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Antonia Jannone: una galleria lunga 40 anni

Dal 20.04.2015 al 20.05.2015

Inaugurata durante il Fuori Salone presso la nostra sede una mostra dedicata al disegno di architettura così come proposto da Antonia Jannone, aperta fino al 15 maggio. Con lei ne hanno parlato Franco Raggi, Arduino Cantafora e Alessandro Mendini

Dal 14 aprile fino al 15 maggio 2015, gli spazi del piano terra di via Solferino 17 ospitano la mostra “Una galleria lunga 40 anni”, una collezione di disegni originali di oltre 40 architetti e designer che hanno esposto le loro opere alla Galleria Antonia Jannone negli ultimi 40 anni.
Sono presenti opere di Raimund Johann Abraham, Alessandro Mendini, Franco Purini, Massimo Scolari, Adolfo Natalini/Superstudio, Leon Krier, Ernesto La Padula, Giovanni Muzio, Alessandro Busci, Roberto Gabetti & Aimaro Isola, Aldo Rossi, Andrea Branzi, Guglielmo Ulrich, August Cernigoj, Massimo Josa Ghini, Giorgio Grassi, Luigi Angelini, Aldo Cibic, Mario Botta, Gio Ponti, Mario Bellini, Mike Ryan, Ugo La Pietra, Michele De Lucchi, Luca Pignatelli, Valentino Parmiani, O.M. Ungers, Borek Sipek, Franco Raggi, Ettore Sottsass, Vittorio Gregotti, Alvaro Siza.

Giovedì 16 aprile, nel quadro delle attività del Fuori Salone, in una serata divertente e partecipata, con Antonia Jannone ne hanno parlato il vice presidente Franco Raggi, Arduino Cantafora e Alessandro Mendini. Un breve resoconto

Il clima amicale potrebbe fraintendere il carattere pubblico dell’incontro, dove prevale la naturale simpatia degli interlocutori. Ma Franco Raggi intende festeggiare così, con una chiacchierata tra amici, l’impresa 'pazza' di Antonia Jannone.
Come scrive nel testo introduttivo alla mostra da lui curata e visitabile fino a metà maggio, nel giugno del 1976 Antonia decise di fare una mostra di disegni di architettura raccolti nella cerchia degli amici di quegli anni. Una idea che attribuisce al disegno un significato di autonomia dal suo fine tecnico, riconoscendovi così una propria estetica. Disegno che se ieri aveva un carattere, la freddezza della sua elaborazione al computer di oggi rende questo tratto ancor più significativo.
Del resto, così tanti autori transitati per la galleria sembrerebbero proprio dimostrare corretto questo assunto.
Ma come le è nata questa 'sconsiderata follia'?

Nel tirar fuori i disegni per questa mostra, racconta Antonia Jannone, mi sono resa conto di quanto ho lavorato. E poi al numero di autori si sommano le repliche di alcuni: Aldo Rossi quattro volte, Arduino Cantafora tre, come pure Massimo Scolari. Tutto questo dichiara con un certo orgoglio il suo immutato innamoramento verso i disegni di architettura, oltre che l'entusiasmo e la forza di fare ancora mostre. Inevitabili gli aneddoti. Come quando dopo la terza mostra di disegni di Aldo Rossi, le venne proposta una mostra da Giorgio Grassi, a seguito della quale Aldo Rossi –pur essendo e rimanendo buon’amico- furente si riprese i suoi disegni mettendo personalmente sottosopra i cassetti della galleria.
Una mostra di allegria invece i 70 anni di Ettore Sottsass, ‘indian memory’ , dove la torta a forma di caffettiera ziguratt a lui dedicata si scioglie per il caldo.

Anche Franco Raggi è in vena di nanetti: Il prof. Coradeschi di disegno e rilievo al Politecnico si accorse che non disegnavo quel che pensavo, mi diede 18 all'esame, e in questo modo mi esortò a pensare di più, insegnandomi così il disegno come forma di autoterapia quotidiana.
Luigi Serafini ha disegnato un mondo a parte (Codex Seraphinianus, ndr), una grande disciplina, come lo scalare le montagne di Messner, o come il lavoro sul disegno di tutti questi anni di Arduino Cantafora.

Il quale, mentre mostra un dipinto a soggetto di Joseph Wright of Derby, compie una sorta di professione di fede attraverso il racconto dei suoi compagni di viaggio.
Plinio, nel libro XXXV del suo trattato ‘naturalis historia’  afferma all’origine del disegno e della scultura il gesto compiuto dell’innamorata nel tracciare l’ombra dell’amante addormentato, in procinto di partire, proiettata sul muro. Una traccia che testimonia la presenza, sosia della realtà, di cui poi il padre compirà il bassorilievo, battezzando così la nascita della scultura.
Una seconda interpretazione della nascita del disegno è nel mito di Narciso e la fantasmata nel riflesso nell’acqua: l’ombra, opaca,e l'acqua, trasparente e riflettente.

Origine, orior, sorgere, oriente, orientarsi, essenza della natura umana. Si susseguono le immagini: dalle mani nella grotta preistorica a Magritte e la rappresentazione della realtà de ‘la condizione umana’, e via così, a rappresentare il senso: 'proiettati nel futuro, accidente del passato, il presente è da attraversare correndo'.
Nella sequenza - Richard Lang, i vasi greci, Piranesi- appare il noto disegno di Aldo Rossi del ’74, ‘ora tutto questo è perduto’, in cui sono rappresentate le forme che, oramai inverate nelle costruzioni di Monte Amiata o di Segrate, da idee pure diventano materia e per questo inesorabilmente deperibili, rappresentazione alta del tragico.
Chiude con la foto di gruppo della Triennale di Aldo Rossi del ‘73 - che in qualche modo inaugura proprio il sogno utopico di Antonia.

Quella mostra in Triennale metteva a confronto la tendenza con i radicali, afferma Franco Raggi. Da una parte Aldo Rossi e il gruppo della Tendenza, dall’altra Ettore Sottsass e Andrea Branzi con alcuni soggetti filmati in giro per il mondo. Dietro, il grande dipinto con le architetture della ‘città analoga’, che avrebbe visto succedersi nell’80, a Venezia con Mendini, ad introduzione di una mostra di oggetti volutamente deformati e brutti, un ‘architettura banale’.

La sensazione è che l’architettura esista come costruita, disegnata, scritta, e ciascuna sia in se concreta. Disegnare l’architettura, prosegue Alessandro Mendini, è un processo di alfabetizzazione visiva. Nella pittura cinese, giapponese o coreana è espressione di cultura.
Se prendiamo Palladio, Portaluppi Aldo Rossi o Zaha Hadid, prima di costruire erano tutti grandi disegnatori. Disegni come calligrafie concluse, al di la delle architetture da loro costruite.
Lo schizzo è espressione intellettuale e critica del progetto, poiché libera da ogni condizionamento, prima del passaggio dal pensiero alla realizzazione e al suo successivo sfacelo.
L’obitorio del computer, il disegno perduto: 'nasceranno nuovi pittori a olio al computer per una nuova attività della Jannone?'

Le strategie visionarie del disegno sono forme di espressione politica, così come critica e poetica militante, e non solo utopica. E oggi, afferma in conclusione Franco Raggi citando un vecchio scritto di Rem Koolhaas, c’è bisogno di utopia proprio perchè sembra svanita.
Grazie Antonia.

Francesco de Agostini

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