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Ampliamento del Cimitero di Ponte Sesto

Anno:  1989 - 1995

Località: Rozzano, Est

Indirizzo: Via Di Vittorio

Destinazione d'uso: Monumenti commemorativi

Progettista: Aldo Rossi

Viaggi pastorali”, così Aldo Rossi nel febbraio del 1989 amava definire alcuni suoi progetti, che si distendevano minuziosamente lungo il territorio lombardo, annotandoli sui Quaderni Azzurri. Rozzano, Garbagnate, Seregno, Olginate, sono i luoghi delle piccole opere in Lombardia che, come stazioni dei Sacri Monti, raccontano in un unico progetto ideale, una comune identità che, nello stratificarsi e nel ripetersi dei segni, dei modi costruttivi, e dei materiali utilizzati esprime un modo di vivere propriamente lombardo, propriamente milanese fatto di “poche e profonde cose”. L’adesione realista a questo carattere lombardo e la volontà di costruire un luogo per la città, sono l’origine del progetto che si definisce prima di tutto nella costruzione di una strada, un viale che collega l’ingresso del cimitero alla piccola chiesa collocata al suo interno.

 

Come spesso, nel lavoro di Rossi, la regola urbana diventa metafora da cui trarre il significato più generale delprogetto; i luoghi della città si piegano alle funzioni più diverse, in questo caso a quella cimiteriale. Pochissimi segni compongono questo ampliamento, che raddoppia senza rumore la superficie del cimitero esistente, cercando di mimetizzarsi con il territorio circostante: un percorso, definito da una sequenza di edifici porticati in linea che ospitano i colombari e che degradano, da due ad un piano, avvicinandosi alla cappella, per accentuare la forza prospettica e la percezione del percorso, e due edifici collettivi che, assecondando il disegno generale, si dispongono a segnarne i fuochi ricordando la varietà dei luoghi distinti e differenti nelle architetture cimiteriali. Cappella e crematorio, come personaggi di una scena teatrale, si differenziano dai luoghi per la sepoltura (a terra e nei loculi) rappresentando il rito della morte.

 

Il viale, quasi perfettamente simmetrico, si conclude con la cappella e, interrompendosi lungo un lato, si modifica per accogliere il crematorio, che diviene luogo di filtro tra il viale stesso, più urbano, e il luogo per le sepolture a terra, legato al paesaggio rurale, racchiuso da un vecchio muro di mattoni lombardi, luogo che nei primi schizzi di progetto si pensava potesse accogliere anche alcune cappelle di famiglia. La strada, quindi, definisce il principio stesso del progetto, l’idea compositiva che affianca e confronta la costruzione della città dei morti a quella dei vivi, una strada in parte pavimentata, definita da due filari di gelsi, intervallati da lampade, segnata da una sequenza di sedute “così come dovrebbero essere i viali della città dei vivi”. Nessuna pretesa monumentalità sembra essere ricercata in questo progetto, al contrario un carattere domestico, intimo e popolare definisce la cifra della composizione generale fatta eccezione per la definizione dei due momenti-luoghi centrali che assumono necessariamente un valore civile, collettivo.

 

Claudia Tinazzi