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Aldo Rossi e la Triennale di Milano

Anno:  1960 - 1991

Località: Milano, Parco Sempione

Indirizzo: viale Alemagna 6

Destinazione d'uso: Edifici con funzione espositiva

Si realizza così quella fusione delle diverse discipline o mestieri (architettura, pittura, grafica, design) che è compito istituzionale della Triennale. Come nei musei, riteniamo che l’architetto non debba sovrapporsi all’opera esposta ma semplicemente creare le condizioni per la sua valorizzazione. Spesso questo compito non è facile, è certamente più difficile di qualche “invenzione” formale. Difficile fermarsi: ma spesso l’architettura è come la regia, la regia di una vicenda che dovrà svolgersi. Ed è bene che gli attori siano liberi di muoversi e costruire la propria vicenda/commedia modificando essi stessi lo spazio” .
[Aldo Rossi, Allestimento della XVIII Triennale di Milano, 1991 in: Alberto Ferlenga (a cura di), Aldo Rossi. Architetture 1988-1992, Electa, Milano 1996]

 


Tra il 1960 e il 1991 Aldo Rossi in diverse occasioni e in differenti modi ha alimentato senza riserve il suo rapporto con l’istituzione culturale milanese ancora oggi dedicata al felice dialogo tra industria, mondo produttivo e arti applicate. Progetti, mostre, pubblicazioni, un film-documentario, allestimenti sono stati il materiale concreto di questa relazione trentennale, che ha lasciato un’importante eredità culturale, ma ancor di più un esempio concreto, possibile, positivo oggi raccontato da pochi disegni, molti scritti e da incisive immagini d’epoca che ne ricordano in modo ancora esemplare la qualità ideativa, spaziale e soprattutto la spinta spesso rivoluzionaria capace di oltrepassare gli schemi. La vita successiva di questo materiale, di questi progetti, in alcuni casi ha proseguito in modo indipendente l’occasione che li ha immaginati allentandone il legame immediato, pensiamo al progetto per la zona Farini a Milano, con Luca Meda e Gianugo Polesello per la XII Triennale; al contrario spesso alcuni luoghi del Palazzo dell’Arte e di Parco Sempione conservano ancora oggi nella memoria collettiva, quell’immagine fissa, quasi sospesa “predisposta all’avvenimento”, l’improvvisa scoperta e il quieto spiazzamento di fronte a spazi non convenzionali per esporre, scelti da Aldo Rossi: il ponte in ferro e la strada archeologica nel parco della XIII Triennale, il teatro domestico sullo scalone d’onore alla XVII Triennale ad esempio.

 

Poco più che schemi, gli allestimenti immaginati per la Triennale, denunciano sempre una ricerca sottesa già in atto che trova la sua concreta realizzazione in altri progetti contemporanei o appena successivi, scheletri bianchi o di colori intensi, rosso, azzurro Madonna, “pareti quasi non finite dove appoggiare altre cose”. Solo i capitoli più importanti di questo lungo racconto: 1964, Ponte in ferro e allestimento nel parco per la XIII Triennale di Milano; 1973, Sezione internazionale di architettura della XV Triennale di Milano con la Mostra “Architettura Razionale”; 1981, allestimento per la mostra “Architettura-Idea” per la XVI Triennale di Milano; 1986, Teatro domestico, mostra “Progetto domestico” XVII Triennale di Milano; 1991, allestimento della XVIII Triennale di Milano.

 

Massimo Ferrari