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Una città d'argilla: il clinker nell'architettura moderna milanese

tecniche

A cura di Maria Vittoria Capitanucci

Con il termine clinker si indica un tipo di laterizio ottenuto dalla cottura, a temperature molto elevate, di materie prime fino a incipiente vetrificazione. Tale trattamento, che conferisce alle superfici un aspetto lucido, rende il materiale particolarmente resistente, anche dal punto di vista meccanico. Il clinker è un materiale di rivestimento, sagomato in piastrelle dalle dimensioni e forme più disparate, che negli anni a partire dal secondo dopoguerra ha caratterizzato molti edifici residenziali e non solo. Tra le realizzazioni milanesi, a partire dai primissimi anni Cinquanta, possono essere considerate degli importanti apripista gli edifici di Caccia Dominioni, Gardella, Perogalli ma anche Albini, Ponti, Latis, Gnecchi Ruscone e, con loro, numerosi altri, protagonisti di una ricerca tutta di quel momento, con connotazioni teoriche e suggestioni provenienti dal campo artistico e che diventerà, nei decenni successivi, un modus operandi adottato anche dall’attività edilizia di minore qualità.

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Il clinker: la pelle del dopoguerra

Clinker, il prodotto ottenuto dalla cottura di marne (con prevalenza di calcare) a temperatura elevata, è un elemento intermedio nella lavorazione del cemento; si presenta sotto forma di granelli o pallottole di colore scuro, con aspetto coriaceo e vetroso. Dalla macinazione del clinker si ottiene la polvere di cemento. Il clinker si distingue in naturale e arti.ciale: nel primo caso, è ottenuto da materiali che già contengono in proporzioni adeguate i componenti necessari; nel secondo caso è ottenuto da miscele preparate arti.cialmente. Con il termine clinker si indica anche un tipo di laterizio ottenuto dalla cottura (a temperature molto elevate) . no a incipiente vetri.cazione. Tale trattamento, che conferisce alla super.cie un aspetto vetri.cato, rende il materiale particolarmente resistente, anche dal punto di vista meccanico. Quest’ultima è la de.nizione che corrisponde effettivamente a quel materiale di rivestimento, in piastrelle dalle dimensioni e forme più disparate, che negli anni a partire dal secondo dopoguerra ha caratterizzato molti degli edi.ci residenziali - e non solo, si pensi allo stabilimento Loro Parisini di Caccia considerato uno dei più precoci esempi - di nuova concezione dell’abitare e di rapportarsi alla città. Le realizzazioni milanesi, a partire dai primissimi anni Cinquanta, possono essere considerate degli importanti apripista con Caccia Dominioni, Gardella, Perogalli ma anche Albini, Ponti, Latis, Gnecchi Ruscone e con loro numerosi altri, di una ricerca tutta di quel momento con connotazioni teoriche e suggestioni provenienti dal campo artistico (dell’informale per esempio) e che divenne nei decenni successivi un modus operandi adottato anche dalla speculazione edilizia di minore qualità.

 

Ma non fu solo Milano a dichiarare il proprio rinnovato interesse nel confronti del tema del rivestimento (le produzioni ceramiche da esterni di Ponti e i lavoro di artisti come Dova, Fontana, Treccani sono esempi af.ni pur non essendo in clinker) come volontà forte di caratterizzare, avvolgendole, le nuove strutture, in una pelle di qualità traslucida, lucida, colorata, lontana dai dictat razionalisti del bianco intonacato ma in assenza di qualsiasi decorativismo. Anche Roma rispose, un po’ dopo, con la realizzazione di interi quartieri dal caratteristico colore azzurro-verde o marrone, presenze che hanno disegnato le aree crescita borghese a nord (Prato della Signora) e a sud (Eur) della Capitale. In questo senso non è tanto il tema del materiale clinker ad essere centrale per questo itinerario tematico, quanto il signi.cato che assunse il tema della pelle questa epoca come matrice di un dibattito ancor oggi attuale. Il tema del rivestimento può considerarsi un leitmotiv che ha attraverso tutta la storia dell’architettura, forse a partire dalla stessa capanna primitiva di Laugier, quando al trilite si aggiunse la fronda e l’intreccio di Semper. Nel mondo classico fu argomento di confronto e sperimentazione anche se talvolta il tamponamento in laterizio della romanità si risolveva in elemento strutturale, giungendo a far coincidere struttura e rivestimento. Ma la scelta del clinker come rivestimento ha probabilmente una doppia origine o forse ancor di più un tripla suggestione. Senz’altro rimane un modello l’indimenticabile majolic haus di Wagner che a propria volta traeva la sua ispirazione da quella cultura mediorientale che della piastrella di rivestimento ha fatto da sempre il proprio punto di forza per interni ed esterni così come anche per quegli spazi intermedi che sono i patii. La Secession ha sempre rappresentato la rottura con l’accademia e nella geometrizzazione delle sue forme ha lasciato un segno nella formazione delle generazioni tra le due guerre, almeno in Italia. Il laterizio a vista appartiene per de. nizione alla cultura lombarda dalle origini .no a tutto il Novecento. E’ come se in fondo dall’antichità romana non ci fosse mai stata una soluzione di continuità by-passando il rinascimento che mantenne qui vivo il coincidente valore tra tamponamento e rivestimento.

 

Questa formula sarà talmente radicata a Milano nell’Amadeo e persino in Bramante che quando vi lavora sceglie per San Satiro così come per la Sacrestia di Santa Maria delle Grazie o per i chiostri di sant’Ambrogio, il laterizio a vista mentre egli stesso negli anni romani aveva optato per una pelle in pietra o ad intonaco. Tutto ciò per quanto riguarda la storia più antica, nel Novecento invece, il rivestimento marmoreo prescelto per la sua monumentalità dal regine fascista e da certa parte del razionalismo, doveva essere superato, anzi quasi negato e cosa di meglio allora che ripensare un trattamento ceramico delle super.ci come nella migliore tradizione mediterranea o forse in un materiale più resistente, un laterizio vetri.cato che avrebbe permesso anche alcune variazioni di colorazione nei vibranti colori del marrone, del bruciato (bellissimo quello della casa ai giardini di Arcadia) o créme caramel come lo chiama CacciaDominioni (che ne fa ampio uso tra via Nievo, via Massena, esordendo nello stabilimento Loro Parisini) o ancora nella scala dei blu-verdi, da quello acqua al verde petrolio della clinica Madonnina, in forme e dimensioni anch’esse variabili dal quadrangolo ai listelli rettangolari .no a semicilindri, sperimentati ancora da Caccia in casa Zucchi in Via Tiziano negli anni Sessanta.

 

Maria Vittoria Capitanucci