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Raccontare gli spazi dare casa ai racconti

Dal 01.01.2008 al 31.12.2008

Settembre 2007.

La rivista Abitare si presenta completamente rinnovata.

SEGUITECI.

Vi faremo entrare in luoghi e spazi straordinari. Che esistono davvero, in qualche parte del mondo. Spazi esclusivi e spazi affollati, sconosciuti o celebri, misteriosi o solari, inquietanti oppure gradevoli; ma tutti, ve lo assicuriamo, fuori dal comune. E in questi spazi, che forse non vi capiterà di calpestare e attraversare con i vostri passi, entreremo insieme. Li percorreremo guidati ogni volta dalle immagini e da una storia. Le immagini saranno fotografie, disegni, diagrammi. La storia sarà scritta per noi da un testimone di eccellenza, che conosce quel luogo per averlo frequentato. Con la propria presenza fisica o con la propria fantasia. Certo, di tutti questi spazi, di tutti questi progetti, vi daremo informazioni, dati, misure. In modo che possiate giudicarli, copiarli, cambiarli. Ma soprattutto, è questa la nostra promessa, vi daremo la possibilità di abitarli. Di entrarci e percorrerli con il pensiero, di immaginarne una trasformazione. Con quella particolare sensibilità multisensoriale che solo una storia, un racconto, solo la letteratura, sanno dare.


IN QUESTO NUMERO ENTREREMO NEL FUTURO.

Insieme a Bruce Sterling e alla sua ispettrice visiteremo una strana casa-ragnatela, progettata nel sud della Francia da François Roche. Poi torneremo nel presente per penetrare l’intimità di un’architettura celeberrima: la casa “flottante” progettata da Rem Koolhaas / OMA a Bordeaux; a svelarcene trucchi e segreti sarà Guadalupe Acedo, la collaboratrice domestica che da anni lavora in quegli spazi algidi ed estremi. E da lì ripartiremo sulle autostrade francesi, alla ricerca delle stazioni di servizio visitate trenta anni fa dallo scrittore argentino Julio Cortazár e da sua moglie Carol Dunlop, nel loro viaggio fra i labirinti degli svincoli e dei guard rail. E sarà proprio in una paradossale stazione di servizio ecologica, questa volta a Los Angeles, che incontreremo Philippe Parreno e i suoi acidi aforismi sull’ambientalismo.

MA SIAMO APPENA ALL’INIZIO.

Non immaginereste certo, prima di leggere il testo di Lawrence Weschler, come dei piccoli corpi possano far vibrare le immense sculture in acciaio di Richard Serra. E di come per disegnare a mano sia necessario, secondo la lezione di Enzo Mari, imparare a dimenticare gli automatismi introiettati grazie ad anni di computer. Ma, soprattutto, per quanto siate appassionati di architettura, siamo sicuri che non siete mai arrivati agli eccessi cui può spingere un amore carnale e folle per un edificio, come quello esploso tra Patrick Malsano e l’installazione di Zaha Hadid e Patrik Schumacher per la Serpentine Gallery di Londra. Ed è proprio l’amore, l’amore tradito, nascosto, interrotto, che lega tra loro gli allestimenti progettati da un gruppo di noti designer e i personaggi di una famosa pièce teatrale di Tennessee Williams (“Lo zoo di vetro”).

E NON BASTA.

Vi racconteremo di come si possano progettare vestiti elettrici che di notte si accendono come lucciole. Di come delle sofisticate mountain bike possano essere trasformate in mezzi di trasporto del caffè africano. Di come siano cambiati gli oggetti e le macchine che popolano i nostri bagni. E di come nel mondo stiano nascendo veri e propri quartieri sui binari abbandonati delle ferrovie. Ma prima di tutto questo, vi parleremo di quattro donne rivoluzionarie che stanno cambiando il loro mondo grazie a idee e azioni radicali. E daremo visibilità a un’aspra polemica che riguarda l’arte contemporanea africana. Informare, aggiornare, come faremo anche grazie al tabloid che ogni mese raccoglierà il meglio degli articoli apparsi su quotidiani e periodici di tutto il mondo, significa infatti dare la possibilità a chi ci legge di intervenire criticamente sullo stato dell’architettura, del design, delle politiche urbane. Ed è questa – insieme alla possibilità di colmare con l’immaginario il vuoto che ci separa dalla realtà fisica delle case e dalle cose che pubblicheremo – la vera sfida di questa rivista.

Stefano Boeri


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