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Condominio in via Nievo 10

Anno:  1964 - 1965

Località: Milano, Pagano

Indirizzo: Via Ippolito Nievo 10

Destinazione d'uso: Edifici residenziali

Progettista: Luigi Caccia Dominioni

Anticipato da quell’apripista notevole che fu l’edificio del 1956 nella medesima via (I. Nievo 28/a) e dalle casa di piazza Carbonari del 1960 e di via Tiziano (1963-68), questo edificio residenziale ripercorre il tema caro a Caccia della casa d’abitazione borghese in un’area di sviluppo post-bellico, tra la città ottocentesca e Fiera di Milano. In questa occasione, trattandosi di un lotto analogo a quello di via Nievo 28/a, l’edificio sembra riprendere, per dimensione e per orientamento, il precedente ripercorrendo una tipologia analoga: un impianto rettangolare, un parallelepipedo regolare, tagliato sul fronte ‘secondario’ dalla presenza dell’ascensore, completamente rivestito in piastrelle rettangolari di clinker (questa volta color creme-caramel) con le caratteristiche aperture di dimensioni e taglio differenziato, accompagnate dalla pennellatura in opalina nera a mascherare alcune persiane a scorrimento.

 

Anche in questo caso, il disegno del verde circostante l’edificio, con rampa d’accesso e garages in parte sotterranei, si fa tema centrale di ricerca in stretta relazione con il programma generale della residenza. Una passione questa espressa da Caccia pochi anni dopo anche nel progetto a quattro mani (con Vico Magistretti) di Milano San Felice ma già nel precednte intervento nella medesima via. In verità questo edificio, successivo di quasi dieci anni dall’altro, parla, soprattutto in facciata, di una ricerca di tridimensionalità che, nel lavoro di Caccia, caratterizza proprio il periodo degli anni Settanta. Qui infatti, d’improvviso, il fronte principale è segnato dalla presenza di una balconatura fitta, aggettante e mossa, enfatizzata, nella sua parte centrale, dalla presenza del sistema di canne fumarie che assume un valore compositivo per la facciata stessa. Persino i bow-window d’angolo, presenti già con la loro intelaiatura di metallo nero quasi a filo di rivestimento nella casa del 1956, qui si fanno spessi, aggettanti, svuotano l’angolo ma al tempo stesso lo caratterizzano.

 

Insomma, temi ricorrenti in una totale re-interpretazione linguistica del tipo della residenza plurifamiliare dove il gioco degli appartamenti dal taglio e dalla pianta differenziati, si ripropone ancora una volta, leggibile nei fronti attraverso le bucature irregolari poste a livelli variabili, secondo quella libera interpretazione, lombarda e colta, tra tradizione e modernità, che Luigi Caccia Dominioni ha fatto del Raumplan loosiano.

 

Maria Vittoria Capitanucci