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Anno: 1950 - 1952
Località: Milano, Duomo
Indirizzo: piazza Velasca 4
Destinazione d'uso: Edifici per residenze ed uffici
Progettista: Mario Asnago, Claudio Vender
Il palazzo di piazza Velasca 4 è il secondo ad essere progettato all’interno dell’isolato, per conto di Ferdinando Zanoletti: una serie di varianti al progetto originale ritarda l’inizio dei lavori di costruzione fino al 1952. L’edifi cio occupa un tratto rettilineo del fronte strada antistante la torre Velasca, al volume principale è connesso un corpo parallelepipedo interno alla corte, secondo uno schema a T. Il fabbricato si eleva per nove piani fuori terra: il piano terreno è destinato a spazi commerciali, i livelli tra il primo ed il quarto ad uffici, gli ultimi tre livelli ad abitazioni; alla sommità, parte della copertura è occupata da un piano attico, arretrato rispetto alla facciata, di più recente realizzazione.
L’impaginazione della facciata condivide con il preesistente edificio di via Albricci la bipartizione determinata dal rivestimento, marmo rosa di Baveno in basso e mattonelle in clinker marroni ai livelli alti. Differente è invece la scelta nel posizionamento delle aperture: al livello terra, le vetrine dei negozi sono sormontate da un taglio orizzontale ottenuto attraverso una serie di finestre a nastro, che danno luce al piano ammezzato e rivelano la griglia dei pilastri arretrata rispetto al filo della facciata; nei livelli destinati ad uffici le aperture sono più piccole, ad anta unica a bilico con telaio in alluminio, mentre gli appartamenti sono dotati di ampie finestre a doppia anta, con infissi in legno e parapetti in rete metallica.Le finestre sono allineate a bandiera sul lato sinistro, ma la scansione della facciata avviene ad interassi irregolari; l’asimmetria e l’ordine contraddetto, che in via Albricci erano appena intuibili, diventano evidenti anche attraverso la scelta di un ampio ingresso disassato rispetto al centro della facciata, con una piccola fi nestra posizionata a fi anco, senza apparente regola ma con molta ironia.
I corpi scala sono realizzati con la medesima elegante soluzione della precedente realizzazione: la struttura consente di liberare le rampe discostandole dai setti murari e i parapetti in vetro contribuiscono all’effetto di estrema leggerezza: si sale nella luce e verso il cielo. Le due rampe, collocate simmetricamente rispetto all’androne di ingresso, sono illuminate da una fi nestratura continua in vetrocemento che affaccia sulla corte interna. Un corpo scale di emergenza, posizionato nella corte, è realizzato con struttura interamente in acciaio e rivestito da un involucro curvilineo in vetro e acciaio. L’edificio è tra le maggiori applicazioni della composta sensibilità di Asnago e Vender nel trattamento della facciata. Una “questione di pelle” che si declina nel portare il serramento a fi lo facciata, nella lavorazione cannettata della superficie muraria. La composizione ironica e metafi sica sembra (erroneamente) separare l’impianto architettonico dalla facciata. E sull’altro lato della strada, c’è la Velasca…
in «Domus» n.255, p.4, febbraio 1951
C. Pagani
Hoepli, pagg. 179-181, Milano 1954
P. Bottoni
Editoriale Domus, Milano 1954
Sormani, in «Quaderni Vitrums» n.4, Milano 1961
M. Grandi, A. Pracchi
Zanichelli, Bologna 1980
M. Boriani, C. Morandi, A. Rossari
Riuniti Editore, p.138, Torino 1986
L. Conzales, S. Peirone
Alinea, Firenze 1994