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Ampliamento dell'Università Bocconi

Anno: 2001 - 2008

Località: Milano, Vigentina

Indirizzo: via Röntgen 1

Destinazione d'uso: Edifici per l'istruzione

Progettista: Grafton Architects

In occasione del centenario della fondazione, l’Università Bocconi indice un concorso ad inviti per l’ampliamento della propria sede. Grazie ad una giuria particolarmente qualificata, viene selezionato il progetto dello studio dublinese Grafton Architects. Il complesso si compone di una serie di blocchi per uffici di quattro o cinque piani, sospesi a diversi metri dalla quota stradale per lasciare che il piano terra sia attraversabile dal pubblico. I blocchi sono interamente vetrati, ma affacciano nelle corti interne che si formano tra di essi, anziché sui confini del lotto. Su via Röntgen si dispone il volume cieco delle biblioteche, sospeso a sbalzo sul marciapiede. La struttura portante si compone di coppie di setti verticali di circa 40 cm di spessore, lasciati a vista negli ambienti interni. Sopra di essi sono poste travi precompresse da 24 m di luce, a cui sono sospesi, con tiranti d’acciaio, i blocchi degli uffici. Il piano terra è scavato in modo da accompagnare il visitatore negli spazi espositivi sotterranei e nel foyer dell’Aula Magna. La sala, illuminata con luce naturale indiretta da tre colossali camini, emerge per metà dalla quota stradale e impone la propria presenza sull’angolo di via Bligny. Il carattere denso ed introspettivo dei volumi, la contrapposizione tra la durezza dei prospetti ciechi e gli interni ricchi di luce, l’uso estensivo del ceppo per i rivestimenti delle facciate sono un omaggio alla sensibilità milanese. La suggestiva discesa nei grandi spazi seminterrati, l’uso sapiente e drammatico della luce, invece, sono carichi di suggestioni piranesiane. Il gesto plateale dell’aula magna, che sembrerebbe una citazione di Kostantin Mel’nikov, in realtà è un omaggio all’intervento di Luigi Moretti in Corso Italia.

 

La serie di volumi sfalsati su via Röntgen, invece, rimanda più chiaramente al monumento a Rosa Luxemburg di Mies van der Rohe al Whitney Museum di Marcel Breuer. Kenneth Frampton, infine, nei blocchi sospesi dei dipartimenti ha riconosciuto la struttura del mat-building, ovvero dell’edificio concepito come matrice megastrutturale tridimensionale in cui si collocano, su più livelli, i singoli blocchi funzionali: un concept prefigurato da Credric Price o da Yona Friedman sul finire degli anni Cinquanta, ma raramente attuato, se non in casi eccezionali. D’altra parte la soluzione risponde ad un programma particolarmente difficile, che imponeva un elevato numero di uffici e di funzioni in uno spazio ridotto. Il progetto si rivela come uno straordinario connubio di sperimentazione strutturale e di regionalismo critico, di citazioni delle avanguardie architettoniche del XX secolo e di elementi del genius loci milanese. La nuova Bocconi non ha mancato di suscitare l’entusiasmo di molti commentatori che hanno contrapposto l’architettura “colta e moderna” delle Grafton Architets alla volgarità di altri progetti contemporanei.

 

Paolo Brambilla