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Opere sestesi d'arte musiva
Anno: 1961 - 1971
Località: Sesto San Giovanni, Centro
Indirizzo: piazza della Resistenza, via Stoppani
Destinazione d'uso: Mosaico pavimentale
Progettista: Piero Bottoni
Sin dai giovanili “Cromatismi architettonici” esposti nel 1927 alla III Mostra internazionale delle arti decorative di Monza, il tema del colore e il dialogo fra le arti attraversano l’intera opera di Bottoni. Quando la ricerca del colore si intreccia all’arte musiva, gli esiti, sia negli interni sia negli esterni degli edifici, sono sempre notevoli. Basti citare il mosaico giallo-rosa-rosso-viola del pavimento che fa da tappeto al bianco tavolo da pranzo di villa Muggia (1936-38) e l’inaspettato rivestimento in lucide tesserine rosa e indaco dell’ingresso al bianchissimo Palazzo Ina (1953-58) di corso Sempione a Milano. Nel campo degli interni gli esempi a Sesto San Giovanni si limitano ai mosaici che rivestono i quattro atri della casa in via Stoppani, angolo via Cavour, oggi purtroppo manomessi. Anche in questo caso Bottoni si rivela interprete sensibile delle necessità del luogo e di ciò che serve a realizzare una bellezza possibile. Nell’evidente intento di riscattare la modernità banale dell’edificio (per altro impropriamente attribuitogli essendo stato in realtà progettato da un ingegnere) Bottoni personalizza gli ingressi con una serie di composizioni astratte.
Ma è negli esterni e proprio a Sesto con il nuovo fiammeggiante municipio che arte musiva e ricerca cromatica toccano una delle punte più alte quanto a capacità di esprimere i valori rappresentativi dell’architettura e di riscattare, in coerenza con tutto il volume dell’edificio, non solo la banalità del contesto preesistente ma anche l’architettura razionale dalle accuse di aridità espressiva: sotto il portico un mosaico di colori nettamente individuati, quasi confliggenti in diverse configurazioni come i componenti dell’acciaio prima della colata o gli individui prima di essere membri con uguali diritti e doveri di uno stesso corpo sociale; all’esterno le stesse tesserine, gli stessi colori, ma armonicamente fusi, non più nettamente distinti, come si addice all’edificio di riunione e simbolo di una comunità operaia orgogliosa e profondamente legata dalla sua «eroica storia» (P. B.).