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Giardini pubblici

Anno:  1783 - 1881

Località: Milano, Palestro

Indirizzo: via Palestro

Destinazione d'uso: Parchi Pubblici

Progettista: G. Piermarini, G. Balzaretti, E. Alemagna

I primi Giardini pubblici della città (che occupano una superficie di poco superiore a 16 ettari), sono il risultato organico di quattro differenti fasi realizzative. La prima, l’impianto originario di matrice neoclassica, la parte che affaccia su corso Venezia, di Giuseppe Piermarini (1783-1786). La seconda, il grande ampliamento e ridisegno, con un giardino all’inglese ideato da Giuseppe Balzaretti (1857-1862). La terza di restauro e recupero, affidata a Emilio Alemagna (1881). La quarta, le attrezzature nel verde (1888-1930), con il Museo di Storia Naturale e il Planetario (1888-1930).



L’impianto originario (1783–1786)

Nella seconda metà del secolo XVIII, l’attuale area dei Giardini Pubblici era un appezzamento di terreno leggermente depresso, sul bordo settentrionale delle mura spagnole, di proprietà della famiglia Dugnani. Nella parte meridionale dell’area sorgevano due monasteri, soppressi dal governo asburgico. La sistemazione a verde prese avvio da un progetto di Piermarini di costruire qui il Palazzo Reale (Piano della Cavalchina, 1770). I giardini, realizzati su un’estensione più ridotta (4,5 ettari), occuparono la parte settentrionale della strada Marina e le aree degli ex monasteri, con un impianto all’italiana concluso da una scalinata che risale i Bastioni. Nel 1787 furono realizzati i “Boschetti”, con due serie di allineamenti di cinque file di alberi (tigli, olmi e ippocastani). I Giardini furono concepiti come spazio destinato alla ricreazione e, dopo l’Unità d’Italia, anche alle Esposizioni merceologiche (1871, 1881). Al progetto di Piermarini risalgono la gradinata, le cancellate e l’area gioco del pallone.

 

L’ampliamento e il ridisegno (1857–1862)

Dopo le Cinque Giornate (1848), il Comune affidò a Balzaretti l’incarico di ampliare i Giardini sull’area di Palazzo Dugnani e relative pertinenze, acquisite dal Comune (1846). I Giardini vennero inaugurati nel 1862, con un disegno all’inglese. Il Salone venne restaurato per esposizioni, realizzando sul lato sud un giardino di stile paesaggistico e sul lato nord un giardino pittoresco, con un sistema di rocce artificiali per sfruttare il dislivello, arricchito da giochi d’acqua, progettando sul Monte Merlo il Padiglione del Caffè (1863), trasformato in Scuola Materna dopo la ristrutturazione del 1920.

 

Il restauro e il recupero (1881)

Molti danni furono provocati ai Giardini dall’Esposizione del 1881, fu quindi necessario procedere al loro restauro, affidato ad Emilio Alemagna e a Bignami Sormani, i quali apportarono alcune modifiche al progetto di Balzaretti: venne raddoppiato il laghetto e furono eliminate le aiuole davanti a Palazzo Dugnani e a Villa Reale. La scalinata di Piermarini fu sostituita da una doppia rampa. Il fosso di Balzaretti davanti a Villa Reale fu modificato per creare continuità tra i giardini, la Villa e i Boschetti risistemati all’inglese, con una disposizione delle piante più rada e irregolare.

 

Le attrezzature nel verde (1888-1930)

L’istituzione del Civico Museo di Storia Naturale avvenne nel 1838, con la cessione al Comune di due collezioni naturalistiche. Il progetto è di Giovanni Ceruti (1888-1893, completato nel 1906-1907), in stile neoromanico, con uso di terracotte ornamentali e strutture di ferro integrate nelle murature. All’interno dei giardini fu infine realizzato il planetario, donato dall’editore Ulrico Hoepli e progettato da Piero Portaluppi (1930) in forme classicheggianti, con un corpo in pianta ottagonale sormontato da una cupola emisferica. Danneggiato durante la Guerra, è stato restaurato e modernizzato nel Dopoguerra (1954-1955).

 

Piergiorgio Vitillo