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Nord Ovest

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A cura di Matteo Goldstein Bolocan, Dipartimento Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano.

Fotografie di Lorenzo Piovella

Una sezione territoriale di una regione metropolitana assai diversificata che presenta i suoi tratti peculiari e problematici di cerniera tra un interno e un esterno urbano difficilmente percepibile a prima vista. Tale continuum urbanizzato tra Milano e la prima fascia di comuni cresciuti un tempo linearmente lungo l’antica strada statale del Sempione, appare oggi come un vero e proprio crocevia di scambio e di collegamento sostenuto da un poderoso fascio di infrastrutture, impressionante per ritmi e modi di funzionamento oltre che per impatto ambientale sulle diverse località.

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Itinerario Nord Ovest, un’introduzione storico-geografica

Se appare evidente che la proposta di un itinerario che si snodi tra recenti architetture sia innanzitutto il risultato di una scelta selettiva che connetta nello spazio metropolitano luoghi cospicui ritenuti per diverse ragioni meritevoli di attenzione e di uno sguardo ravvicinato, meno intuitivo è pensare un certo campo territoriale - nello specifico, Il Nord Ovest Milano scelto per questo itinerario - come esito di una geografia intenzionale, definendo in tal modo una specifica modalità di osservare una porzione di territorio più o meno delineata da certi confini amministrativi e da caratteri materiali e immateriali di varia natura.

Con la denominazione Nord Ovest Milano intendiamo operare proprio in tale direzione, e nel farlo ci preme sottolineare da principio che un territorio così designato può essere riconosciuto e agito a diverse scale, in dimensioni geografiche plurali ma essenzialmente riferibili alle relazioni dinamiche e spazialmente aperte che legano una città come Milano a una regione metropolitana più ampia e articolata. È proprio in tale dimensione relazionale che si qualifica il termine ‘metropolitano’: esso infatti connota certe proiezioni e propensioni geo-storiche di Milano a intrattenere rapporti significativi - e per molti versi necessari - con una regione urbana assai più vasta, della quale la città capoluogo è partecipe in forma non esclusiva, entrando per l’appunto ‘in relazione’ con una molteplicità di situazioni territoriali e di comunità insediate che esprimono originali traiettorie di sviluppo nel tempo e nello spazio.

Per avvicinarci consapevolmente al territorio del nostro itinerario è dunque assai fertile procedere provando a declinare le plurime dimensioni geografiche che intervengono nel qualificare uno dei contesti più interessanti per comprendere la realtà lombardo-milanese. Tale esercizio, come vedremo, può arricchire notevolmente l’osservazione delle singole architetture e consentire una percezione più chiara di quanto lo spazio costruito qualifichi questa direttrice privilegiata nell’evoluzione storico-geografica di Milano.


Una prima dimensione da considerare è quella riguardante la geografia propriamente urbana. Essa si rintraccia nell’orientamento a Nord Ovest della città magistralmente evidenziato dai rilievi cartografici e dai disegni di Giuseppe De Finetti. Una Milano che mostra un marcato impianto radio-concentrico che, fin dal cuore urbanistico interno al tracciato delle mura spagnole e al fulcro costituito dal sistema Castello Sforzesco-Piazza d’armi, si salda, tramite una fitta maglia infrastrutturale, alle propaggini suburbane. Torneremo in conclusione su tale aspetto che connota il contesto che da Milano si apre verso le realtà di Pero e Rho, ma è opportuno fin da subito sottolineare che l’indiscussa supremazia funzionale del capoluogo lombardo ha proprio a che fare con la dialettica complessa tra varie componenti geografiche, a partire dalle specifiche forme di mediazione svolte dai centri urbani, anche minori, nel territorializzare i processi sociali ed economici e nel caratterizzare specifiche appartenenze locali e originali forme di organizzazione e rappresentanza degli interessi.


Una consapevolezza, questa, che ci introduce direttamente alla seconda dimensione, quella inerente la geografia metropolitana. La formazione territoriale della metropoli milanese implica infatti rapporti insediativi che si precisano nella ‘lunga durata’ delle relazioni tra urbano e rurale, tra città e campagne al plurale in quella Lombardia definita a ragion veduta da Giancarlo Consonni e Graziella Tonon terra degli ossimori, nella quale l’intreccio agro-manifatturiero ha connotato nel tempo la gestazione di un capitalismo dal forte profilo territoriale nel quale il bacino del fiume Olona assurge a contesto esemplare.
Soltanto una lettura geo-storica di tal fatta può sottrarre la concezione dello spazio metropolitano alla sola espressione gerarchica di un’area di gravitazione attorno a un singolo magnete rappresentato dalla città centrale, aprendo nel contempo verso un’idea più articolata e multicentrica delle spazialità urbane che può dirci molto circa il filo argomentativo che stiamo avanzando. Le singole architetture che considereremo riguardano infatti, spesso, attività e funzioni insediate che contribuiscono sia a delineare specifiche qualità del paesaggio costruito, sia ad esercitare un certo grado di centralità funzionale che si irraggia talvolta ben oltre lo spazio locale, implicando reticoli e scambi nella dimensione regionale e mondiale: si pensi, ad esempio, a quelli agiti dal campus di Bovisa del Politecnico con il suo incubatore di imprese (Polihub), alla mega-piattaforma fieristica di Rho-Pero o a ciò che si sta prefigurando a Mind, nel sito che ospitò Expo 2015, dove attività ospedaliere (come il nuovo Galeazzi) insieme a quelle dell’alta formazione e della ricerca applicata nel nuovo campus dell’Università degli Studi si integreranno in forma originale.
Un’interpretazione territoriale e geograficamente aperta del fenomeno metropolitano milanese consente dunque il superamento definitivo di un approccio urbano-centrico a lungo dominante e di confrontarsi con processi dispiegati in una molteplicità di scale, finanche continentali e mondiali, segnati da crisi e implicazioni spaziali non sempre facilmente decifrabili.


E siamo così giunti alla terza dimensione che ci preme richiamare, ossia quella che concerne una geografia regionale e macro-regionale che ha storicamente accompagnato la messa a fuoco di ciò che evochiamo come Nord Ovest Milano: certamente una direttrice di crescita territoriale che prede forma di ‘regione-città’, secondo la felice espressione del geografo Giacomo Corna Pellegrini, proiettata verso il traforo del Sempione e i rapporti transalpini, ma pure uno spaccato territoriale significativo di quella estesa e produttiva ‘megalopoli padana’ che soffre da tempo di una congestione insediativa tra le più alte a livello continentale, confermata da preoccupanti livelli di consumo di suolo e di altre risorse scarse.

Una macro-regione assai diversificata, quella appena evocata in termini megalopolitani che, proprio nel contesto locale del nostro itinerario - tra Milano e il Rhodense - presenta i suoi tratti peculiari e problematici di cerniera tra un interno e un esterno urbano difficilmente percepibile a prima vista. Tale continuum urbanizzato tra Milano e la prima fascia di comuni cresciuti un tempo linearmente lungo l’antica strada statale del Sempione, appare oggi come un vero e proprio crocevia di scambio e di collegamento sostenuto da un poderoso fascio di infrastrutture, impressionante per ritmi e modi di funzionamento oltre che per impatto ambientale sulle diverse località.

Tale aspetto contribuisce infatti a delineare le molteplici cesure caratterizzanti il contesto insediativo locale nel quale una rete aggrovigliata di assi e sedimi ferroviari, strade e autostrade con importanti svincoli, oltre alla presenza di alcune grandi placche funzionali spesso recintate e precluse alla vista, rappresentano nel loro insieme barriere fisiche non facilmente aggirabili che tendono a indurire i tratti del paesaggio urbano ponendo con urgenza il tema di una ricucitura degli insediamenti e di una incrementale rigenerazione dei tessuti urbani.    


È con un siffatto, denso e problematico contesto insediativo che provano a confrontarsi puntualmente le diverse architetture, impegnate a ripensare l’abitabilità del territorio non solo in termini di qualificazione di vecchie e nuove residenze, ma di un ripensamento di fondo dello spazio comune e della vita in pubblico anche attraverso una nuova generazione di servizi e di spazi culturali multiuso e ricreativi che ambiscano a strutturare un reticolo di centralità capillari e diffuse sul territorio. Un impegno continuo questo, che richiede amministrazioni sensibili oltre a élite tecniche capaci e a gruppi dirigenti consapevoli di quanto sia nel concreto farsi dei territori che si costruisce una prospettiva credibile di governo metropolitano.


Matteo Goldstein Bolocan


1. Aero Gravity - 2. Nuovo IRCCS Galeazzi - 3. Il Centro


Opere citate

Consonni G. Tonon G., «La terra degli ossimori. Caratteri del territorio e del paesaggio nella Lombardia contemporanea», in Bigazzi D., Meriggi M. a cura di, Storia d’Italia. Le regioni. Dall’Unità ad oggi. la Lombardia, Einaudi, Torino 2001.

Corna Pellegrini G., Studi e osservazioni geografiche sulla regione-città. La media valle dell’Olona, Editrice Vita e Pensiero, Milano 1969.

De Finetti G., Milano. Costruzione di una città, Cislaghi G., De Benedetti M., Marabelli P. a cura di, Editore U. Hoepl, Milano 2002.