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Gio Ponti, una storia italiana: il rapporto tra designer e industria

Dal 09.11.2011 al 10.12.2011

Secondo incontro all’Ordine per celebrare la figura di Gio Ponti, questa volta il tema ha riguardato l’evoluzione del ruolo del designer nella costruzione dell’immagine dell’azienda

Gio Ponti – design domestico
Una storia italiana: il rapporto tra designer e industria
27 ottobre 2011

Secondo incontro all’Ordine per celebrare la figura di Gio Ponti, questa volta il tema affrontato è più ampio e riguarda l’evoluzione del ruolo del designer nella costruzione dell’immagine dell’azienda. Per l’occasione un tavolo eterogeneo che abbraccia tutte le competenze in gioco… Ennio Brion, industriale, Stefano Casciani, giornalista e critico del design, Marco Ferreri architetto e designer, Massimo Morozzi architetto, ben moderati da Franco Raggi, vicepresidente dell’Ordine degli Architetti.
Come il precedente incontro del 20 ottobre, gli interventi degli ospiti sono preceduti dalla proiezione di due bellissimi video curati da Francesca Molteni. Il primo sulla realizzazione della sede della Montecatini che Giò Ponti dichiara di avere fatto per l’industria e per la città… la sua Milano.


Per l’industria, una di quella che investivano nel design, ha concepito spazi funzionali ma piacevoli per chi ci passava tutta la giornata lavorativa. Sì, perché soprattutto nel dopoguerra, le industrie italiane investivano molto sul design e tra queste c’era la Brionvega, sempre al top della visione moderna. Interviene Ennio Brion, erede del padre alla giuda della Brionvega, che “confessa” il lavoro di “copiatura” da due grandi modelli di riferimento: la Germania per la radio e gli USA per la TV a cui davano un notevole valore aggiunto ingaggiando poi un “tale” Zanuso, scoperto attraverso la rivista “Stile e industria”, al quale tutte le più grandi industrie avevano già commissionato qualunque oggetto per la casa … perfino le cucine. La prima TV by Zanuso-Brionvega si chiamò Antares ed ebbe un grande successo grazie anche alla pubblicità che si fece carico, già da allora, di trasmettere un prodotto industriale come un prodotto culturale. La Brionvega investì molto sulla cultura anche sponsorizzando mostre tra cui quelle della Olivetti.
Il secondo contributo video su Royal Hotel di Napoli, con il quale si può dire che Gio Ponti inaugurò la moda del design hotel, e sull’Hotel Parco dei Principi di Sorrento. Non c’è che dire… i progetti di Ponti parlano di futuro!
Omaggio a Steve Jobs, il fondatore della Apple recentemente scomparso, da Massimo Morozzi che invita alla lettura della sua biografia come la più grande storia di design e tecnologia. Nessuno come Steve cercava sempre la perfezione estetica e tecnologica e Morozzi cita una delle sue pubblicità più riuscite: la forma segue le emozioni. Ma non si ferma qui, Morozzi, cita Alessi secondo il quale il design è fiction, la forma segue la finzione, e il designer racconta la sue storie… è un interlocutore che traduce fisicamente le storie che vuole raccontare. Lui ad esempio, lavorando come designer, cerca di materializzare forti cariche sensoriali e sensuali, un po’ come le forme sensoriali di Zanuso dagli spigoli sempre arrotondati e, perché no, come Steve Jobs che arrotondò perfino gli angoli delle icone dei sui prodotti. Non manca il riferimento al design creato dal marketing: Hermes ha iniziato a produrre mobili progettati da designer famosi che però non si possono citare. Se per Steve Jobs la forma segue le emozioni, per Alessi la forma segua la fiction, per Hermes la forma segue il marketing.. oggi è così!
Morozzi, come un fiume in piena racconta un’altra storia.. quella della recente sistemazione delle nuove sale dedicate agli impressionisti al museo d’Orsay a Parigi. Il progetto è di Wilmotte ma lo stesso ha chiesto ad un giovane designer giapponese di occuparsi delle sedute delle sale.. ebbene, queste sedute sono in vetro fuso da 20 mt. che con la luce si ”smaterializzano” sembrando digitali… in questa guerra tra materiale e immateriale ci sono ancora molte carte da giocare!
Per Stefano Casciani il modello italiano, sul piano dell’identità culturale, è stato inventato da Ponti ed esportato in tutto il mondo.. come una sorta di patto sociale tra imprenditore e designer: il primo sceglie il progettista con il quale si sente più affine e con lui procede per produrre progetti. Questo concetto è oggi superato in quanto è cambiata l’industria, questa ha ambizioni più globalizzate. Casciani si chiede quindi quale sia oggi il nuovo patto sociale tra imprenditore e designer; con quale coraggio un’azienda si discosta da un’immagine acquisita? Casciani è molto curioso per il futuro perché si rende conto che già oggi stiamo vedendo un vero e proprio paradosso: il design è ultra pubblicizzato, tutti ne parlano ma poche aziende riescono ad uscire dall’impasse.
A questo proposito interviene Franco Raggi a constatare che il design oggi è utilizzato dal marketing come marchio di qualità del prodotto, cosa che invece non è.
Controcorrente Marco Ferreri che lavora solo con piccole aziende perché lo seguono nella ricerca di nuove tecnologie. Nel momento in cui un’azienda diventa più grande lui abbandona il campo perché subentra il marketing… è contento e fiero però di aver lasciato il segno nell’azienda. Per lui un oggetto ha un suo perché, anche se non segue la moda, purché abbia una storia da raccontare. Ad esempio cita una mostra che ci fu su Gio Ponti a Malo, nel vicentino. La mostra fu installata in una sala espositiva utilizzata da tempo e mai ridipinta. I progetti di Ponti vennero appesi ma l’effetto, con i segni dei vecchi quadri, era pessimo così Ferreri ed alcuni amici, tra cui il tecnico del comune di Malo, di notte ridipinsero la sala. Ponti regalò al tecnico del comune un progetto di una villa mai realizzato. Il tecnico del comune la realizzò, esattamente come da progettato, in un terreno di sua proprietà.
In sala scorrono immagini di alcune produzioni di Gio Ponti che narrano sempre storie verso la modernità mentre Franco Raggi, in chiusura, propone una serata con qualche responsabile marketing perché veniamo sempre massacrati dal marketing e, in questo tempo di crisi, sono bravissimi a dirci cosa non si vende ma non ci dicono cosa si vende!

Laura Truzzi 

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