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Studio Mussapi - con Massimo Mussapi al ‘Globe’ di Milano

Dal 01.01.2008 al 31.12.2008

Il nostro sopralluogo di oggi è finalmente dedicato ad un intervento di interni, trattandosi di un ristorante, ambito che in questa rubrica abbiamo finora poco frequentato.

Incontro Massimo Mussapi dopo una corsa in vespa sotto un acquazzone, che mi fa perdere un poco la voglia oltre che farmi arrivare in ritardo...
Ma devo subito riavermi: dopo una improbabile risalita in ascensore degli otto piani del grande magazzino “specchi e tappezzerie” in testa al quale è posto l’intervento oggetto di questo Giornale di Cantiere, mi ritrovo in un ambiente accogliente e rigoroso allo stesso tempo, oltre che in compagnia di un architetto subito colloquiale e disteso.
Il nostro sopralluogo di oggi è infatti dedicato ad un intervento di interni, trattandosi di un ristorante, ambito che in questa rubrica abbiamo finora poco frequentato.

Aperto in questa nuova veste a settembre, data la sua particolare collocazione, guarda attraverso le nuove facciate completamente vetrate sovrastando i tetti di Milano verso est. In particolare dalla nuova terrazza si apprezza una delle migliori soluzioni di coronamento del repertorio ‘Milano Moderna’, in Piazza 5 Giornate, opera prima (1935) del mitico ing.arch. Elio Frisia.
Come poi mi racconterà l’architetto, condivide solo con un altro noto ristorante in piazza Duomo il fatto di essere felicemente collocato nel paesaggio dei tetti di Milano, inedito orizzonte per un luogo pubblico nella nostra città, certo non generosa in larghe vedute di campo.

Massimo mi racconta, mostrandomi le immagini del precedente allestimento nonché del cantiere, le numerose difficoltà affrontate, sia in termini progettuali che procedurali: tre anni di progetti per il committente, ovvero il gestore del locale; la mediazione con la proprietà dell’immobile (e del grande magazzino) e le modifiche imposte soprattutto riguardo le terrazze; i tempi stretti e vincolati al cantiere complessivo dell’edificio anch’esso ristrutturato radicalmente; i moduli della struttura – nel corso delle demolizioni si scoprirà praticamente non esserci impalcato di copertura…- e degli impianti esistenti, che si sono dovuti solo ipotizzare, non volendo interrompere l’esercizio se non per il tempo stretto indispensabile della ristrutturazione: luglio/settembre 2007, 3 mesi di fuoco.
Ma anche, poi, le distribuzioni virtuali e quelle reali, legate ad un programma ambizioso, poiché originariamente si voleva farne un locale sia di ristoro che di intrattenimento, ma che come al solito parte da obiettivi che nel tempo si stemperano e con la pratica mutano, diventando in pochi mesi solo ristorante ma di un certo successo… insomma, un lavoro di coordinamento sapiente legato a soluzioni di problemi in tempo reale.
Sono occasioni in cui, come spesso accade a chi mette passione nel mestiere, la professionalità prende il sopravvento al professionismo, finendo per non essere remunerative del tempo speso per completare l’opera nel migliore dei modi.

Traspare subito il controllo del tema compositivo e di programma, sia riguardo la distribuzione sapiente -circolazione e stazionamento, bar ed accoglienza- che mostra quanto Mussapi si sia già cimentato, con evidente cognizione, sul tema, come del resto dichiarerà con la ricetta che ci darà a mo’ di allegato di presentazione del progetto.

Ho sempre pensato che i bagni siano una delle carte principali di verifica dell’attenzione che il progettista pone ai dettagli, e chiedo di poterli vedere. Ancora una volta si conferma questa mia modesta convinzione: esprimono lo stesso rigore, ironizza massimo ‘carcerario’, dell’ambiente complessivo, dove la qualità è nella pertinenza e misura del materiale e del disegno.

Procediamo quindi nella sala, dove i mobili di fornitura e su disegno si integrano all’ambiente complessivo, suddiviso solo da bassi elementi divisori, ordinatamente ortogonali, che permettono a colpo d’occhio di cogliere con respiro lo spazio che per la sua configurazione sembra voler far dilatare a 360 gradi la profondità di campo percepita oltre le vetrate, della città.. tutto ciò assecondato da specchi e rivestimenti misurati.

“Solo il banco bar è più complesso del progetto di un appartamento” mi dice Mussapi, raccontandomi oltretutto quanto nei primi tempi di esercizio sia ‘circolato’ per poi però riatterrare nella posizione prevista dai disegni, come spesso succede ai buoni progetti.
Ovvero in diagonale proprio sull’asse di ingresso, a sottolineare il senso di accoglienza e nello stesso tempo da spalla alla terrazza di cui accennavamo all’inizio. È qui che si vede la misura del gesto, in cui i materiali –acciaio e vetro retro illuminato- potrebbero prendere il sopravvento rispetto alla qualità complessiva dell’ambiente, mentre il quadro rimane ben temperato, a conferma cioè del controllo di cui già ho detto.

Per chiudere non poteva mancare naturalmente l’invito a pranzo, onorato da una cucina all’altezza ma soprattutto dal piacevole colloquio che ci ha fatto spaziare oltre i limiti della occasione, della professione, e forse grazie alla inedita prospettiva oltre alle nuvole siamo perfino arrivati in Cina, dove Massimo Mussapi sta avendo alcune soddisfazioni.
Devo dire che non mi immaginavo tanto, entrando zuppo nell’ascensore ‘tuttospecchi’ del grande magazzino una tarda mattina di inizio primavera…


Globe Restaurant and lounge bar, Milano 2007
Ristrutturazione di interni, con rifacimento di strutture, impianti e facciate
Piazza 5 Giornate 1a, Milano

Progetto architettonico ed interior design: Massimo Mussapi
Collaboratori: Antigone Acconci, Cristina Corti, Marco D’Auria, Simona Germinale, Monia Muraro, Simone Simonelli,
Graphic Designer: Milos Milosevic
Progetto impianti : ESA Group – Firenze
Arredi su disegno: New Store Europe – Lissone (MI)
Committente: Bruno Marsico

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