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Chiesa di San Gerolamo Emiliani

Anno: 1952 - 1965

Località: Milano, Parco Lambro - Cimiano

Indirizzo: via Don Giovanni Calabria

Destinazione d'uso: Edifici per il culto

Progettista: Carlo De Carli

La chiesa fa parte dell’ampio programma edilizio che comprende i diversi edifici scolastici e socio-assistenziali sorti a Cimiano tra la fine degli anni Cinquanta e i primi anni Sessanta, nel momento della piena espansione di questa zona della città compresa tra via Palmanova e il Parco Lambro. Diversamente dalla chiesa di Sant’Ildefonso (1954-56), ideata e costruita in meno di due anni, quella di Cimiano ha una lunga gestazione e segue gli sviluppi del progetto dell’intero complesso progettato da De Carli in oltre un decennio. La documentazione conservata consente di individuare una sequenza di tre differenti soluzioni. La pianta rettangolare presente nell’estratto di Piano Particolareggiato del 1953 indicherebbe un’impostazione ad aula longitudinale di tipo tradizionale.

 

La planimetria successiva, risalente alla seconda metà degli anni Cinquanta, rivela un allargamento dell’aula liturgica: la chiesa ha infatti una pianta a campana aperta verso la zona absidale, con un altare centrale su cui convergono tre file diversamente inclinate di banchi, con una disposizione per certi versi avvicinabile a Sant’Ildefonso. Il progetto definitivo è elaborato tra la fine degli anni Cinquanta e i primi anni Sessanta. La pianta è imperniata su un ottagono centrale, corrispondente allo spazio destinato all’assemblea dei fedeli, sul quale si innestano tre ottagoni iscritti in quadrati che individuano la zona dell’altare, in asse con l’ingresso, il battistero e la cappella per le celebrazioni feriali sui due lati. Così la riassume De Carli: “La composizione si sviluppa attorno allo spazio primario di una comunità per germinazione di forme architettoniche”.

 

Un quadrato, corrispondente alla bassa torre campanaria che separa la chiesa dalla casa parrocchiale, e un altro spazio quadrato corrispondente alla zona coperta dell’ingresso completano la composizione, che richiama un’ideale croce greca. Un sagrato coperto e due passaggi laterali scoperti ai suoi lati, schermati da pareti con riquadri in vetrocemento, sono accessibili da brevi rampe di scale e immettono all’interno dell’edificio, rialzato rispetto alla sede stradale e al terreno sportivo circostante, costituendo un filtro tra l’intimità dello spazio sacro e la città. La costruzione si articola su tre livelli.Nel piano seminterrato, cui si accede da due ingressi laterali esterni, sono collocate alcune aule per le ssociazioni, gli oratori e una grande sala cinematografica. Dal livello dell’aula liturgica si accede invece a tratti di un livello superiore: due scale poste in prossimità delle due cappelle laterali portano a un matroneo sovrastante l’ingresso e rivolto verso l’altare, mentre due accessi dietro la zona presbiteriale conducono alle cantorie che affacciano sull’altare. Si tratta di una composizione di percorsi e spazi su più livelli che, da un lato, rimanda all’idea di continuità degli spazi esterni e interni, sottesa a tutta ’opera di De Carli, dall’altro, risponde alle esigenze liturgiche della tradizione ambrosiana e dei dettati conciliari, che favoriscono la partecipazione degli astanti alle celebrazioni in un’ottica di dialogo tra i edeli e il celebrante. Oltre che dai materiali di rivestimento – costolature in serpentino e semplici intonaci – lo spazio interno è plasmato dalla luce filtrata dalle grandi superfici di vetrocemento “ghiaccio” (con serramenti in alluminio anodizzato e vetri rosso fuoco) o di diversi colori, poste lungo il perimetro dell’edificio.

 

L’articolata composizione volumetrica è leggibile anche esternamente, dove emergono in altezza le strutture un poco più elevate della torretta che sovrasta l’altare e del campanile. Le pareti esterne sono rivestite di piastrelle di grès ceramico bianco, lasciando emergere le strutture verticali e orizzontali in cemento armato a vista; alcune (oggi alterate) erano originariamente scandite da leggerissime rigature di queste piastrelle sull’intonaco di cemento grigio, con un effetto di movimento che ricorda l’Optical-art.L’edificio fu inserito nel programma promosso dal Cardinale Montini per il biennio ’62-’63, che si ntitolava “Ventidue chiese per ventidue concilii” e rispondeva all’intenzione di celebrare il Concilio Vaticano Secondo con la costruzione a Milano di ventidue nuove chiese parrocchiali, “tante, cioè, quanti furono i concili ecumenici”, per ricapitolare simbolicamente la vicenda secolare e universale del cattolicesimo.

 

Elena Demartini