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Anno: 1951 - 1958
Località: Milano, Duomo
Indirizzo: Piazza Velasca 5
Destinazione d'uso: Edifici per residenze ed uffici
Progettista: BBPR, A. Danusso
La Torre Velasca sorge al centro di un vasto comparto edilizio che inglobava un’area – interamente posseduta dalla Società Generale Immobiliare, committente del progetto – precedentemente occupata da vecchie case quasi completamente distrutte dai bombardamenti del 1943 e per la quale era in corso di definizione, all’epoca della sua costruzione, un piano urbanistico in parte già approvato dal Comune, basato sulla costruzione di una serie di isolati chiusi con cortile ad altissima densità. Quel progetto venne abbandonato in favore di uno in cui il volume edificabile fu ridotto di circa il 12% grazie al ricorso, suggerito ed attuato dai BBPR, ad una cortina edilizia semiaperta al centro della quale collocare la nuova piazza Velasca con la torre. Alta circa 106 metri fuori terra (quarantasei in più della torre Snia Viscosa, costruita solo vent’anni prima) la costruzione si articola in un alto fusto in cui sono collocati gli uffici e in un coronamento aggettante di sette piani che ospita gli appartamenti ed è servita da due livelli interrati, nonché preceduta da un avancorpo in cui si trova la lobby d’ingresso.
La torre deve la propria fama, non solo italiana, alla mole del volume superiore in aggetto e all’ostentazione della struttura esibita come componente espressiva, elementi di forte modernità che si relazionano con i ben noti richiami alle preesistenze ambientali teorizzate da Rogers. Insieme al grattacielo Pirelli di Ponti e Nervi, realizzato nello stesso periodo e termine di paragone di due diverse modalità di concepire l’edificio alto – basti ricordare il celebre articolo di Banham sulla ritirata dell’architettura italiana – è certamente uno degli episodi più sconvolgenti per lo skyline della città degli anni ‘50. Gio Ponti considerava la torre espressione di «creatività architettonica in sé» indipendentemente dai riferimenti ambientali e tradizionali che contribuirono a generarla.
La struttura in cemento armato, preferita a quella in ferro studiata con lo studio tecnico specializzato Edwards che sarebbe costata il 25% in più, fu disegnata da Arturo Danusso e testata nei laboratori ISMES di Bergamo - dove si condussero anche prove statiche sui solai di luce maggiore che in quel periodo rappresentavano una delle realtà europee più avanzate nel campo della modellazione strutturale. I pilastri, che si piegano a mensola in corrispondenza dell’aggetto, sono ingentiliti da un intonaco cementizio misto a graniglia di marmi veronesi semilevigata che ben si sposa con i pannelli prefabbricati di nuovo in graniglia di marmo e clinker del tamponamento esterno, bucato in maniera sempre più consistente con l’aumento della distanza dal suolo fino al completo svuotamento degli spigoli del corpo superiore attraverso le logge. Ai BBPR si deve anche lo studio per l’arredo urbano della piazza, di cui fanno parte i lampioni in profilato metallico color amaranto scuro.