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Nuovo Piccolo Teatro
Anno: 1978 - 1996
Località: Milano, Brera
Indirizzo: Foro Bonaparte 26
Destinazione d'uso: Teatri
Progettista: M. Zanuso, P. Crescini
Zanuso aveva già avuto modo di cimentarsi con lo spazio teatrale, in occasione della collaborazione intrapresa nel 1952 con i BBPR per la ristrutturazione della vecchia sala del Piccolo Teatro in via Rovello. L’incarico ufficiale per la progettazione del Nuovo Piccolo Teatro, complessa e tormentata partita che impegnerà Zanuso per più di vent’anni, precede invece di soli due anni l’inizio dell’iter per la ristrutturazione dell’ex Teatro Fossati, vecchia sala popolare, costruita nel 1858 su progetto di Fermo Zuccari e da anni in disuso. I due progetti sono in realtà legati da un programma complessivo per la creazione di una vera e propria cittadella della cultura teatrale, sperimentale e tradizionale, che si sostanzia anche di una generale riorganizzazione dell’area, secondo un interessante progetto urbano, purtroppo mai portato a compimento, impostato sulla riconnessione pedonale fra Brera e il Parco Sempione.
Sin dall’inizio infatti, quello che sarà inaugurato nel 1985 con il nome di Teatro Studio, sarà concepito come sala dedicata al teatro di ricerca, e Zanuso, pur dovendo operare all’interno di un involucro storico e “bloccato”, perseguirà l’obiettivo di creare uno spazio fluido in cui siano completamente sovvertiti i confini fra scena e pubblico, fra attori e spettatori. Ciò sarà ottenuto scarnificando al massimo l’invaso originale e esaltando l’ambiguità dei ballatoi, all’uopo utilizzabili anche come spazio della rappresentazione. Assai diverso il programma che, assieme a Giorgio Strehler, l’architetto milanese elaborerà per la fabbrica ex-novo da costruire nell’area di fronte. L’alto valore rappresentativo determinerà inevitabilmente una concezione più tradizionale di questo spazio. Tuttavia Zanuso, sin dai primi schizzi degli anni Settanta, concepirà un “teatro come macchina” notevolmente complesso e articolato: l’edificio è il risultato dell’intersezione di due quadrati ruotati, che corrispondono allo spazio espressamente dedicato alla rappresentazione e a quello dedicato all’“officina”, a tutto ciò che in un teatro costituisce la preparazione e la sperimentazione dietro le quinte. Esternamente i due volumi permangono riconoscibili: la torre scenica, emergente con la cuspide piramidale rivestita in rame a nord della quale si trovano volumi di servizio dalle significative coperture a shed, e il corpo più basso dalla copertura a padiglione sempre in rame. Dal loro incastro risulta all’esterno uno spazio irregolare e sopraelevato che costituisce l’ingresso ed è sottolineato dallo stretto e stilizzato porticato a pilastri binati in laterizio faccia a vista.
Gli interni, informati ad un gusto piuttosto tradizionale di chiara matrice anni Sessanta, risentono di una realizzazione compromessa da pause forzate per problemi di finanziamenti e discontinuità amministrativa. La sala ha un andamento spiccatamente allungato e orizzontale con un solo ordine di galleria e platea semiottagonale, per minimizzare la distanza dello spettatore dalla scena, ed è caratterizzata, come gli spazi di distribuzione, l’ingresso e il foyer dall’uso puntuale e caratterizzante dell’ottone, da Zanuso stesso giustificato, coerentemente con un’idea di teatro popolare, in quanto “oro dei poveri”.