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Edifici per uffici e negozi
Anno: 1953 - 1959
Località: Milano, Duomo
Indirizzo: Corso Europa 10-12 18-20
Destinazione d'uso: Edifici per il commercio
Progettista: Agostino Agostini, Luigi Caccia Dominioni
Si tratta di due palazzi per uffici di sette piani, che costituiscono il primo di diversi interventi di Caccia Dominioni lungo corso Europa. Di scala e immagine insolite per la Milano dell’epoca, i due edifici furono soprannominati da Virgilio Vercelloni e Ernesto N. Rogers «gli armigeri neri di Caccia» per via del curtain wall orizzontale in alluminio molto scuro e le superfici vetrate a scansione verticale. I due fabbricati si affacciano sul corso, che era da poco stato aperto e su cui già insisteva il cantiere dell’edificio di Magistretti al civico 22 che Caccia Dominioni raccordò a quelli del suo intervento, riproponendone l’altezza del portico. In questo modo l’architetto assunse come preesistenza un’opera pressoché contemporanea alla sua, al pari dello storico palazzo Litta Modigliani – interposto tra i suoi due blocchi edilizi – al quale si legò tramite un corpo più basso che ne riprende la linea di gronda.
Le facciate principali dei due edifici si sviluppano a partire dalla scansione ritmica di serramenti a tutta altezza, che formano un’unica superficie orizzontale continua, interrotta solo dagli esili pilastri, che non le imprimono andamenti verticali contrastanti con la lettura in senso orizzontale che resta quindi dominante. Il primo edificio è dotato al piano terra di una galleria interna, conosciuta come Galleria Strasburgo, che oltre a mettere in comunicazione visiva diretta gli assi di corso Europa e via Durini distribuisce le bussole d’ingresso – dal taglio planimetrico estremamente diversificato, in contrapposizione all’uniformità delle facciate – e su cui affacciano le vetrine in cristallo curvato di raffinatissima fattura di alcuni negozi, che contrastano con le parti piene in stucco veneziano riflettenti la luce che proviene dalla strada. Il pavimento della galleria è un mosaico in blocchetti di marmo disegnato da Francesco Somaini, a più riprese collaboratore di Caccia nella realizzazione di mosaici pavimentali come quelli per il Teatro Filodrammatici o la chiesa di San Vito in Lomazzo.
Elemento di rottura del complesso è la facciata del secondo edificio su via Cavallotti, che raccorda il complesso ad un’altra preesistenza storica, unico prospetto che interrompe il gioco del curtain wall poiché costituito da ampie superfici chiuse rivestite in mattonelle di ceramica smaltata in color rosso scuro, su cui vengono disposte asimmetricamente aperture di varie dimensioni. Su tutte spicca la presenza di tre balconi sovrapposti dall’andamento curvilineo e leggermente aggettanti, al posto dei quali era stata inizialmente prevista la costruzione di bow-windows semicircolari. Per lo stesso prospetto è stato studiato anche un sistema di serramenti doppi: quelli a filo facciata sono a bilico verticale, bloccabili in 3 posizioni, mentre quelli retrostanti che si allineano ai pilastri sono scorrevoli. L’intercapedine tra i due è verniciata in un rosso scuro che richiama quello delle mattonelle del rivestimento.