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Edificio per abitazioni e uffici

Anno: 1996

Località: Milano, Brera

Indirizzo: via Fiori Chiari 9

Destinazione d'uso: Edifici per residenze ed uffici

Progettista: Mario Bellini Architects

 

L’intervento di Mario Bellini in via Fiori Chiari e via Madonnina si compone di due edifici, indipendenti e autonomi anche se raccordati da precisi rimandi linguistici e compositivi. Rispetto agli isolati direttamente affacciati su corso Garibaldi, il tessuto di Brera presenta una densità maggiore, in cui eventuali interventi di ricucitura risultano ancor più delicati. L’approccio di Bellini è consapevole di questo problema e non cerca soluzioni di rottura, pur senza rinunciare all’affermazione di un proprio carattere.    

  

È evidente l’intento di ricomporre l’unità degli isolati, sia nel corpo di dimensioni minori che nel volume principale. Tuttavia, vengono introdotti dei piccoli scarti rispetto alla maglia stradale originale, dei disassamenti funzionali a suggerire diversi punti di vista rispetto a quelli consueti. È così per il corpo minore, dove il lato su vicolo Fiori Chiari produce un restringimento progressivo della sezione stradale, mentre nel caso del volume su via Madonnina è il blocco edilizio stesso che viene scomposto ed alleggerito. La griglia di base rimane insomma compatta, ma l’intento è quello di rendere permeabile la scatola muraria, lasciando intravedere un cuore dell’organismo architettonico assai più complesso di quel che potrebbe apparire. Questo effetto è reso palese dalla scelta di far dialogare planimetricamente forme geometriche diverse: il cortile, inserito all’interno del blocco quadrangolare, è infatti a pianta circolare e lascia intravedere un albero inglobato nell’architettura. La curva della circonferenza, ridotta a scheletro metallico che supporta i ballatoi, è visibile dall’esterno, dove il muro di cortina si interrompe in corrispondenza del secondo e terzo piano.

 

Al piano terra invece, rivestito interamente in lastre di granito, la muratura si inflette verso l’interno, dove ancora una volta si incontra il cilindro vetrato del cortile. In asse, unico elemento al di fuori del perimetro del blocco, un pilastro regge una trave metallica perpendicolare al prospetto, vero e proprio fulcro visivo dell’intera composizione. È del tutto evidente, senza nulla concedere a formule revivalistiche, la ripresa di alcuni temi dell’architettura tradizionale milanese, primo fra tutti il sistema corte-scala-ballatoio. Anche nel corpo minore si ricorre all’interferenza di una forma circolare smaterializzata inserita in un organismo più rigido. Ciò avviene nel punto solitamente più “solido” dell’edificio, lo spigolo, che viene risolto con un bovindo cilindrico, a tutt’altezza e terminante con un terrazzino. Al piano terra il cilindro scompare e sopravvive un solo pilastro angolare, che assicura un riparo porticato all’area d’ingresso. Entrambi i fabbricati presentano materiali semplici che giocano sulla bicromia: rivestimento in lastre di granito per il piano terra, intonaco color panna su tutte le restanti superfici murarie, dove si aprono finestre senza cornici, e acciaio verniciato per i montanti e le travi dei volumi cilindrici.

 

Federico Ferrari