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Anno: 1880 - 1919
Località: Milano, Buenos Aires - Venezia
Indirizzo: via Lazzaro Palazzi
Destinazione d'uso: Quartiere residenziale
Il complesso del Lazzaretto ha rappresentato per quattro secoli uno dei più imponenti manufatti della Milano sforzesca. Nel 1881 la Banca di Credito Italiano lo acquistò degradato e sottoutilizzato in un’asta pubblica (per 1,8 milioni di Lire), con l’intento di demolirlo e di costruire un nuovo grande quartiere. Poco dopo l’acquisto, la Banca inviò all’Amministrazione Comunale il progetto di massima con relativa Convenzione, che prevedeva la lottizzazione dell’area (di circa 14 ettari), con una viabilità a maglia ortogonale, edifici di 5-6 piani allineati su strada, che occupavano completamente i piccoli e densi isolati (meno di 100 metri per lato, 1.500-2.000 abitanti/ettaro), lasciando libere le sole superfici minime fissate dal Regolamento Edilizio del 1876. Nel 1882 il Consiglio Comunale adottò all’unanimità il progetto, definitivamente approvato l’anno successivo. La lottizzazione s’integrava con la “Contrada della Misericordia”, a occidente, edificata pochi anni prima. A differenza di quest’ultima però, costituita da case basse, il Lazzaretto non rispettò la cosiddetta “Servitù del Resegone”, che imponeva che gli edifici a nord della città non superassero l’altezza di 2-3 piani, così da lasciare libero il paesaggio (la vista del Resegone) dai Bastioni. Le case del Lazzaretto erano destinate a ceti medio-bassi, piccoli commercianti e artigiani. Le abitazioni presentavano un aspetto esterno decoroso, che spesso nascondeva interni poveri. L’edificazione del quartiere può essere sinteticamente descritta in tre fasi: il grande sviluppo, il completamento, le sostituzioni.
Il grande sviluppo
Con l’approvazione del progetto, nell’arco dei primi sei anni (1883-1889), il complesso fu demolito e buona parte dell’area occupata dagli edifici.
Il completamento
La chiusura definitiva del Cimitero di S. Gregorio (1893), che impediva le costruzioni in una zona nella parte nord-occidentale dell’area, consentì alla Società Fondiaria Milanese promotrice del piano (la stessa della speculazione del Parco Sempione), di lottizzare anche l’area originariamente vincolata.
Le sostituzioni
Diversi anni più tardi, tre fatti avviarono le sostituzioni e le saturazioni dell’originario tessuto edilizio: lo spostamento all’esterno della cintura ferroviaria, il Piano regolatore del 1934, i bombardamenti bellici. Lo spostamento del percorso dei treni verso l’esterno della città fece decadere i vincoli sulle aree asservite al raddoppio del viadotto, la cui demolizione liberò le aree ferroviarie rimaste inedificate. La vicinanza al centro e alla nuova Stazione Centrale (1931) fece sì che la zona del Lazzaretto diventasse molto appetibile: il Piano Albertini programmò la densificazione degli isolati, con la realizzazione di nuovi e più prestigiosi edifici. Era anche prevista la modifica dell’impianto viabilistico: una nuova strada, il prolungamento di via Napo Torriani, tagliava diagonalmente il quartiere, permettendo il collegamento diretto fra la nuova Stazione e Porta Venezia. Da questa strada si diramavano le vie secondarie, che riprendevano i tracciati originari. Il Piano non fu attuato ad eccezione di alcune sostituzioni edilizie e la maglia stradale rimase inalterata. Solo in alcuni casi furono rifatte le facciate, sostituendo i materiali originari con quelli tipici del periodo (marmo, mattoni, pietra). Durante la Seconda Guerra mondiale, la zona lungo viale Vittorio Veneto fu danneggiata dai bombardamenti e le aree libere vennero saturate da nuove costruzioni. Il patrimonio edilizio risalente alla lottizzazione originaria rappresenta oggi circa il 70% delle costruzioni.