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Piazza del Municipio e fontana monumentale
Anno: 1965 - 1965
Località: Segrate, Centro
Indirizzo: piazza Ugo La Malfa
Destinazione d'uso: Sistemazioni urbane
“Singolare che anche Dardi nell’analisi di Segrate (il Gioco Sapiente) insista sulle componenti geometriche, monumentali dimensionali ecc. e non accenni a un certo carattere di macchina della fontana in sé. A me questo carattere sembra molto evidente anche nel disegno pubblicato. Forse perché si tratta di un elemento non dichiarato”.
[Aldo Rossi, Quaderno Azzurro 8, 10 luglio 1971, 31 luglio 1971 in: Aldo Rossi, I Quaderni Azzurri 1968-1992 (a cura di Francesco Dal Co), Electa/The Getty Research Istitute, Milano 1999]
La composizione urbana che ordina gli attori sulla scena della piazza del Municipio a Segrate definisce il luogo centrale al confine tra la città e la campagna attraverso la disposizione dei pochi elementi necessari alla costruzione del luogo pubblico cinti da un limite murario che misura lo spazio delle relazioni tra gli oggetti interpreti della loro parte nella rappresentazione. Durante la costruzione dell’opera questo importante fondale sarà realizzato solo in parte liberando alla città lo spazio interno e affidando alla sola forza di attrazione tra le parti il compito di costruire un luogo riconoscibile. Il Municipio di Guido Canella e Michele Achilli affaccia coevo allo stesso luogo.
La costruzione del progetto per Segrate segue la vittoria di un concorso del 1965 e assomma tante delle suggestioni, delle ricerche e delle figure geometriche che Aldo Rossi nei primi anni Sessanta aveva immaginato e con misurate architetture anche costruito: dal progetto per il monumento alla Resistenza a Cuneo alla XIII Triennale di Milano. La città per frammenti, l’idealità delle sezioni archeologiche, le relazioni dipendenti tra le parti del progetto guidano le scelte e gli accordi tra le piccole architetture così come, alla scala minore, le geometrie riconoscibili della sezione triangolare, del cilindro, memoria della colonna, del podio e della gradinata identificano le figure ricorrenti di un dialogo stretto tra architettura e rappresentazione. È evidente nel progetto tanto il debito con le piazze d’Italia di Giorgio de Chirico quanto con il sistema territoriale lombardo. Ma il primo attore – continuando questa metafora teatrale – è sicuramente il Monumento ai Partigiani e ancora di più il suo isolamento al centro della scena, l’ombra che proietta sul piano di porfido rosso, la sua composizione per parti in equilibrio; come una macchina. Interamente realizzato in calcestruzzo, nell’idea originale smaltato bianco, somma come una soglia due differenti facce di un’unica medaglia, un Giano bifronte che accoglie la città con la sezione triangolare della fontana, l’acqua che scorre incisa nel pavimento mentre con un podio, al lato opposto, traguarda il paesaggio in un dialogo con la gradinata e gli alberi che lo rappresentano.
Modelli e disegni hanno accompagnato anche dopo la costruzione questa composizione plastica, questa scultura abitata che nel tempo ritroviamo per pezzi in tanti progetti successivi. Chiudono lo spazio urbano verso il Municipio rocchi di colonne che rimandano a una memoria di frammenti in cui l’architettura cresce a partire dalla propria storia.