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Anno: 1850 - 1853
Località: Milano, Duomo
Indirizzo: Via Manzoni 12
Destinazione d'uso: Edifici con funzione espositiva
Progettista: Giuseppe Balzaretto, Camillo Boito
Il complesso del Poldi Pezzoli, costruito, modificato e ristrutturato in fasi storiche ed economiche-sociali e differenti, si configura come un vero e proprio palinsesto urbano: un originario Palazzo del Seicento, ampliato e riadattato alla fine del Settecento, ristrutturato e integrato con un nuovo edificio alla metà dell’Ottocento, semi distrutto dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, ristrutturato nel primo Dopoguerra.
Il palinsesto urbano
L’edificio originario (al n.12 di via Manzoni), fu realizzato nel Seicento per conto di Giovanantonio Parravicini e ampliato nel secolo successivo dal suo erede Giovanni Porta. Giuseppe Pezzoli, alla fine del Settecento, commissionò a Simone Cantoni (architetto ticinese), un riadattamento in stile neoclassico dell’edificio, realizzando un nuovo scalone di accesso ornato da statue e un grande giardino all’inglese sul retro. Gian Giacomo Poldi Pezzoli affidò nel 1850-1853 a Giuseppe Balzaretti la ristrutturazione dell’edificio, in parallelo con la ristrutturazione dell’appartamento che doveva ospitare la nascente collezione artistica. Sempre di Balzaretti è il Palazzo adiacente, del 1853-54, ispirato al manierismo Seicentesco, unito al primo da un portico a forma di serliana, che divide la strada dal giardino. Nel corso della Seconda Guerra Mondiale, un bombardamento distrusse l’edificio, dal quale erano state fortunatamente trasferite le opere mobili. I danni subiti dal Palazzo furono consistenti. Al termine della guerra, lo Stato decise di finanziare la ristrutturazione, di cui fu artefice la Soprintendente Fernanda Wittgens, con Ferdinando Reggiori. Furono recuperate con attenzione filologica le parti meno danneggiate. Nel 1951, la Casa-Museo riaprì al pubblico.
Il collezionista e la Casa-Museo
Gian Giacomo Poldi Pezzoli (1822-1879) è il discendente di una dinastia, imparentata con i Trivulzio, che aveva accumulato notevoli ricchezze come appaltatori delle tasse per il governo austriaco. Quando raggiunse la maggiore età, entrò in possesso di un cospicuo patrimonio: patriota, simpatizza e sostiene i moti risorgimentali del 1848 e dopo le repressioni austriache viaggia in diverse città italiane ed europee. Svizzera, Francia, Inghilterra e Germania costituirono un’importante occasione di aggiornamento sugli sviluppi del collezionismo internazionale. In quegli anni a Parigi e a Londra si organizzano le prime Esposizioni Universali e in Europa s’inaugurano i primi Musei dedicati alle arti decorative e industriali. Di ritorno a Milano, Gian Giacomo avvia il suo progetto di realizzazione di una Casa-Museo: nello spirito del collezionismo d’epoca, organizzò le raccolte in locali riccamente decorati, in un’ideale unità di opere, arredi e ambienti, affidando l’impresa ai più riconosciuti artisti del momento (Giuseppe Bertini e Luigi Scrosati). Nel 1879 Gian Giacomo muore a soli 57 anni, disponendo l’istituzione di una Fondazione artistica autonoma. La direzione fu affidata a Giuseppe Bertini, che inaugurò la Casa-Museo nel 1881, durante l’Esposizione Nazionale. Bertini incrementò notevolmente la consistenza delle opere, senza alterare le caratteristiche della collezione. Nel 1898 la direzione passa al Presidente di Brera, Camillo Boito (1836-1914), che procedette al suo riordino secondo aggiornati criteri museografici. Il Museo si sviluppa su due piani (piano terreno e piano nobile), collegati fra loro dallo scalone neobarocco. Le opere esposte vanno dall’Antichità all’Ottocento e comprendono quadri, sculture e oggetti di arredo, inseriti nel loro contesto originario.