il motivo di un provvedimento legislativo che “obbliga” a tenere comportamenti che dovrebbero essere ovvi e consolidati in una società civile e democratica come quella di cui diciamo di far parte.

Riguardo all’abolizione del titolo abilitativo per le opere di straordinaria manutenzione non possiamo invece che esprimere alcune preoccupate osservazioni, la prima delle quali riguarda la sicurezza degli edifici.

Senza DIA e senza direttore dei lavori, chi controllerà che gli interventi non rischino di creare danni irreparabili alle strutture?

Chi potrà verificare il rispetto delle normative antisismiche e di efficienza energetica?

Siamo sicuri che basti eliminare il progettista e lasciare al committente e all’impresa la direzione dei lavori e la responsabilità dei risultati perché si realizzi il miracolo della semplificazione?

Noi siamo sicuri che si possano raggiungere dei buoni risultati rivedendo la procedura DIA e tutte le spesso inutili e complicate pratiche ad essa collegate, ma non basta togliere l’ultimo anello della catena.

Da molti anni l’Ordine degli Architetti PPC di Milano lavora e si batte per la semplificazione.

Vorremmo mettere al servizio di tutti la nostra esperienza con l’obiettivo di progettare un sistema che riporti il nostro paese ad un credibile livello di competitività e appetibilità nel panorama europeo degli investimenti edilizi.

Consiglio dell'Ordine degli Architetti P.P.C. della Provincia di Milano
30 novembre 2009

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