Caricamento...

PRG di Sesto San Giovanni

Anno:  1962

Località: Sesto San Giovanni, Centro

Destinazione d'uso: Strumento urbanistico

Progettista: Piero Bottoni

 

Assicurare qualità all’abitare, sia all’agglomerato cresciuto disordinatamente prima e dopo la guerra sia a quello nuovo previsto a est del vecchio borgo, ma in modo da evitare che si configurassero come parti separate di un organismo che si voleva unitario: è questo l’intento che guida Bottoni nella revisione del Piano regolatore generale dell’ing. Cambi. Vi era chi sosteneva che l’ossatura principale della città dovesse continuare a essere l’industria e aveva per questo ipotizzato che, per favorirne l’ulteriore incremento, il territorio sestese potesse venire tagliato in due da una successione continua di fabbriche. A costoro Bottoni risponde che le richieste degli industriali andavano soddisfatte ma a una condizione: che fossero «sempre in funzione e col rispetto degli interessi superiori della città: e questa non [poteva] essere “strangolata” […] da una barriera di zone industriali altrettanto invalicabili quanto […] un muro od una montagna».
Per questo a ovest, ai confini con Bresso e Cinisello, sulle aree che il piano Cambi destinava a industria, il piano di Bottoni prevede il “parco Volo”, da integrarsi, in un’unica zona verde, con le aree previste a tale uso dai PRG di Milano, di Bresso e di Cinisello «a disposizione degli sviluppi intercomunali».    

 

Inoltre, il piano propone di aprire un varco, vincolando l’area a verde, nella barriera industriale lungo l’asse viale Edison-viale Italia, al fine di assicurare a tutta l’area a est, destinata a residenza anche dal piano Cambi, il diritto di conquistarsi il collegamento e insieme i vantaggi dell’appartenere ormai a una stessa città: primo fra tutti la possibilità di accedere al nuovo centro civico. Su quell’area, vincolata a edilizia economico-popolare da una 167 di vaste dimensioni, superiori a quelle previste allora per legge, Bottoni progetta una «città giardino» lungo due «strade vitali». Tre gli obiettivi: 1) aumentare la dotazione di verde a 27 metri quadri per abitante; 2) consentire alle abitazioni di godere di un rapporto ravvicinato con la natura secondo i «più progrediti dettati dell’urbanistica» moderna; 3) garantire vitalità ed effetto urbano a un ambiente a edilizia aperta attraverso la riscoperta e la reinvenzione del ruolo degli assi commerciali nelle città storiche.

 

A chi, poi, a difesa dell’operato dell’amministrazione, aveva sostenuto che a Sesto non esistevano particolari nuclei di interesse storico da salvare, Bottoni dimostra che Sesto possedeva alcuni edifici storicamente e artisticamente notevoli e un insieme di parchi e giardini, compresi alcuni alberi monumentali, degni di essere tutelati e conservati per gli usi cittadini. Il piano prevede che diventino di proprietà pubblica e vadano a costituire, insieme al nuovo municipio, i fulcri di un centro civico di ampie dimensioni: un cuore urbano in grado di offrire alla Sesto operaia «una dignità di ambienti architettonicamente e paesaggisticamente equilibrati, umani, capaci di dare alla popolazione costituita da uomini delle più diverse origini […] un senso di amore e di rispetto per la propria città […] tipici dei cittadini delle città che hanno una storia» (P. B.). Nelle sue linee di fondo il piano del 1962 verrà ripreso dal piano del 1973, inizialmente studiato da Bottoni, ma da lui non concluso per la morte sopraggiunta nel frattempo.

 

Graziella Tonon