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Chiesa di San Francesco d’Assisi al Fopponino

Anno:  1958 - 1964

Località: Milano, Pagano

Indirizzo: via Paolo Giovio 41

Destinazione d'uso: Edifici per il culto

Progettista: Ponti, Fornaroli, Rosselli

«Erano gli anni in cui il mio grande predecessore, il cardinale Giovanni Battista Montini, promuoveva una vasta rete di edifici sacri in tutta la diocesi, auspicando che l’edificio fosse “un’arte che prega”. (…) L’architetto Gio Ponti ha sentito imperioso il bisogno di collegare il tempio al contesto urbano che lo circonda, per nobilitare questo stesso contesto con un segno sacro, un segno che fosse per tutti un rimando sicuro alla presenza di Dio in mezzo alla gente. Per mettere in luce la casa di Dio tra gli uomini, egli progettava grandi scenografie esterne – emblematica quella della facciata a vento della chiesa di San Francesco al Fopponino ? che rompono l’andamento, spesso monotono, dei prospetti urbani. (…)»

San Francesco d’Assisi è una chiesa fortemente “urbana”, il cui disegno di facciata, generato dal fronte della chiesa e trattato con grandi forature dal disegno diamantino, tema ricorrente nell’architettura del maestro milanese, si prolunga fin sui corpi parrocchiali laterali a definire un articolato sistema prospettico e scenografico che integra con armonica continuità l’edificio sacro ai corpi parrocchiali annessi. Le tre ampie finestre centrali, , rivelano una sorta di doppio spessore murario, dando profondità all’inserimento di vetrate colorate, mentre le altre sono puro passaggio di aria e luce. Il rivestimento in piastrelline di ceramica rettangolari ed in rilievo “cattura” la luce in un gioco di continui riflessi ed ombre, donando ulteriore dinamicità all’insieme. Il segno geometrico delle finestre preannuncia il disegno di pianta, poiché la chiesa è costituita da impianto tripartito di navate, in forma di esagono allungato (anche questo un soggetto ricorrente, basti pensare al grattacielo Pirelli o alla successiva chiesa di Santa Maria Annunciata). Perfino il profilo di raccordo in copertura con travi oblique dei pilastri rastremati che ritmano l’alta navata centrale ed il disegno di sezione delle travi, dichiara la costante architettonico-decorativa del poligono esagonale.

«Dietro la facciata (…)  il tempio apparirà nella suggestione prospettica dei suoi successivi portali e dei motivi che lo orneranno lungo le alte pareti. Come all’esterno, così all’interno, l’architettura esprimerà la sua vocazione francescana attraverso la semplicità dei candidi muri. La devozione, che l’ha voluta ed ispirata dedicandola a Francesco, mostrerà la sua misura nella solennità delle dimensioni.»

San Francesco d’Assisi è anche un’opera “globale”, dove Ponti si occupa anche del disegno degli arredi e delle suppellettili sacre, delle vesti liturgiche e sovrintende alla definizione degli apparati artistico-decorativi.
Questa chiesa di Gio Ponti è dunque tutta accoglienza e rivelazione immediata: un abbraccio architettonico che stende le sue braccia dalla facciata ai corpi circostanti reinventando mirabilmente l’idea storica di sagrato, che trova una sua moderna compiutezza urbana. Lì giacciono già molti dei temi cari al progettista: la facciata che sovrasta il volume reale della chiesa per ricercare il cielo che quasi ingabbia e riconduce a se nel gioco diamantino dei tagli e dei rivestimenti, tutti un inno a quell’architettura di cristalli che parla di qualcosa di finito eppure sospeso, leggero eppure solido, reale eppure astratto.

MARCO BORSOTTI