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Chiesa di San Luca Evangelista

Anno:  1955 - 1961

Località: Milano, Città Studi

Indirizzo: via Ampère 75

Destinazione d'uso: Edifici per il culto

Progettista: Gio Ponti

Situata nel quartiere di Città Studi, la chiesa di San Luca è un piccolo edificio a due piani posto su un podio rialzato rispetto alla strada, a cui la collega una breve scalinata. Fu eretta, a partire dal 1959, per accogliere la parrocchia, istituita pochi anni prima e ospitata in un piccolo ambiente ricavato in un appartamento di via Jommelli, in cui erano sistemate la cappella provvisoria – in grado di accogliere al massimo settanta persone – l’archivio e l’abitazione del sacerdote. La chiesa ha una pianta rettangolare, che si rastrema verso l’altare, e l’intera costruzione si basa sulla dialettica tra struttura e parti portate: il tetto e le facciate si piegano rivelando il proprio ruolo di semplici tamponature. Primo edificio per il culto disegnato a Milano, si trasforma in una sorta di laboratorio sperimentale per tutte le riflessioni sul tempio cattolico, concretizzatesi poi anche nelle opere di San Francesco al Fopponino e Santa Maria Annunciata all’Ospedale San Carlo, fino alla concattedrale di Taranto.

 

Il fronte d’ingresso, protetto da un poderoso aggetto della copertura e delle pareti laterali, è leggermente inclinato verso l’interno, attorno ad un taglio vetrato che segna l’asse di simmetria del prospetto rivestito da piastrelle in ceramica grigia, ora a punta di diamante e ora piatte. Sulla facciata compare anche il motivo della croce, attraverso un gruppo scultoreo in bronzo sospeso a lato del portale laterale sinistro, che dialoga con la statua del Redentore realizzata da Carlo Paganini. Gli ingressi secondari sono inquadrati da alte bussole vetrate, mentre quello principale è segnato da un portale in legno scandito da losanghe, che riprende la forma della capanna e che è delimitato da riquadri trasparenti.

 

Lo spazio liturgico è concentrato in una navata centrale con tetto a capanna e in due navatelle laterali, chiuse da un’abside di forma trapezoidale. La struttura portante è leggibile anche dall’invaso liturgico, grazie alle due file di pilastri in cemento armato a sezione variabile, lasciati a vista, che si allargano salendo verso il nodo strutturale in cui convergono le travi. L’intradosso delle falde, dipinto di blu, contrasta con il bianco candido delle pareti.

 

La luce naturale proviene da numerose finestre con vetri colorati – aperte lungo i fianchi della chiesa – e dalla fessura verticale che segna la facciata verso il sagrato, ma soprattutto dal sottile inserto di vetrocemento che, separando visivamente la superficie verticale dalla copertura a sbalzo producono una sensazione di sospensione che ricorda la soluzione di Le Corbusier per la copertura della cappella di Ronchamp.Nel seminterrato, disegnato per sfruttare al massimo le ridotte dimensioni del lotto a disposizione, si trovano aule parrocchiali, sale riunioni e spazi per attività ludiche. Recentemente la chiesa ha subìto lavori di manutenzione e di abbattimento delle barriere architettoniche, mentre il sagrato è stato interamente ripavimentato.

 

Manuela Leoni