Lo Staff di Ordine e Fondazione è a disposizione per supportare nella risoluzione di problematiche e segnalazioni.
Qui i contatti degli uffici
Anno: 1933 - 1934
Località: Milano, Porta Venezia
Indirizzo: Bastioni di Porta Venezia 1, corso Venezia 61
Destinazione d'uso: Edifici residenziali
Progettista: Gio Ponti, Emilio Lancia
Il complesso, sorto in un’area di pregio resa disponibile dall’abbattimento dei bastioni e destinato all’alta borghesia milanese, è composto da due blocchi ben distinti e animati da specifiche esigenze, in funzione della particolare condizione del tessuto urbano in cui s’inseriscono. Il volume cubico affacciato su corso Venezia, infatti, si confronta con la realtà del palazzo urbano, mentre la slanciata torre articola la propria volumetria in un ricco gioco di affacci e terrazze digradanti verso i giardini, da cui sembra ergersi. Da questo derivano lo spirito classicista e tradizionale del primo edificio – interamente rivestito in preziose lastre di marmo bianco, a corsi orizzontali, scandito dal dialettico rapporto tra i pieni e i vuoti delle aperture – e l’aurea quasi pittoresca della torre, che si configura come punto di riferimento nello skyline, anche grazie all’adozione di un rivestimento in laterizio dalla texture a grana fine, organizzata per fasce che rimarcano l’altezza dei vari piani.
Il corpo alto è anche spunto per una riflessione sulla nuova città, immaginata come integrazione riuscita tra concezione urbanistica e configurazione architettonica proprio grazie alle terrazze, che superano la dimensione privata dell’alloggio per divenire elementi del paesaggio urbano. Ispirato all’idea della Ville Radieuse di Le Corbusier, questo modello di città è però anche l’espressione più viva della casa all’italiana, in cui «non vi è grande distinzione fra esterno e interno; […] da noi l’architettura di fuori penetra all’interno […]. Dall’interno la casa all’italiana riesce all’aperto con i suoi portici e le sue terrazze, con le pergole e le verande, con le logge e i balconi, le altane e i belvedere, invenzioni tutte confortevolissime per l’abitazione serena e tanto italiane che in ogni lingua sono chiamate con i nomi di qui» (1928). La terrazza, vero e proprio ambiente all’aperto, si trasforma quindi nel punto di contatto tra interno ed esterno, anche dove le circostanze costringono ad adottare un linguaggio più tradizionale. Lo dimostra il belvedere (attrezzato con giardini pensili, archi, pergole, verande e una piscina) che Ponti e Lancia disegnano sul tetto del corpo basso, protetto da una balaustra trasformata in fioriera.
L’articolazione della struttura a travi e pilastri in cemento armato, adottata per entrambe le costruzioni, è leggibile nella sporgenza verso i bastioni dei bow-window della torre e nelle sue finestre d’angolo. Interpretazione moderna del contrafforte, questo elemento semicilindrico è sormontato da un pergolato in grado di anticipare il tema del rapporto con il verde e al contempo di segnalare l’ingresso dell’edificio, disegnato attraverso tre portali strombati. L’accesso al corpo basso si trova invece su corso Venezia e avviene grazie a una doppia apertura, sormontato da un motivo di bucature simile – anche se molto più ricco – a quello già adottato nella porzione centrale della Domus Flavia. Il complesso è l’ultimo progetto realizzato da Ponti insieme a Emilio Lancia.
G. Ponti
in «Domus», n. 1, gennaio 1928
in «Domus», n. 88, aprile 1933
G. Ponti
in «Il Corriere della Sera», 23 gennaio 1934
G. Ponti
in «Domus», n. 84, dicembre 1934
G. Ponti
in «Il Corriere della Sera», 10 febbraio 1935
G. Ponti
in «Domus», n. 92, agosto 1935
P. Masera
in «Edilizia Moderna», n. 21-22, agosto-settembre 1936
G. Ponti
in «Il Corriere della Sera», 11 ottobre 1936
A. L. Goldstein-Bologan
in «Case d’oggi», n. 6, giugno 1937
B. Moretti
Hoepli, pp. 104-108, Milano 1947
F. Irace
in «Domus», n. 624, gennaio 1982
F. Irace
in Bortolotti N., Gli anni Trenta. Arte e cultura in Italia, Mazzotta, pp. 217 e segg., Milano 1982
F. Irace
Electa, pp. 93-102 e p. 189, Milano 1988
G. Arditi , C. Serrato
Il Cardo, pp. 43-48, Venezia 1994
L. Miodini
Electa, Milano 2001