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Il ritorno delle comuni

Dal 01.12.2008 al 15.12.2008

Ritaglio da La Repubblica ed Roma del 29 novembre 08 Pagina XV di Valentina Monarco

Ora si chiamano co-housing, contro stress e carovita

Nel condominio sociale dentro il parco naturale di Decima-Malafede la vita insieme scandita come un ingranaggio perfetto. Con degli ideali
Un vero progetto di spazi condivisi per un quotidiano diverso, umano e sostenibile
 
VALENTINA MONARCO
Coabitare nel rispetto dell´ambiente e cercare una vita di relazione basata su solidarietà e aiuto reciproco. Si chiama co-housing, è un modo alternativo di abitare e di vivere lo spazio e la socialità, nato in Nord Europa, dove è maggiormente diffuso. L´esempio più famoso è il quartiere Vauban di Friburgo. Negli ultimi anni, però, a causa del caro-casa, del cemento selvaggio, dello stress quotidiano della vita in città, il co-housing ha lentamente trovato il suo spazio in Italia, passando da curiosità a progetto concreto. Anche a Roma.
Nella Riserva Naturale di Decima Malafede, a pochi chilometri dall´Eur, Barbara Reale, pittrice, artista e studiosa, responsabile di Co-Habitando Lazio, ha aperto un anno fa quello che era il suo Bed & Breakfast all´esperienza del co-housing. «Chi viene a vivere qui - spiega - paga una cifra irrisoria, ma deve poi mettere a disposizione dei co-housers, cioè dei coabitanti, il proprio tempo».
Dieci ore a settimana messe a disposizione da ciascun coabitante, per servire chi vive nel condominio sociale e far funzionare la vita in comune come un ingranaggio il più possibile perfetto. In cambio, quindi, di un affitto poco più che simbolico, si impiega una parte del proprio tempo per le pulizie del condominio, la cucina in comune, la cura dell´orto - colorato dalle piante officinali, dalla liquirizia all´aloe. Persino, nei gruppi meglio organizzati, un servizio di nursery e baby-sitting. Così si risparmia un bel po´, ma soprattutto si persegue un ideale di vita in comune utile a se stessi e agli altri.
Non solo. Se tra i co-housers c´è qualcuno dotato di abilità particolari, queste vengono messe al servizio dei condomini. Nel primo "condominio sociale" di Roma, ad esempio, fino a un po´ di tempo fa è vissuta un´esperta di massaggi olistici. La scorsa estate, invece, l´associazione ha ospitato un gruppo di musicisti di San Diego che una volta a settimana organizzava concerti per i coabitanti.
Solidarietà, risparmio, parsimonia, rispetto per l´ambiente, tolleranza: sono questi i principi alla base del co-housing. Ma senza un interesse comune, magari di tipo artistico o culturale, il gruppo è destinato a disgregarsi. Nel caso dei co-housers romani, l´interesse comune è l´arte. Quelli che arrivano a Decima Malafede spesso non sanno dove andare ad abitare, oppure cercano un rifugio più umano e "verde". Ma senza un collante, la vita in un condominio sociale non funziona. Così, una volta al mese i co-housers si incontrano per esprimersi attraverso la pittura: tutto viene filmato, come se fosse una performance, e messo su You Tube. I co-housers hanno anche un blog sul sito www. artcohousing. com. Dalla vita quotidiana in comune, traggono spunti e riflessioni che condividono con altri coabitanti, in diverse parti d´Italia, o con gli aspiranti condomini sociali, alla ricerca del loro spazio nella vita di città.
L´idea del gruppo di co-housers è che il progetto a Roma possa crescere: «Trovare immobili e zone da destinare al co-housing qui non è facile - spiega Barbara Reale - noi abbiamo contattato un fornitore finlandese di case eco-compatibili e autonome dal punto di vista energetico, ma su quali terreni le mettiamo?».
Come è già avvenuto per Friburgo, secondo Susy Pirinei, presidente di E-Co-Abitare Roma, la soluzione potrebbe venire dalla dismissione delle ex aree militari: «Abbiamo chiesto al Comune di avere un immobile di bio-architettura per iniziare anche a Roma un vero progetto di spazi condivisi e apertura al territorio, per un progetto di vita diverso, più umano e sostenibile».

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