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Cascina Triulza

Anno:  2015

Località: Milano, C.na Triulza - Expo

Indirizzo: Via C. Belgioioso, 171

Destinazione d'uso: Servizi sociali e associativi

Progettista: Ufficio di Piano Expo - MM

Cascina Triulza

Il recupero architettonico ad uso pubblico della cascina Triulza è venuto alla ribalta grazie ad Expo 2015, essendo stato tale insediamento storico-rurale ottocentesco interno al perimetro del sito dell’Esposizione Universale. Dato in gestione a Fondazione Triulza è divenuto sede delle organizzazioni della società civile variamente impegnate sui temi al centro della manifestazione. Il complesso dell’antico casale presenta circa 8.000 mq di superficie coperta e circa 5.000 mq di spazi aperti ed è collocato nelle vicinanze dell’accesso ovest del sito, oggi confinante a nord con il nuovo ospedale Galeazzi. Il progetto di restauro è stato calibrato in funzione della temporanea destinazione espositiva svolta durante il semestre di Expo (con la presenza di un’area mercato riservata ai piccoli produttori, alcuni spazi espositivi multifunzionali, un auditorium e un ristorante) valorizzando e mantenendo riconoscibile l’originaria vocazione rurale sia attraverso il progetto del verde che si estende su più di 1.700 mq (comprendendo un’alberata a gelso potato “a tetto”, un frutteto con alberi ornamentali, un pergolato a vite e un orto in vasche di 270 mq), sia rinnovando i caratteri architettonici e alcuni particolari decorativi tipici dell’edilizia rurale minore con grande cura nella scelta dei materiali per le pavimentazioni e nell’illuminazione. Il complesso edificato ha un impianto a corte su cui si affacciano tre corpi così denominati: il primo “Residenze”, il quale rappresenta il cuore della cascina con un aggregato di edifici adiacenti con pianta a “L” (sede di spazi multifunzionali, uffici e sale riunioni); il secondo “Stalla”, dedicato a spazi espositivi e il terzo, “Granaio”, la cui ristrutturazione ne ha ampliato la capienza ospitando anche un auditorium (per 200 posti a sedere) e un ristorante attivo durante l’Esposizione.

Matteo Goldstein Bolocan