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Quartiere Molise
Anno: 1933 - 1938
Località: Milano, Umbria
Indirizzo: viale Molise, via degli Etruschi, piazza Insubria
Destinazione d'uso: Edifici residenziali
Progettista: Cesare e Maurizio Mazzocchi
Il quartiere Maurilio Bossi (oggi Molise), occupa un intero isolato urbano (di circa 2,5 ettari, oltre la metà della quale riservata a spazi di attraversamento, cortile e giardino), limitato dalla maglia del piano del 1912, compreso fra via degli Etruschi, viale Molise, via Faà di Bruno, con un fronte su piazza Insubria. I progettisti, Cesare e Maurizio Mazzocchi (padre e figlio, che aderirono ai principi del razionalismo e che ebbero una consuetudine progettuale con la Società Umanitaria), vinsero un Concorso a inviti del 1932 per la progettazione del nuovo quartiere indetto dall’IFCP per ospitare 2.250 abitanti.
Il complesso è classificato come case economico popolari per operai e classi medie, con 700 alloggi di superficie compresa tra 27 e 45 mq. La distribuzione è a ballatoio (a nord) per i fabbricati con alloggi minimi, col locale esposto a mezzogiorno e il servizio igienico a nord; mentre le abitazioni più ampie sono servite con scala che disimpegna due unità per piano; nei tagli a due locali, il soggiorno è esposto ad est e la camera da letto ad ovest. L’edificazione lungo i quattro fronti stradali conferisce identità ottocentesca all’isolato e non consente il corretto orientamento di tutti gli edifici: risultano correttamente orientati, seconde le regole razionaliste, gli edifici lungo viale Molise, quelli lungo via Faà di Bruno e su piazza Insubria, oltre ad alcuni edifici interni. La grande quantità di alloggi che il bando del Concorso prevedeva, nonché la forma e la dimensione dell’isolato, hanno penalizzato fortemente i rapporti e le distanze fra gli edifici. Una soluzione urbanistica di compromesso, dettata quindi dal programma, riscattata dalle forme e dai caratteri delle nuove architetture: i lunghi nastri dei ballatoi (su cui si affacciano gli alloggi) e delle logge; la diffusa zoccolatura in litoceramica rosso mattone, risvoltata sulle testate e associata al cromatismo delle tinteggiature ad intonaco ha certo un effetto decorativo, ma fu pensata soprattutto per proteggere il basamento degli edifici dal "vandalismo dei monelli"; l’evidenza dei corpi scale, il disegno monumentale degli ingressi al quartiere. Proprio questa anomalia d’impianto ha causato diverse critiche al progetto, probabilmente ingiuste, da parte della cultura razionalista più ortodossa.
Il quartiere presenta evidenti riferimenti agli Hoefe viennesi (dalla principale, la Karl Marx Hof, sono ripresi gli imponenti ingressi ad arco di piazzale Insubria), i grandi complessi a corte realizzati negli anni Venti dalla “Vienna rossa”; ma anche al quartiere Siemensstadt di Berlino, con gli imponenti ballatoi in muratura che si allungano sulla facciata del fabbricato con gli alloggi più piccoli.Nell’ambito di un PRUSST (Porta Vittoria) del 1999 e di un successivo Contratto di Quartiere (2004), il quartiere è stato oggetto di un progetto di riqualificazione e rivitalizzazione urbana, che ha previsto il recupero delle parti comuni, dei sottotetti, con la sistemazione degli spazi verdi e dei percorsi pedonali.