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Anno: 1958 - 1960
Località: Legnano, Nord
Indirizzo: via Juker
Destinazione d'uso: Edifici per l'industria
Progettista: Vito e Gustavo Latis
Con il nuovo stabilimento di tessitura del cotonificio Cantoni ha inizio il trasferimento delle aree produttive dai siti originari attorno all’Olona oppure adiacenti alla ferrovia. L’abbondanza di spazio (in origine 50.000 mq, di cui inizialmente coperti solo 15.000) permette ai nuovi insediamenti un’organizzazione più razionale, calcata sul processo produttivo sia in pianta che in sezione, essendo l’edificio interamente condizionato. Una galleria coperta di distribuzione separa la parte produttiva vera e propria dalla fascia dei magazzini, dell’officina meccanica e dei servizi ausiliari. La piccola superficie ad uffici ne occupa la testata verso l’ingresso. Adiacenti il complesso produttivo, i servizi alle maestranze (per 500 operai), spogliatoi e mensa, programmaticamente distaccati dall’ambiente rumoroso e artificiale della fabbrica, sono distribuiti attorno ad un patio con vasca d’acqua. Più lontani, agli angoli del lotto, la villetta del direttore e una piccola schiera di alloggi dei capotecnici. Isolata, a metà del lato lungo dell’impianto, la centrale termica. Adiacenti all’ingresso, appoggiati al muro di cinta intonacato, la portineria, il centro di controllo e i locali dell’ambulatorio e del pronto soccorso.
Tutti questi corpi edilizi vanno a conformare lo spiazzo di accesso con un gioco di avanzamenti e arretramenti. Dal filo esterno del lotto, il muro di cinta arretra venendo a formare un recesso di entrata, ripetuto dalla giacitura ortogonale alla strada delle case dei capotecnici, con inciso a grandi lettere su fondo bianco il nome della società. A questo si appoggia, con una fascia finestrata il corpo della portineria e del centro di controllo la cui copertura a mo’ di pensilina sporge leggermente e slitta oltre il termine del muro pieno, dove iniziano i cancelli. Oltre, prospettano come quinte animate dal passo della loro struttura e dei tamponamenti e dall’attento ritmo degli infissi metallici gli edifici degli uffici e degli spogliatoi e in fondo la parete cieca della fabbrica vera e propria. Pochi i materiali: telai a vista in cemento armato, infissi metallici verniciati scuri con fasce verniciate in bianco e tamponamenti in mattoni a vista; particolare il muro della fabbrica a cui si addossa il patio, il cui prospetto massiccio in getto di calcestruzzo a vista si apre in griglie di finestrelle quadrate. Completano il complesso generose piantumazioni considerate dagli architetti elementi compositivi a tutti gli effetti.
Ne emerge un paesaggio industriale nuovo, originale, laddove il grande blocco unitario e seriale della parte produttiva vede compromessa la percezione della sua misura da ritmici elementi di piccola scala, leggeri e dinamici come le coperture a foggia di pensilina o graficamente disegnati, come i diversi prospetti, rompendo così con le interminabili paratassi delle facciate degli stabilimenti storici. Lo stabilimento dell’Olmina, unitamente ad altri interventi a Castellanza appartiene all’ultimo rilancio della Cantoni, che chiuderà definitivamente nella seconda metà degli anni Ottanta.