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Edificio per l’Istituto Nazionale Assicurazioni - INA
Anno: 1963 - 1967
Località: Milano, Duomo
Indirizzo: via San Paolo 7, via Agnello 6/1-8
Destinazione d'uso: Edifici per uffici
Progettista: Ponti, Fornaroli, Rosselli
L’edificio di via San Paolo è il secondo progetto che Ponti firma per l’ente assicurativo, poiché già a cavallo tra gli anni Trenta e Quaranta si era occupato di una casa ad appartamenti che avrebbe dovuto sorgere in via Manin, all’interno di un piano immobiliare disegnato nell’area di via Palestro. Come per i coevi edifici di piazza San Babila, si trattava in quel caso di un tentativo di conciliazione tra le norme del regolamento edilizio e le istanze legate ai concetti di decoro e rappresentanza che soggiacevano al piano generale. Assi di simmetria, aggetti e sporgenze, cornici e finestre, dovevano contribuire – tanto quanto gli obelischi che concludevano in sommità l’edificio, alla maniera del progetto della villa Marzotto a Valdagno (1936) o della successiva “casa con tre obelischi” (1947) nonché della casa in via Randaccio (1924-1926) – alla costruzione di un partito volumetrico, in grado di dettare il ritmo architettonico dell’intera costruzione.
Anche per la nuova sede dell’istituto, l’attenzione si concentra sulle aperture che ora si dispongono a filo del rivestimento – annullando il peso e lo spessore del paramento murario – e si distribuiscono in maniera sempre diversa. «Perché accontentarsi di allineare pigramente finestre tutte uguali ed equidistanti?» si chiede a tal proposito Ponti, che rimodula la facciata di questo complesso per uffici come esempio paradigmatico di una scansione armonica in grado di contribuire a migliorare l’immagine di un’intera città. L’alternanza tra i vuoti delle vetrate – concentrati al piede della costruzione e diradati in altezza – e i pieni del rivestimento produce, infatti, l’effetto di riflessione del cielo su quelle che Ponti considera le pareti della strada, materia prima di cui si compone il paesaggio urbano. E la lucentezza che così assumono è acuita dall’utilizzo dell’amata ceramica (ora a diamante, ora liscia), rischiarando le strette vie della «fumosa» Milano.
Il prospetto dunque assolve un ruolo-chiave nel progetto, scomponendosi poi in dieci brevi campate scandite dal cemento bianco dei pilastri a vista. Sopra le vetrine al pianterreno corre una pensilina continua in rame, che enfatizza il basamento trasparente su cui poggia l’intera costruzione. I due livelli superiori sono incorniciati da un lungo marcapiano, interrotto in corrispondenza dell’unico aggetto esterno, costituito dalla sequenza di vetri continui a cavallo dei pilastri posti in prossimità dell’accesso carrabile. La composizione è infine conclusa dall’attico, che arretra rispetto ai piani sottostanti.
G. Ponti
in «Domus», n. 469, 1968
F. Irace
Electa, p. 195, Milano 1988
L. Licitra Ponti
Leonardo, Milano 1990