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Anno: 1950 - 1953
Località: Milano, Duomo
Indirizzo: Corso Venezia 5
Destinazione d'uso: Edifici per residenze ed uffici
Progettista: Giulio Minoletti con G. Chiodi e M. Mattioni
Nella breve relazione dattiloscritta conservata presso l’ADM, la “Casa di Corso Venezia” è così descritta: “All’inizio di Corso Venezia, ancora compresa in certo qual modo nel largo San Babila è sorta una nuova costruzione per uffici dalle proporzioni attentamente controllate. Il ritmo delle aperture, secondo uno schema ormai classico per uffici, è molto serrato e cioè a finestre molto numerose e vicine. La facciata è in granito rosa di Baveno ed i serramenti sono in anticorrodal. La novità più interessante per i passanti è costituita dall’inserimento del fatto pubblicitario già in sede progettistica così da ottenere una vera e propria architettura di luce. Ciò è stato ottenuto portando le tende alla veneziana in acciaio all’esterno del serramento e predisponendo un apposito impianto elettrico; le tende d’acciaio, dopo la chiusura degli uffici sono così trasformate in altrettanti pannelli pubblicitari luminosi. Architetti Minoletti, Mattioni, Chiodi”.
Il tema dominante di questo edificio per il terziario è dunque la luce artificiale, che accendeva la parete scandita da un ritmo serrato e regolare di aperture nelle ore notturne, creando una “illuminazione scenografica pubblicitaria”. Minoletti credeva che le insegne pubblicitarie, se sapientemente utilizzate e integrate con i sistemi di illuminazione notturna, potessero svolgere un ruolo di abbellimento della città. Così aveva anche scritto, nel 1950, sulle pagine de “Il Popolo” nell’articolo “Le centinaia di milioni dedicate alla pubblicità potrebbero essere spese con maggior intelligenza”. Anche la posizione dell’edificio, percepibile di scorcio già dalla piazza San Babila, gioca un ruolo importante in questa concezione: “Collocato in una posizione di infill che non interrompe la continuità della cortina edilizia del corso, l’edificio per uffici si affida ad una composizione che lavora sul piano”. La facciata indifferenziata, con serramenti a tutta altezza in alluminio e cristallo, che si elevano sul piano-basamento, non rivela dunque molto dell’organizzazione dell’interno. Il sistema di oscuramento tramite tende alla veneziana, adottato più volte da Minoletti nell’architettura residenziale, viene qui adottato per la prima volta in un edificio per il terziario, e sarà messo a punto qualche anno dopo nel palazzo di piazzale Loreto.
Il piano terreno è adibito a funzioni commerciali. Il portone d’ingresso, posto in posizione asimmetrica, conduce attraverso un lungo androne verso una elegante scala elicoidale. Le fasi cruciali della progettazione si svolgono nell’autunno del 1950, periodo al quale risalgono molti disegni di varianti, conservati presso l’Archivio Civico di Milano. Un recente intervento di ristrutturazione ha apportato modifiche soprattutto all’impianto distributivo, senza alterare sostanzialmente il carattere originario dell’edificio.