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Expo 2015, Milano parte Sì alla società da 14 miliardi

Dal 23.10.2008 al 31.10.2008

Dal Corriere della Sera del 24 Ottobre 2008 - Berlusconi firma il decreto dopo oltre duecento giorni di polemiche Glisenti probabile ad. Lite sulle quote tra Provincia e Comune

Alla Regione si fanno i nomi di Alberto Sciumè, proveniente dalla A2A, e Paolo Alli, direttore del Pirellone

MILANO — Ci sono voluti duecentocinque giorni, una marea di polemiche, un decreto stracciato alle spalle, un richiamo ufficiale da parte del Bureau International des Exposition, ma alla fine l'Expo 2015 parte. L'altra sera il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, prima di partire per la Cina, ha apposto la sua firma in calce al decreto che disegna la governance di Expo. «Sono felice per la fine della lunga attesa»» è stato il commento a caldo del sindaco di Milano, Letizia Moratti. Meno di sette anni per arrivare pronti al mega-appuntamento del 2015. Investimenti per 14 e rotti miliardi di euro. Un volano economico di 40 miliardi, 29 milioni di visitatori. È chiaro che di fronte a uno scenario del genere la lotta sulla governance della società che gestirà l'evento è stata feroce. Alla fine, il decreto preparato da Roberto Calderoli, approvato da Giulio Tremonti, limato da Gianni Letta e firmato da Silvio Berlusconi, ha accontentato tutti. Non ci sarà un amministratore unico come voleva all'inizio la Moratti ma un cda a 5. Tre posti, rispettivamente per il Comune, la Regione Lombardia e la Provincia di Milano, gli altri due destinati al ministero dell'Economia. Che determinerà le quote societarie. Al Tesoro la maggioranza relativa con il 40-50 per cento. Segue il Comune con il 20. Regione, Provincia e Camera di commercio con il 10. Anche se ieri c'è stato l'ennesimo battibecco tra Provincia e Comune sulla ripartizione dei fondi. La Moratti sarà commissario. Roberto Formigoni presiederà il tavolo per le infrastrutture. Sparisce il Comitato di indirizzo e di programmazione stracolmo di ministri e nasce la Commissione di coordinamento, sempre ampia ma più flessibile.

Il puzzle dei nomi è stato particolarmente complicato, con una guerra preventiva da parte di Roma nei confronti del braccio destro della Moratti, Paolo Glisenti. Adesso si parla di una rosa. Il totonomine dà Glisenti ad. Per il Tesoro circolano due nomi: Diana Bracco, numero uno di Assolombarda alla presidenza e Angelo Provasoli, rettore uscente della Bocconi. La rosa si complica e si allarga se si deve trovare un posto anche alla Lega e ad An: Leonardo Carioni, Benito Benedini e Marco Spadacini. Per la Regione un binomio: o Alberto Sciumè vicepresidente del Consiglio di sorveglianza di A2A, o Paolo Alli, direttore del Pirellone. Per la Provincia ancora nessun nome. Ma per un giorno le polemiche sono messe da parte. «Finalmente si parte! — attacca il ministro Calderoli —. La firma significa un altro passo concreto verso la realizzazione di questo evento». «Sono soddisfatto — attacca il governatore Formigoni —. Noi, d'altra parte, in Lombardia da tempo stiamo lavorando con grande concretezza e piena sintonia. Ora il decreto ci permetterà di far funzionare la macchina operativa a pieno regime ». Anche Filippo Penati, presidente democratico della Provincia di Milano, in passato molto duro, è più conciliante: «Finalmente la vicenda si è conclusa. Ora siamo rientrati nella normalità e si è conclusa una vicenda di incertezza».


Commissario

Il sindaco di Milano Letizia Moratti sarà commissario per l'Expo Al Comune, inoltre, toccherà l'indicazione di un membro del cda.

Moratti: sono felice Così si è chiuso un periodo difficile Operativi in un mese

MILANO — Sindaco Letizia Moratti, tira un sospiro di sollievo?

«Sono soddisfatta perché oggi si è finalmente chiuso un periodo non facile».

Perché?

«Perché pur in assenza del decreto abbiamo continuato a lavorare su molti livelli e questo non è stato certamente agevole. Abbiamo lavorato con il governo per gli investimenti, con la Regione per le infrastrutture, con 40 città per la loro valorizzazione nel progetto e su 450 progetti internazionali già avviati nel settore scientifico, culturale e della formazione».

Il decreto?

«Il decreto viene incontro alle perplessità sollevate dal ministro Tremonti».

Ha fatto pace con Tremonti?

«Non ho mai avuto problemi. Il ministro aveva sollevato delle perplessità sul precedente decreto, passato al vaglio da Palazzo Chigi e firmato dal premier. Rispetto a queste criticità, noi, insieme alla Regione e alla Provincia avevamo fatto delle proposte».

Che sono rimaste lettera morta per più di due mesi.

«È normale che per un evento senza precedenti come l'Expo ci possano essere dei dubbi e delle perplessità. Noi temevamo solo che i ritardi potessero danneggiare il progetto. La firma di oggi ci dà la sicurezza di andare avanti ».

Ha qualche rimprovero da muovere a Berlusconi?

«No. Cerco sempre di vedere il bicchiere mezzo pieno e non mezzo vuoto».

Il primo atto ufficiale di Expo?

«Mi metterò subito al lavoro sullo statuto e sull'atto costitutivo della società. Sono fiduciosa che la società possa essere operativa in un mese».

Cda a cinque. Nel decreto non si fa riferimento esplicito a un ad. Ci sarà?

«Sì, l'atto costitutivo della società prevederà un ad».

Paolo Glisenti?

«Facciamo un passo alla volta».

Dentro al cda ci saranno anche la Regione e la Provincia. All'inizio non era così.

«Sono contenta che ci siano. Noi avevamo proposto l'amministratore unico per il semplice motivo che il Bie ci aveva chiesto semplicità nella gestione. Chiaramente nel massimo rigore e con la più grande trasparenza. Anche Penati aveva sottoscritto la proposta».

Poi è cambiato tutto.

«Il problema non è avere un amministratore unico o cinque, ma la qualità della gente e una squadra ben affiatata che porti avanti nella massima trasparenza le attività nei tempi richiesti».

Paura dei tempi stretti?

«Il 2015 sembra lontano, ma non lo è. I tempi sono stretti. Zaragoza si è lamentata di avere solo tre anni per un evento che in termini temporali e realizzativi è la metà del nostro».

Più felice oggi o sette mesi fa quando Milano vinse l'Expo a Parigi?

«Sono felicità diverse. Quella del 31 marzo è stata una felicità grandissima perché c'era un entusiasmo corale. Sono molto felice anche oggi perché l'entusiasmo l'ho sempre avuto ma forse con un pochino di stanchezza perche sono stati mesi difficili. Non è stato facile continuare a motivare la grande squadra che ci ha appoggiato e tenere alto il senso dell'impegno » Ha mai avuto paura di perdere l'Expo?

«No».

Perché?

«Perché l'Expo è anche uno strumento di politica internazionale. Sarebbe stato difficile per l'Italia dire no a 153 Paesi che hanno partecipato al voto.»

Maurizio Giannattasio


 


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