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Anno: 1860 - 1897
Località: Milano, Sarpi
Indirizzo: Piazzale Cimitero Monumentale 2
Destinazione d'uso: Monumenti commemorativi
Progettista: Carlo Maciachini
Il cimitero Monumentale rappresenta, per la città di Milano, la vera occasione per disegnare e interpretare un grande intervento urbano all’indomani dell’Unità d’Italia ancora prima che la risposta materiale e funzionale alla necessità di nuovi spazi per le sepolture e costituisce l’occasione per rappresentare in modo esemplare il luogo di culto della morte nel suo valore più civile. Costruito nel quadrante nord-ovest del tessuto urbano milanese, in un territorio che in quegli anni segna il limite concreto, fisico tra il paesaggio agrario e la città compatta, il Monumentale è il frutto di un lungo dibattito che a partire dal 1837, ha visto susseguirsi per quasi quarant’anni numerosi concorsi e progetti mancati. Solo l’ultima gara, svolta in due fasi e conclusa nel 1863, vede nel progetto dell’architetto Carlo Maciachini la risposta più convincente alle richieste della commissione presieduta da Camillo Boito. “Collegare, rispettando le esigenze della convenevolezza e dei riti, e insieme, guardando a quelle dell’arte e della prospettiva, la parte architettonica del cimitero con la parte a giardino”.
Con queste parole Boito in nome della commissione del concorso stabilisce il tema dominante: architettura e natura che nell’opera di Maciachini si traducono in un recinto abitato, anche se non regolare e uniforme, e in un giardino contenuto al suo interno. Come in una metafora urbana, la trama delle strade, dei percorsi, degli assi principali e secondari organizza il giardino in modo razionale e costruisce luoghi differenti che permettono di accogliere diverse modalità di sepoltura, diverse ambizioni, diversi bisogni: luoghi verdi con fiori, semplici lapidi in memoria dei defunti o veri e propri monumenti-mausolei per consacrare e testimoniare il valore di una famiglia. Il perimetro del cimitero è una composizione fatta di elementi distinti, parti autonome saldate tra loro, di cui l’ingresso, dilatato quasi su tutto il fronte, è fulcro. Maciachini dispone e raggruppa tutti gli elementi principali lungo il prospetto verso la città: la chiesa, trasformata nel 1870 in famedio cittadino, le gallerie e i due ingressi separati ai cimiteri non cattolici (acattolico e istraelita). L’asse principale che prosegue, non solo visivamente, dal viale urbano che giunge dal centro di Milano all’ingresso del cimitero, attraversa tutto il campo santo collegando i diversi luoghi del culto: Chiesa (Famedio) - Ossario - Tempio Crematorio si dispongono in una sequenza ordinata stabilendo nella loro idealità anche la narrazione del modificarsi del rito cattolico, che dal 1963 con papa Paolo VI, ha ri-accolto la cremazione tra le pratiche di sepoltura.
Il progetto si fa carico della volontà di rendere ibrida la tipologia dei cimiteri latini, che nel loro forte carattere monumentale vedevano prevalere il disegno architettonico sul paesaggio naturale. La continua trasparenza fortemente cercata dall’architetto Carlo Maciachini, assolve il compito del collegamento visivo attraverso luoghi racchiusi, mai completamente chiusi o separati alla vista per permettere una visuale libera e continua sugli spazi circostanti fino a raggiungere il paesaggio esterno. Il cimitero Monumentale, vero laboratorio artistico e architettonico, ha accolto tutte le avanguardie del Novecento e ancora oggi rimane un’opera aperta; uno spazio in continua trasformazione, che nel modificarsi non rinuncia mai alla sua immagine chiara e riconosciuta.