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Settimana del 14 Aprile 2008

Dal 01.01.2008 al 31.12.2008

Rassegna stampa dei principali quotidiani nazionali e del sito Archiworld, relativa agli articoli di interesse per Milano e Provincia.

Expo 2015, opere a rischio ritardi
Sul business dei maxicantieri è già confronto fra grandi i contractors e le medie imprese lombarde

Milano ricomincia a inseguire l'Expo. Archiviata l'euforia della vittoria - e mentre si spengono anche le polemiche sui grattacieli e il temuto affarismo immobiliare - la città si prepara a una nuova conquista dell'evento. Questa volta non si tratta di convincere una giuria ma di arrivare bene all'appuntamento. Che non è poi così lontano. Il discorso non riguarda solo le opere entro il perimetro fisico dell'Expo, o a esse legate in modo peculiare (la via d'acqua e la via di terra) quanto soprattutto le grandi infrastrutture, tutte opere già in calendario, che però Milano ha legato alla sua condidatura all'Expo e che ora si trova a inseguire più di prima (si veda tabella in pagina). In teoria, quasi tutta la lista di opere indicate nel dossier Expo, dovrebbero essere pronte entro il 2015, come dicono le fonti ufficiali, e come confermerebbe anche il piano territoriale di coordinamento provinciale.
Massimo Frontera
Il Sole 24Ore Edilizia e Territorio 14-04-2008
Rassegna stampa Archiworld

 

Milano chiama i giovani per l'Expo
Sarà scelto tramite competizione anche il progettista della torre simbolo della manifestazione

Non inseguiamo l'edificio più alto di Milano o del mondo, pensiamo piuttosto a una torre che sia caratteristica perché perno di una rete che in relazione ai temi dell'Expo sia connessa con tutti». Sarà questo - secondo l'assessore all'Urbanistica del Comune di Milano, Carlo Masseroli - il concetto guida della progettazione dell'edificio simbolo dell'esposizione mondiale del 2015. Ma il grattacielo al centro dell'area espositiva non sarà l'unico concorso di architettura legato alla kermesse internazionale che la metropoli meneghina deve organizzare. Dai micro interventi per un restyling diffuso della città, alla progettazione dei padiglioni utilizzati per la manifestazione. Milano fino all'evento del 2015 è attesa da un'ondata di concorsi. Interventi di rilievo: basti pensare che solo per la preparazione del sito della manifestazione le stime parlano di un investimento complessivo di 1,253 miliardi.
Milano, come Barcellona in vista delle Olimpiadi del 1992, punta all'Expo per avviare la riqualificazione di piccole aree degradate e piazze. Una strategia di interventi diffusi di chirurgia urbana attraverso una serie di concorsi di architettura pensati più che per le grandi firme, per le giovani promesse. Chance per l'urbanistica e l'economia. Slogan, masterplan e crescita del Pil sono i criteri per valutare il successo di Paola Pierotti
Massimiliano Carbonaro
Il Sole 24Ore Progetti e Concorsi 14-04-2008
Rassegna stampa Archiworld

 

Enti, sconti ai giovani
Contributi modulati in base all'età

Una contribuzione modulare per i professionisti. Che verseranno meno nei primi anni di attività e di più con il passare del tempo. È questo un percorso che trova d'accordo diversi enti di previdenza alle prese con la scommessa del futuro: garantire una pensione adeguata scegliendo versamenti leggeri all'inizio e più consistenti in futuro. Già, perché se da un lato le casse con il sistema contributivo hanno risolto il problema della sostenibilità di lungo periodo, dall'altro non hanno trovato ancora una via d'uscita alla questione dell'adeguatezza delle prestazioni. Tutti d'accordo che la soluzione potrebbe essere quella dell'aumento della contribuzione se non fosse per i giovani che, alle prese con l'avvio della propria carriera, all'inizio hanno più di qualche problema a versare alla cassa gran parte dei loro compensi. Ecco, allora, che diversi presidentidi enti pensano a sistemi innovativi per far quadrare i conti ed evitare che alla libera professione si scelga il lavoro dipendente. È quanto emerso nel corso della tavola rotonda di chiusura del congresso nazionale dei giovani commercialisti Unagraco, dal 10 al 12 aprile a Milano, dal titolo «Il futuro della previdenza nel sistema delle professioni». (...)
Da Paola Muratorio, presidente Inarcassa (Ingegneri/architetti) l'allarme proletarizzazione delle professioni con «una fuga verso il lavoro dipendente o gli incarichi con partita Iva. I giovani», ha detto, «non pensano al loro futuro previdenziale perché guadagnano poco e quel poco non possono versarlo a una cassa di previdenza. Ecco perché bisogna coinvolgerli di più nelle nostre assemblee e far comprendere che per chi inizia la libera professione abbiamo previsto delle agevolazioni contributive. Mentre per chi ha qualche anno di attività puntiamo ad aumentare al 15% l'aliquota più un 4% di integrativo (adesso è al 2%)». Lavori in corso per la previdenza dei consulenti del lavoro. Bruno di Franco, consigliere Enpacl, ha spiegato che in futuro i giovani potranno contare su uno sconto del 50% sul contributo fisso. Mentre Luciano Simonato della cassa dei geometri ha sottolineato come accanto agli sconti previdenziali per i primi cinque anni di attività professionale ci sono gli aumenti dello 0,50% delle aliquote fino ad arrivare al 12% complessivo.
Italia Oggi 15-04-2008
Ignazio Marino
Rassegna stampa Archiworld


Albi, lauree triennali fuori gioco
Continua gli studi gran parte di chi ha il titolo di primo livello

Pochi i laureati di primo livello iscritti agli Albi. E la selezione agli esami di Stato è, in molti casi, più severa per chi ha il titolo universitario triennale, rispetto ai quinquennali. Il tasso di successo degli iunior si ferma all'82,6% tra gli ingegneri, mentre gli specialisti arrivano all'88,7 per cento. In controtendenza gli architetti: i senior passano al 42,5% e gli iunior al 50%; tra i pianificatori l'abilitazione è raggiunta, rispettivamente dal 42,2 e dal 63,8 per cento.
La tendenza è generale. Lo conferma l'indagine sulla situazione occupazionale dei laureati del Consorzio Almalaurea.
Maria Carla De Cesari
Il Sole 24Ore 15-04-2008
Rassegna stampa Archiworld

 

FuoriSalone Eventi e installazioni ecologiche dai portici del Filarete in Statale a piazza della Scala
Parole d' ordine, verde e sostenibile

L' ambiente è di moda: al Cafè Trussardi spunta il «mur végétal» di Blanc
Non basta sapere di essere il numero uno al mondo. E neppure che il settore dell' arredamento è l' unico in crescita (39.768 milioni di fatturato nel 2007, più 3,9 per cento). Dopo 47 anni di successi il Salone del Mobile vive una grande rivoluzione. L' emergenza ambientale ha messo al centro sostenibilità, bioedilizia, architettura ecologica: parole che oggi piacciono più del decantato lusso. Così mai come quest' anno il Salone, e soprattutto il FuoriSalone, diventa l' occasione per capire come cambia il mondo. «Viva il verde!» è il tema del Salone Satellite, vetrina per i giovani in cerca di sponsor organizzata dal Cosmit a Rho-Pero. Nei chioschi della Statale c' è Greenenergydesign, il grande evento di «Interni» che da oggi al 1° maggio trasforma l' Università in un laboratorio della nuova cultura verde. Sul prato del cortile d' onore spicca il serpentone di Jacopo Foggini. «Si rifà al "biscione araldico" degli Sforza, che nel 1456 fondarono l' Ospedale Cà Granda per i poveri», ricorda il designer. In metacrilato riciclato (bottigliette, catarifrangenti) è illuminato da led a basso impatto. Tra le opere dei colleghi, Foggini indica Nautoscopio di Giuseppe Amato. 38enne palermitano, ebanista, nel suo laboratorio milanese ha realizzato una spelonca-barca issata su una trave: può essere fatta girare grazie a una manovella. «L' ambiente è la moda del momento», conferma Philippe Starck. «Perché scandalizzarsi se il risultato ci aiuta a sopravvivere? Il primo passo ecologico è il rifiuto. Più materia c' è, minore è l' umanità. Rifiutare è già un voto vero. Dobbiamo rivedere il modo di produrre e consumare». Starck (con Promac) propone un prototipo di turbina a vento. «A breve, grazie alla tecnologia tutti saremo in grado di produrre energia», spiega. Ai lampioni ha pensato Ross Lovegrove con Artemide. I Solar Tree hanno la forma di un albero e frutti (led) che accumulano energia solare. Tutto invita a fermarsi e riflettere. Antonio Marras, stilista-poeta, rappresenta questo momento di «fasti e decadenza, sommo lusso e massimo abbandono» con due grandi portali di vegetazione che incorniciano i portici del Filarete. Liane e rampicanti di Ingegnoli. I botanici diventano designer e creano pareti e tetti-foresta. Come Le mur végétal, spuntato sopra al dehors in cristallo del Café Trussardi-Marino alla Scala. Porta la firma di Patrick Blanc, famoso botanico conosciuto nei musei, che oggi crea «pareti verdi» per l'azienda vicentina Teracrea.
Veneziani Maria Teresa
Pagina 17
(15 aprile 2008) - Corriere della Sera


Salone del Mobile. Forse è ora di cambiare nome
La provocazione

Letizia Moratti l'ha buttata lì in conferenza stampa: «Cambiamo nome al Salone del Mobile». La pubblicitaria Annamaria Testa raccoglie la provocazione: «Stavolta il sindaco ha ragione. Questo nome racconta solo una delle mille anime dell'evento, che è anche luogo di incontro e di confronto fra designer e progettisti di tutto il mondo. Non dimentichiamo che questo è il momento in cui Milano sviluppa il suo massimo appeal internazionale. Per una settimana la città diventa come potrebbe essere: un luogo vitale interessante, animato, accogliente dal centro ad alcune delle sue più remote periferie. La cosa da cambiare non è tanto la parola Salone - anche se è curioso che sia stato il FuoriSalone a nobilitare e ad accreditare il Salone come evento internazionale - quanto la definizione restrittiva di "mobile".
Nelle nostre case ormai non ci sono più solo mobili, gli appartamenti sono arredati di luce, di colori, di materiali, di forme. Una cosa come "Design in Italy" non suonerebbe meglio?»
Corriere della Sera
15-04-2008

Leonardo ritorno al futuro
Si apre oggi la kermesse del mobile

Adesso hanno anche una funzione nuova queste giornate frenetiche e rigurgitanti del Salone del Mobile milanese («Nome ormai incongruo - ha notato giustamente il presidente della Triennale Davide Rampello - data la disparità, l'ambizione e la mole delle iniziative riunite sotto un titolo tanto riduttivo, ma tant'è, quando un nome diventa un marchio non si può più cambiarlo»), e la funzione nuova che i visitatori si ripetono compiaciuti è la seguente: prove generali dell'Expò. Perché proprio come l'Expò futura il Salone ruota attorno a un cuore commerciale e espositivo - che qui è l'arredamento - ma poi s'allarga al più vasto indotto possibile dell'arredamento, alle contiguità semantiche, la casa, l'ambiente, il paesaggio, l'energia, l'arte e la riproduzione/interpretazione dell'arte. Cultura che rilancia cultura e la dissemina nella città.
Maria Giulia Minetti
La Stampa 16-04-2008
Rassegna stampa Archiworld


Con una ruota si cambia il mondo
Tricicli volanti, magliette anti-sudore, grattacieli-baobab. E oggetti semplici, reinventati, per aiutare i più poveri

«Hanno inventato la ruota e noi li abbiamo premiati come innovatori dell'anno. Non siamo pazzi. A volte il futuro si nasconde in cose semplicissime. Basta vederle in un modo nuovo». Il Well-Tech Award ha un nome rigorosamente in inglese, presenta oggetti dalla forme bizzarre e seducenti e, come tutte le manifestazioni che promuovono lo sviluppo della tecnologie, ha una grandissima fiducia nella scienza e nel futuro, ma nasconde un'anima sociale e persino un po' terzomondista. La sua fondatrice, l'architetto Chiara Cantono, ama viaggiare, soprattutto nell'Africa nera.
«Siamo una manifestazione tecnologica - spiega - ma non vogliamo perdere il contatto con la realtà, anche quella più umile. Ogni hanno vengono lanciati milioni di prodotti e, mi lasci dirlo, il 90% non serve a nulla, se non ad alimentare i consumi. Noi cerchiamo di individuare quelli che possono cambiare la nostra vita, ma in meglio, nel rispetto dell'ambiente, dei più deboli e degli esclusi». E la ruota che cosa c'entra? «Qualcuno l'ha definita la più grande invenzione nella storia dell'umanità. Ma quella che ci interessa, quest'anno, si chiama Q-drum, ed è un mezzo semplicissimo che potrà far risparmiare immense fatiche alle donne dei Paesi più poveri». Un cilindro di plastica resistente con un buco in mezzo, che, rotolando, porta fino a 100 litri d'acqua senza spaccare la schiena a nessuno, in posti dove il pozzo più vicino spesso e a due o tre ore di cammino. Non sarà molto hi-tech, ma è sicuramente well-tech.
Giordano Stabile
La Stampa 16-04-2008
Rassegna stampa Archiworld


Milano ora accelera sui progetti
In autunno sarà pronto il Piano di governo del territorio

«I l risultato elettorale darà un forte impulso ai grandi progetti che abbiamo avviato per costruire la Milano del futuro». Ne è convinto l'assessore allo sviluppo del territorio del comune di Milano, Carlo Masseroli, che ha inaugurato ieri, all'Ottagono della Galleria Vittorio Emanuele, il Ring Dome Pavillon, un'installazione dell'architetto coreano Minsuk Cho. In occasione del Salone del Mobile, in corso a Milano fino a lunedì, diverrà teatro di incontri, mostre e dibattiti con i protagonisti dell'architettura mondiale. A presentare l'installazione, ieri, anche Stefano Boeri, nella veste di direttore di Abitare. Il padiglione, costruito con migliaia di hula hoops luminosi (già presentato a New York dalla galleria non profit Storefront for Art and Architecture), è frutto della collaborazione tra la rivista Abitare e l'Urban Center, che in questi giorni ospita una mostra dei modelli dei grattacieli in costruzione nella città. Progetti che hanno recentemente sollevato molte polemiche anche da parte del futuro premier, Silvio Berlusconi. «Il dibattito è normale per un città interessata da un grande fermento urbanistico qual è oggi Milano che di recente si è aggiudicata l'Expo 2015», ha osservato Masseroli, che ha annunciato per l'autunno la presentazione in consiglio comunale del nuovo Pgt (Piano di governo del territorio) milanese e ha fatto il punto sui progetti più discussi, a cominciare da quello relativo al nuovo museo d'arte contemporanea. «Noi continuiamo a credere nel progetto di museo presentato da Libeskind da realizzare all'ex Fiera Campionaria», ha proseguito, «siamo in contatto con il comune di Sesto San Giovanni, dove il sindaco Oldrini, con l'appoggio della provincia, avrebbe voluto costruire il museo sull'area ex Falck, per discutere il da farsi. C'è ancora molto tempo per entrare nel merito e fare la scelta più conveniente per tutti, ma non credo proprio che Milano alla fine potrà avere due musei di arte contemporanea».
Carlo Arcari
Italia Oggi 16-04-2008
Rassegna stampa Archiworld


Il tour del design
Tessile per l'edilizia a Torino

A Torino le migliaia di architetti attesi per il XXIII congresso mondiale dell'Uia dal 29 giugno al 3 luglio prossimi troveranno anche molte novità editoriali. Innanzitutto l'edizione 2008 della guida Torino Tour, una carrellata dei più bei luoghi di design, creatività e contaminazioni artistica che si possono trovare sotto la Mole, curata dall'Ordine provinciale degli architetti. Allemandi invece propone «Guida all'architettura del Novecento in Piemonte 1902-2006», a cura di Maria Adriana Giusti e Rosa Tamborrino, che sceglie due grandi eventi come l'Esposizione di Arti decorative del 1902 e XX Giochi Olimpici Invernali del 2006 come motore e occasione di verifica per Torino e il Piemonte e momento di confronto con architetti e tradizioni di diversa provenienza.
Totalmente votato al contemporaneo è invece il catalogo 2004-2007 dei 51 progetti vincitori di Architetture Rivelate, il premio annuale dell'ordine torinese, che oltre a un riconoscimento interno, rende pubbliche queste eccellenze attraverso l'apposizione di una targa sulle facciate degli edifici prescelti. Il catalogo edito da Celid per il congresso Uia, intende aiutare turisti e curiosi nel comprendere e giudicare i progetti con schede mobili e rilegabili, in italiano e inglese fornendo: ubicazione, dati inerenti i progetti, rappresentazione iconografica e fotografica. In occasione del congresso sarà ripubblicato sempre da Celid e aggiornato il volume che raccoglie tutti i 32 membri dell'Albo d'Onore dell'ordine torinese creato nel 1980. Rispetto all'ultima edizione cartacea del 2002 saranno inserite, a cura di discepoli ed amici, le nuove schede di Vera Comoli (a cura di Costanza Roggero), Francesco Dolza (a cura di Mauro Sudano), Elio Luzi (a cura di Sergio Jaretti), Giuseppe Momo (a cura di Guido Montanari), ed Ettore Sottsass jr (a cura di Enzo Biffi Gentili).
Viene invece presentata oggi da Leopoldo Freyrie alle 11.30 a Milano presso l'EnergoLab di via Plinio 38, la prima edizione di Architex, la fiera che si svolgerà al Lingotto durante il congresso Uia, dedicata ai prodotti tessili funzionali e innovativi dedicati al settore della progettazione per le costruzioni e per l'abitare. Sono già 70 le aziende che hanno aderito all'invito di Biella Intraprendere e Tex Club Tec.
Jan Pellissier
Italia Oggi 16-04-2008
Rassegna stampa Archiworld


Assalto in Fiera per il design «Dal Salone parte la ripresa»
La rassegna del mobile accende la città: 500 gli eventi In mostra Moratti: orgoglio di Milano e dell'Italia. Debutto con Armani e Montezemolo
Al via il salone: oltre 2.500 stand nei padiglioni di Rho Pero. Mentre le vie e le piazze di Milano si accendono con gli eventi
Salone superstar: Letizia Moratti, Luca Cordero di Montezemolo, Giorgio Armani, le installazioni di Michelangelo Pistoletto e i giochi di luce al Palazzo della Stelline. Apre alla grande l'edizione numero 47 dell' «orgoglio di Milano e del Paese », per dirla con il sindaco, in visita tra i padiglioni di Rho Pero. Con migliaia di visitatori tra i 2.500 stand della Fiera. E una città — euforica, caotica, vitale — in festa per tutta la settimana.
Design e ottimismo. «È un settore in crescita nonostante il rallentamento complessivo dell'economia nazionale — ha spiegato Letizia Moratti in giro tra gli stand, compreso quello di San Patrignano — un fiore all'occhiello per l'Italia». E i numeri le danno ragione: con 9 miliardi e 409 milioni di euro di export a fine 2007, l'Italia cresce nel settore mobili del 4 per cento in un anno e del 10 per cento in due. Anche Luca Cordero di Montezemolo (azionista del Fondo Charme da cui dipendono Poltrona Frau, Cassina e Cappellini) è sereno sull' andamento del 2008: «Non risentiamo della crisi anche perché si seguono prospettive nuove in termini di prodotto e progettazione ».
E allora via attraverso i 226 mila metri quadri di spazio espositivo, a prendere nota delle novità di Flou, Kartell, Driad e, Molteni, Snaidero, Flexform, delle creazioni dei giovani designer del Salone Satellite. E, naturalmente, dei grandi nomi che espongono in città. Come Giorgio Armani che ieri ha presentato la sua idea di lusso: un loft non più alternativo- giovanile, ma spazioso e «aperto» e che «superi la rigida divisione dei locali».
Minimal chic e sfarzo, colore e total white. Ce n'è per tutti i gusti. Basta farsi trascinare dalla folla. E visitare show room, infilarsi a cocktail e aperitivi, fermarsi a inaugurazioni e mostre. Come ieri alla Loggia dei Mercanti con l'installazione «Segno Arte Uffici» di Michelangelo Pistoletto, organizzata da Cosmit, o alla Statale con «Democratic Ecology» di Philippe Starck. Gli appuntamenti di oggi: l'apertura del nuovo Cobianchi in piazza Duomo, la premiazione del concorso Alcantara Lab a That's Design in via Tortona, il cocktail di Salvatore Ferragamo in via Montenapoleone, l'open day della Casa del designer in Bovisa, l'evento di Flos in corso Monforte.
Unica controindicazione, il traffico. «Il tema delle infrastrutture — conclude il sindaco — deve essere ulteriormente migliorato. Lo vedremo con il prossimo governo».
Annachiara Sacchi
Corriere della Sera - sezione MILANO
data: 2008-04-17 num: pag: 9

 

ORA CHI DECIDE COME SARÀ CITYLIFE?
Dal 1922 sempre grandi interessi si sono concentrati sulla Fiera, che nel dopoguerra si è trasformata in un solidissimo baluardo della Democrazia Cristiana milanese. Ma mai come ora in una zona grigia di conflitti lontani dagli interessi collettivi: i nuovi padroni hanno ereditato dalla vecchia gestione l´arroganza da "unti del Signore" dello sviluppo economico di Milano e della Lombardia. Arroganza che li ha spinti ad affondare la lama nel ventre molle delle istituzioni locali debolmente difese da un ceto politico connivente, interessato e spesso trasversale.
A questo punto, registrate le sparate da campagna elettorale e l´esito del voto, si pone definitivamente il problema: chi decide a Milano? Le istituzioni o gli interessi di parte? Due sono, in sostanza, le questioni sul tappeto: la densità edilizia del nuovo quartiere in costruzione e la forma edilizia. Due le facce della medaglia: se non si tocca la densità ma si opta per una edilizia di altezza ragionevolmente confrontabile con quella dei quartieri circostanti, il verde quasi scompare. Se si opta per i grattacieli si salva maggior verde ma si va in altezza.
Un corollario: andare in altezza vuol proprio dire infilare la strada dello star system dell´architettura? Qualcuno si pone seriamente, senza pregiudizi ma nell´interesse dei cittadini, il problema della densità urbana? Qualcuno vuol ancora difendere il sistema Milano di Fondazione Fiera? Lo hanno scritto loro stessi: «La gara internazionale per la riqualificazione del quartiere storico di Fiera Milano non è stato un tradizionale concorso di progettazione, né un´asta, né un appalto, ma un´operazione mista, un modello nuovo nel panorama nazionale».
LUCA BELTRAMI GADOLA
La Repubblica GIOVEDÌ, 17 APRILE 2008
Pagina VII – Milano


NOTIZIE DAL SATELLITE
Prove tecniche di fantasia alla fiera dei giovani designer
Oltre 500 creativi tra i 20 e i 30 anni, arrivati da tutto il mondo, presentano i loro eccentrici progetti a Rho-Pero
Soojin Hyun, 31 anni, ha inventato il tavolo-casa: un minuscolo spazio dotato di libreria e computer da inserire in ufficio o in appartamento per proteggere la privacy
Nella sfera di vetro vive un´orchidea. Ogni volta che qualcuno si avvicina, dentro la palla si accende una luce che lentamente si spegne appena ci si allontana. Grow Spheres è un´idea che esprime un concetto: le piante per vivere hanno bisogno di te, della tua presenza, della tua attenzione, delle tue cure. Merijn Van Essen, 25 anni, olandese, arriva dall´Accademia di Rotterdam con questo suo prodotto di design per lanciare dalla vetrina del Salone Satellite un messaggio quasi poetico. Così come più avanti, nello stand del gruppo svizzero Postfossil che propone una riflessione sull´era post-petrolio, la lampada First Light della ventisettenne Anna Blattert si accende solo con un sistema simile a quello che alimenta la luce della bicicletta: ogni tanto bisogna tirare una catena con un peso, che scorre lentamente e attiva una dinamo per accendere 3 led «in modo da capire, anche fisicamente, quanta energia ci deve mettere un braccio per produrre la luce».
Alla Fiera di Pero-Rho il Salone Satellite dedicato ai giovani designer emergenti (570 in arrivo da tutto il mondo) visitabile anche dal pubblico gratuitamente tutti i giorni della manifestazione (dalle 9.30 alle 18.30, ingresso da Cargo 1, ci si arriva con la navetta) è come sempre molto interessante e vale un viaggio.
Si rimane sorpresi, per esempio, dal design sperimentale del gruppo d-Vision, che riunisce una ventina di creativi israeliani, donne e uomini tra i 20 e 30 anni. Presentano qui i loro lavori con la plastica. Adorabili sale e pepe simili a strani sassi, pensati per l´outdoor, avvolti in silicone verde in modo da proteggerli dall´umidità, con il contenuto che esce grazie ad una lieve pressione; vasi con cerniere chiuse, da usare per un solo fiore, o da aprire per mazzi più consistenti; bellissimi portafrutta ispirati a forme naturali.
Trovare nuove idee e forme da applicare agli oggetti di tutti i giorni non è facile, ma chi è qui ci prova, è il mestiere che vuol fare. I giovanissimi designer tedeschi di Designkommando, per esempio, hanno sperimentato una nuova dimensione per la cornice: la loro, color arancio acceso, percorre allargandosi e stringendosi due pareti dello stand, un circuito continuo all´interno del quale si possono mettere i quadri, variando anche la collocazione quando ci si stufa di avere le cose sempre allo stesso posto. L´italianissimo (è siciliano) Gaetano Di Gregorio ha applicato la propria inventiva, invece, alla teiera, trovando soluzioni estetiche accattivanti ma anche molto pratiche. Ha avvolto le teiere in cappottini di feltro o in silicone e legno per poterle manovrare con facilità tenendo al caldo il tè.
Si sono spinti più in là i coniugi architetti dello Studio 1+1 di Riccione, al Salone Satellite con la culla dove tengono il figlio neonato mentre manovrano il letto matrimoniale sospeso: un ripiano in legno con materasso, cuscini e lenzuola, sostenuto da quattro corde agganciate in alto. Tirando una corda il letto di può alzare fino al soffitto, creando uno spazio aperto durante il giorno, oppure può rimanere sospeso a mezz´aria per farsi cullare nel sonno o può essere appoggiato a terra, se si preferiscono sogni più stabili. E ancora è il materiale plastico riassemblato a costituire l´elemento dei lampadari di Massimiliano Adami, che ha immerso nella schiuma poliuretanica bidoni, uno spruzzino, bottiglie e contenitori e ha poi tagliato la parte rimasta imprigionata che fuoriusciva dall´impasto per creare elementi di illuminazione molto particolari.
Più pulite ed essenziali le linee del lavoro di Soojin Hyun, 31 anni, proveniente dalla Corea del Sud con la sua House on the table. «Le persone hanno il desiderio di avere il loro spazio speciale» dice. E allora, con un tavolo, quattro mezzi muri e un tetto, ha realizzato casette da inserire come piccoli uffici in open space o in casa, per avere un angolo privato in una stanza, attrezzato con computer e libreria.
ANNA CIRILLO
La Repubblica GIOVEDÌ, 17 APRILE 2008
Pagina XII – Milano

 

Il progetto Verrà inaugurato nel 2011, conterrà collezioni d' arte contemporanea e gli archivi della moda e di Luna Rossa. La Fondazione . Accanto ai lavori di Cattelan, quelli di Hirst e Holler. Anticiperà di un anno il museo pubblico di Milano
Una torre-totem per il museo di Prada

MILANO - Milano, che nei giorni scorsi ha presentato il progetto per un museo pubblico di arte contemporanea firmato da Daniel Libeskind (per il 2012), ne trova nel frattempo un altro grazie a Miuccia Prada e Patrizio Bertelli, che hanno incaricato l' «archistar» olandese Rem Koolhaas di trasformare un complesso industriale dei primi del ' 900 (situato nella zona sud della città) nella futura sede della Fondazione Prada. Si tratta di 17.500 metri quadrati, di cui 7.500 dell' ex fabbrica risistemata e 10.000 di nuova costruzione, che diventeranno un centro per le arti con diverse identità: una parte sarà dedicata alla collezione permanente (la nuova torre a più piani di Koolhaas) mentre altri spazi ristrutturati saranno riservati al cinema, all' architettura, alla filosofia, alla moda, alle performance. La fondazione includerà un auditorium e, in prospettiva, tre archivi: per la moda, per Luna rossa e per gli allestimenti temporanei, testimonianze che all' oggi quasi nessuno conserva. La fondazione Prada, nata nel 1993, è stata affidata al critico Germano Celant dal 1995, e a lui è affidata anche la direzione artistica della nuova fondazione. «Dall' inizio della sua attività, la fondazione ha commissionato installazioni di arte contemporanea in stretta collaborazione con artisti quali Anish Kapoor, Louise Bourgeois, Dan Flavin, Laurie Anderson e italiani come Giulio Paolini e Francesco Vezzoli - afferma Celant - e questi 15 anni di attività costituiscono la base è del nostro patrimonio museale». È questo patrimonio che sarà esposto, a rotazione, nella torre progettata da Koolhaas con piani ad altezza variabile e parti espositive traslucide a sbalzo, visibili anche dall' esterno e da lontano, quasi a formare un totem dell' arte nel sud della città. La torre rappresenta una risposta di questo architetto-umanista la cui tesi è che l' architettura Moderna ha prodotto per lo più «junk-space», ovvero spazi-spazzatura. Nei vari piani della torre ci sarà spazio anche per le quotatissime opere di Damien Hirst e Maurizio Cattelan o per i «funghi rovesciati» di Carsten Holler (grande successo della Fondazione nel 2000) di proprietà di Prada e già conservati nei sotterranei di largo Isarco 2, dove sorgerà questa cittadella dell' arte. Ai piedi della torre di Koolhaas, infatti, intorno alla grande corte industriale, ci saranno un contenitore multimediale nel quale si terranno mostre, molte delle quali organizzate in collaborazione con i musei stranieri, i cui direttori sono stati invitati oggi alla presentazione di questa iniziativa. «Si svolgeranno anche attività di studio e ricerca, insomma, sarà un tutto organico per l' arte contemporanea», afferma Celant, «in uno spazio dove coabitano contemporaneità e recupero dell' età industriale». Attualmente le mostre della Fondazione Prada sono aperte al pubblico gratuitamente e così sarà anche in futuro. Sebbene Celant signorilmente sostenga che bene farebbe «anche l' istituzione pubblica a realizzare collezioni d' arte contemporanea in proprietà», poiché la coperta dei finanziamenti pubblici per l' arte è corta, sarebbe meglio indirizzare i fondi per valorizzare il patrimonio storico e lasciar maturare il contemporaneo - che non è ancora arte storicizzata, ma solo una proposta d' arte - nelle collezioni private di «munifici» borghesi come Prada a Milano (dove ci sono anche la Fondazione Pomodoro, l' Hangar Bicocca della Pirelli ), Pinault a Venezia, Re Rebaudengo a Torino, Gagosian a Roma... Meglio la Grande Brera (attesa da vent' anni) e la Fondazione Prada per il contemporaneo che il Mimac di Libeskind senza la Grande Brera. Oggi Rem Koolhaas, Patrizio Bertelli e Germano Celant presentano con una conversazione questo progetto, la cui realizzazione è prevista per il 2011, giusto un anno prima del museo pubblico. * * * La stilista Miuccia Prada È la mente creativa della maison di moda. La Fondazione Prada è nata nel 1993 e dal 1995 la direzione è affidata a Germano Celant. Sopra, la copertina che il «New York Times Magazine» ha dedicato a Miuccia Prada lo scorso marzo, definendola «una delle personalità che hanno saputo ridisegnare il mondo dell' arte»
Panza Pierluigi
Pagina 32
(17 aprile 2008) - Corriere della Sera

 

Patrizio Bertelli
«Il mecenatismo? È una passione, non prova di potere»

MILANO - Uno spazio rarefatto (grandi finestre, muri bianchi, pavimenti industriali) ma non asettico. Fuori, la Milano dei primi del Novecento recuperata dalla moda. Dentro, i simboli della passione per l' arte di Patrizio Bertelli e Miuccia Prada: le opere di Castellani, Fontana, Burri, Melotti, Nam June Paik e (visto che anche il design può produrre capolavori) la poltrona Egg e il divanetto Swan di Arno Jacobsen. Ogni tanto, mentre racconta il suo nuovo progetto («spero sia tutto pronto in tre anni»), Bertelli rievoca storie lontane (un viaggio americano sulle orme di Richard Long, Della Robbia a Santa Fiora). Ma, tra presente e passato, quel che resta è l' impressione del «legame fortissimo che si è sempre stabilito con gli artisti». Da Mattiacci a Franchina, da Smith a Vezzoli. Prada e l' arte: come è cominciata la passione? «Forse dalla curiosità mia e di Miuccia, forse dal rapporto privilegiato che abbiamo stabilito con gli artisti, forse dalle emozioni che ci siamo reciprocamente scambiati. Difficile dirlo. tutte le nostre scelte non sono però mai state dettate dal mercato così come non abbiamo mai voluto confondere quello che faceva la Fondazione Prada con quello che accadeva sulle passerelle». E questo nuovo progetto? «In qualche modo rappresenta l' evoluzione di un percorso iniziato nel 1993 che ci ha portato a diventare una sorta di osservatorio sulle tendenze più emblematiche delle contemporaneità. Ospitando opere che altrimenti sarebbero destinate a rimanere solo sogni». Ancora una volta avete deciso di collaborare con Rem Koolhaas. «L' architettura deve rappresentare la modernità e credo che Rem sia uno degli architetti che meglio di altri hanno saputo raccontare questa modernità. Trovo inutili certe polemiche, ad esempio sui nuovi grattacieli di Milano: quel che conta è la qualità del progetto, se un progetto è un bel progetto può davvero cambiare in meglio una città: pensi a quello che è successo a Bilbao con il Guggenheim di Gehry. Anche se, quando penso agli architetti che progettano musei, penso prima di tutto a Carlo Scarpa, alla sua Fondazione Querini Stampalia, alle sue stanze per l' Accademia a Venezia». Per l' arte contemporanea, meglio il pubblico o il privato? «Non penso che ci sia competizione, sono realtà diverse che devono imparare a collaborare tra loro. L' essenziale è capire che è finito il tempo del mecenatismo come "esibizione di potere". Oggi è il collezionismo deve essere propositivo o, meglio ancora, educativo. La strada giusta? Quella indicata dai collezionisti americani e da certe istituzioni come la Frick Collection».
Bucci Stefano
Pagina 32
(17 aprile 2008) - Corriere della Sera


Il progettista di Garibaldi-Repubblica «Non credo che i milanesi abbiano poco verde. Prima servono luoghi d' incontro reali»
«No al superfluo, deve nascere la città utile»
Cesar Pelli: l' Esposizione e le colate di cemento? La Moratti detti le regole agli architetti

Lo conosce Adriano Celentano? «Celentano? Sì» (è un sì immediato, senza esitazione). Bene, Celentano dice che con l' Expo su Milano pioveranno soltanto «colate di cemento». «L' amministrazione deve dare linee guida precise agli architetti che progetteranno le nuove opere». Dipendesse da lei stabilire queste linee guida? «Direi di costruire edifici che anche dopo, finita l' esposizione, possano servire ai cittadini. Direi di non realizzare padiglioni che poi rimarranno lì, inutilizzati e abbandonati. E a proposito dei padiglioni: se, per esempio, si pensa che possano tramutarsi un giorno in stabili di housing sociale, ecco, prevediamo delle apposite fondamenta affinché la trasformazione strutturale possa essere più facile». Cesar Pelli, nato nel 1926 in Argentina, è, tra le altre opere nel mondo (da New York a Bilbao, da Londra a Kuala Lumpur) la mente di Garibaldi-Repubblica. È a Milano perché oggi parteciperà al convegno all' Hotel Gallia sull' «architettura contemporanea per le città». E sul tema, Pelli dice: «Non sarebbe male "appoggiarci" sulle stazioni e sui binari già esistenti, e creare una sorta di grande corridoio infrastrutturale da Garibaldi fino a Rho-Pero, passando per lo scalo di Farini». È un tema a lui caro, lo spostamento con il trasporto pubblico anziché con l' automobile. Pelli è un tipo di buonumore, che trasmette. Sta bevendo un italianissimo caffé alla Fondazione Catella, all' Isola, con una finestra sul cantiere («I lavori? Procedono. Ma, vede, è come una donna che aspetta un piccolo. Fin quando non spunta la pancia, non lo si nota») e un' altra finestra sul giardino, pubblico, coi bimbi che giocano. Architetto: con l' Expo, Milano si svilupperà. Meglio in larghezza o in altezza, con i grattacieli? «L' una e l' altra». Pausa per una precisazione. In città s' è fatto un gran dibattito sui grattacieli. Pelli dice che, comunque, anche nel suo progetto, i grattacieli avranno 30 piani. Altrove, a cominciare dagli Stati Uniti, di solito i piani sono almeno il doppio. A proposito di grattacieli. C' è chi dice che piuttosto sarebbe il caso di pensare a maggiori aree verdi... «È convinzione mia, e anche di amici architetti in visita in città, che di verde ce n' è, e tanto: vialoni alberati, parchi, cortili interni, terrazzi. Una gran ricchezza. E comunque, l' importante, è avere luoghi aperti. Piazze». Milano, ormai, la conosce. Tre aggettivi per definirla. «Brillante. Vivibile. Dinamica. Davvero dinamica». Sinceramente: qual è il progetto al quale è più affezionato? «Garibaldi-Repubblica» (altro sì immediato, senza esitazione). Si vedrà con la Moratti? «Già fatto. Mi sono congratulato per la conquista dell' Expo». Berlusconi s'era lamentato della «torre storta» a CityLife. «Guardo alle mie, di torri. Ho vicino il Pirellone, più in là c' è la Torre Velasca, e sono dritte... perché mi sono inserito in questo tessuto. Però, al di là di tutto, a me piace la densità. Noi architetti dobbiamo dare densità agli spazi, creare un ambiente compatto, non dispersivo, per convogliarci la gente, e farla incontrare, divertire, vivere». * I progetti Firma grattacieli in tutto il mondo Gli 88 piani di Hong KongIn Asia Il grattacielo a Hong Kong firmato da Cesar Pelli. L' architetto ha realizzato opere in tutto il mondo, a cominciare dagli Stati Uniti
Galli Andrea
Pagina 3
(18 aprile 2008) - Corriere della Sera

 

Il personaggio Come la passione segreta per la fotografia erotica influenzò il lavoro dell' architetto Carlo Mollino
Quel profumo di donna nei mobili di un dandy

Negli stessi anni in cui l' architettura perdeva l' anima, Carlo Mollino le restituiva un corpo. Personaggio nel quale la dottrina e la ricerca si nutrono di una formidabile necessità vitalistica; Carlo Mollino rappresenta la più radicale incarnazione del dandysmo, tanto più anomalo quanto più alieno dal luogo comune dell' ozioso gaudente. Dandy furono Baudelaire, Oscar Wilde, D' Annunzio, ma anche, in versione ascetica, Kraus, Beckett e perfino Wittgenstein. Se penso a scrittori e filosofi, è perché Mollino non si esaurisce nella figura dell' architetto, giacché per capirne le forme nel design e l' interpretazione dello spirito dei luoghi nelle architetture, bisogna considerarne le impreviste doti di pilota di aeroplani e di auto da corsa, di scrittore, di sciatore, di fotografo. Avrebbe certamente incantato Flaiano il Trattato di Mollino «Introduzione al discesismo», scritto nel 1951, vero e proprio trattato illustrato in cui si descrivono non questioni tecniche ma i principi etici della pratica mistica e solitaria dello sci. Qualcosa di simile alle interpretazioni Zen delle attività agonistiche, nel genere «Lo Zen e il tiro con l' arco». In questa chiave emerge la personalità originale, inquieta, bizzarra, fantasiosa di Carlo Mollino. Il dandy si manifesta nel primato del vivere sullo scrivere e sul disegnare. Una vita oscura, notturna, privata, di cui si intende la misura visitando la sua casa e osservando il suo archivio fotografico. Da un lato c' è il Mollino teorico della fotografia in un libro memorabile; dall' altra c' è il Mollino fotografo erotico e «segreto» con scatti che propongono ossessivamente corpi femminili nudi, prevalentemente di spalle, evidenziando belle forme, desiderabili e allusive. Questo amore per il corpo femminile si riflette nelle forme architettoniche: architetture amate come corpi, morbide, flessuose, curve. Mollino non ama la linea retta, preferisce l' arabesco. In pieno razionalismo, contro geometrie e simmetrie, produce un' architettura organica, viva ed elastica, ispirandosi ad Erich Mendelshon e Alvar Aalto. Si può intendere che chi pratica una architettura così legata alla fantasia e agli umori vede gli edifici muoversi, come chi contempla le forme di un corpo femminile. Anche la tecnologia ha un cuore, e non deriva soltanto da formule matematiche, ma da un profumo, un' atmosfera: come una donna in una stanza, così sedie, tavoli, divani si muovono e abitano lo spazio. A partire dagli anni Trenta, con l' edificio della società ippica torinese realizzato in collaborazione con l' ingegner Vittorio Baudi di Vesne, s' intende lo spirito della ricerca di Mollino. La pratica dello sci deriva da una passione per la montagna che si rivela in alcuni edifici come la Casa del Sole a Cervinia, o la stazione d' arrivo della funivia di Furggen o la slittovia del Lago Nero presso Sauze D' Oulx: materiali tradizionali servono tecniche costruttive moderne originando forme nuove. Il dandy si manifesta sorprendentemente in edifici pubblici come la Camera di Commercio e il Nuovo Teatro Regio di Torino. Impresa più difficile di quanto sarebbe stato disegnare un Club Méditerranée per vacanze esclusive. Ma la figura femminile, la passione per il nudo, l' odore di donna in una stanza chiusa si cala tutto negli arredi, spesso prodotti in pezzi unici o serie limitate, in cui si uniscono tecniche costruttive artigianali e sperimentazioni di nuovi materiali e nuove tecnologie come il compensato curvato a strati sovrapposti. Mobili come corpi. Ne discende una estetica che ha le sue radici nel modernismo nell' Art Nouveau, ripensati in singolare analogie con la fantasia di Gaudì attraverso lo spirito del Barocco e del Rococò gli stili più sensuali e femminili. Così l' esperienza di fotografo voyeur aiuta a capire l' architettura di Mollino.
Sgarbi Vittorio
Pagina 54
(19 aprile 2008) - Corriere della Sera

 

Il progetto Gli interventi presentati alla Moratti.
«Uno spazio vivo e vivibile»
Rinasce la stazione Centrale «Più sicurezza e shopping»

Tappeti mobili, negozi e Galleria restaurata: conclusi i primi lavori
Funzionano i tappeti mobili, i soffitti sono stati ripuliti e risplendono, i pavimenti della Galleria delle Carrozze sono stati smontati, catalogati, ristrutturati e ricollocati dov' erano. La stazione Centrale ha mostrato ieri il primo pezzo del suo nuovo volto al sindaco Letizia Moratti, all' assessore regionale Raffaele Cattaneo e agli altri amministratori accompagnati dal presidente di Fs, Innocenzo Cipolletta e dall' ad di Grandi Stazioni, Mauro Moretti nella prima visita ufficiale al cantiere. Quasi 70 mila i metri quadrati oggetto dell' intervento: oltre 120 milioni di euro investiti, 6 mila metri quadrati di volte e velari restaurati sotto l' occhio vigile della Soprintendenza e moltissimi nuovi spazi. Con una garanzia, che il sindaco Moratti ha subito sottolineato: «La Centrale diventerà più luminosa, più bella e più sicura. Un luogo di vita e non più uno spazio a rischio»: a questo proposito, oltre alla luce, verranno accese 260 telecamere, che controlleranno l' intera struttura. Il cantiere verrà consegnato entro fine 2008 e nei mesi successivi saranno allestiti negozi e spazi di servizio. Quattro i livelli della nuova struttura: dal piano interrato alle terrazze in vetro e acciaio di nuova costruzione. La principale novità riguarda il nuovo asse pedonale che collegherà piazza Luigi di Savoia e piazza IV Novembre attraverso un percorso inventato da un' area inutilizzata sotto la Galleria di Testa. Qui verranno collocate biglietteria, informazioni e accoglienza per i viaggiatori. Moltissimi i negozi che saranno sia nel piano interrato sia nel primo e all' ammezzato. Molto lavoro anche sulla Galleria delle Carrozze, recuperata in tutte le sue parti più pregiate (fregi, finiture, bassorilievi, maioliche decorative) che tornerà ad essere spazio monumentale e ospiterà mostre ed eventi. Il senso dell' intero lavoro è stato spiegato ieri durante le due tavole rotonde del Convegno organizzato da Fs per accompagnare il primo sopralluogo. Molti ospiti illustri per ripetere la novità dell' intero programma di Grandi Stazioni: «Queste non sono più solo stazioni. Le Ferrovie riprendono un ruolo di promotrici della grande architettura». A dimostrarlo, le esperienze raccontate da alcuni dei più grandi maestri dei nostri giorni, da Cesar Pelli a Jean Nouvel, da Massimiliano Fuksas a Davide Nelson. Nel pomeriggio, oltre alla Moratti, sono intervenuti Sergio Cofferati e Willy Demeyer, rispettivamente sindaci di Bologna e Liegi. Tanti progetti, tante speranze per le loro nuove stazioni e per la sfida dell' alta velocità. E l' auspicio di Cipolletta: «Spero in un nuovo Paese dove i contratti si rispettino e i lavori non vengano interrotti dalla burocrazia, perché ogni stop significa tempo perso, costi e disagi ai cittadini».
Soglio Elisabetta
Pagina 2
(19 aprile 2008) - Corriere della Sera

 

Comune
Controlli obbligatori sulle case vicine ai 50 futuri parcheggi

Il documento finale ancora non c' è: «Sarà pronto entro quindici giorni», dice l' assessore ai Lavori pubblici Bruno Simini. Ma le linee guida di quella che sarà la nuova convenzione che dovranno firmare i costruttori di 50 parcheggi sotterranei, sono pronte. E sono state approvate dalla giunta e dal sindaco Letizia Moratti. Le regole per chi vorrà realizzare box sotterranei in città sono più severe: «Pretendiamo chiarezza e più informazione per tutti i cittadini - dice Simini - . Per evitare ritardi e dispute legali ci dovrà essere un monitoraggio degli stabili vicini al cantiere prima e durante i lavori. Ci sarà un controllo anche sui prezzi contro i rincari eccessivi: tutti i costi previsti dovranno essere calcolati prima». I primi dieci cantieri partiranno entro l' estate.
La Repubblica
19-04-08, pagina 7, sezione MILANO


Finessi: 'C'è un genio in via Corelli'
A spasso con il critico 'Ecco gli imperdibili'

'Milano è ancora capitale del design per merito delle aziende, non certo delle amministrazioni pubbliche, che dovrebbero imparare la lezione di Torino' Gli oggetti più belli dentro e fuori Salone L' intervista
Il meglio del design in Fiera e in città secondo uno dei più autorevoli critici milanesi: Beppe Finessi, 41 anni, architetto, ricercatore al Politecnico. Ha lavorato per dieci anni alla rivista "Abitare". E ha curato per il Comune («complice l' assessore Sgarbi, che voglio ringraziare per la sua sensibilità») le mostre su Bruno Munari e Fabio Novembre alla Rotonda della Besana. Quest' ultima, una delle più affollate del Fuori Salone. Perché Novembre piace tanto e a tanti? «è bravo, disinvolto, istrionico. Ha uno stile chiaro e netto, coerente nel tempo. E possiede una solida cultura: dall' arte classica al cinema. Tra i giovani è il migliore». Altri giovani da non perdere? «Giulio Iacchetti, cremonese, che presenta 21 bizzarre variazioni sul tema del coltello al "Cucchiaio di legno" di via Ponte Vetero 3. Lorenzo Damiani, di Lissone, con i suoi meravigliosi vasi di plastica e vetro in mostra al Plus Design, nuova vetrina di arte e design inaugurata in via Ventura 6 proprio in occasione del Salone. E quel pazzo di Duilio Forte». Pazzo in che senso? «Per la sua incredibile vena di follia creativa. Sta in una vecchia fabbrica di via Corelli 34, sotto il viadotto dell' autostrada, riconvertita di sua mano in un meraviglioso atelier che somiglia a un carcere di Piranesi. Si entra attraverso una scultura fantastica: una specie di cavallo di Troia di legno alto 12 metri. Imperdibile». Le cose più belle del Fuori Salone? «Ancora al Plus Design, le scrivanie di Elisa Sighicelli e i tavolini di Andrea Sala. Da Rossana Orlandi, in via Matteo Bandello 14, i prodotti della scuola di Eindhoven e dell' università di Bolzano e i mobili costruiti con pezzi di recupero dall' olandese Piet Hein Eek. In via Montevideo 5, il nuovo negozio milanese della raffinata casa editrice mantovana Corraini, con i giochi progettati da grandi designer. E alla Fabbrica del Vapore, in via Procaccini, gli oggetti di Maurizio Navone nello spazio RestArt e le sperimentazioni dei giovanissimi designer di Industreal». E al Salone di Rho-Pero? «Ho visto molte aziende sedute sugli allori e pochi picchi di qualità. Tra questi: la bellissima sedia di Massimiliano Adami per Cappellini; il sistema di sedute per esterni di Riccardo Glumer per Alias; e una seggiola di Luca Nichetti per Casamania, un' azienda che sta crescendo molto». In Triennale? «Molto bella, anche nell' allestimento, la mostra storica su Cassina, una delle leggendarie aziende che hanno fatto il nostro design». Ma Milano è ancora capitale del design? «Sì, perché qui e in Brianza ci sono le aziende che contano. Quelle che fanno ricerca, investimenti, cultura». Però il nuovo presidente dell' Adi, l' Associazione per il disegno industriale, storico feudo milanese, è una piemontese; e i prossimi premi Compassi d' Oro saranno assegnati a Venaria Reale. «Luisa Bocchietto ha molte doti: è donna, è giovane, è una brava progettista. Sarà un' ottima presidente. E Venaria è uno spazio bellissimo. Un giusto riconoscimento per Torino, una città che in questi anni, anche sul fronte dell' architettura e del design, ha saputo essere agile, sveglia, concreta». Milano, invece? «è stata disattenta e presuntuosa. Ha commesso errori strategici, lasciandosi portare via da Torino l' organizzazione del congresso mondiale degli architetti. Le amministrazioni non sono state all' altezza delle aziende. Ma grazie appunto alle aziende, il primato della città sul fronte del design non è in discussione. Non per caso i migliori designer del mondo continuano a lavorare qui. E tanta gente continua ad affollare la città nei giorni del Salone».
ARMANDO BESIO
La Repubblica
20-04-08, pagina 6, sezione MILANO

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